Un colpo solo: in piena fronte. Gli sguardi incrociati di vittima e assassino, poi il bang, poi il silenzio. È morto così Mario Piccolino, l’avvocato romano residente a Formia, il blogger coraggioso che, nonostante le minacce e un “avvertimento” con un colpo di crick in faccia, non aveva mai smesso di lanciare nel web le sue denunce anticamorra.
Il killer si è allontanato con passo tranquillo, con il revolver ancora in pugno, tanto si sentiva sicuro, impunito, impunibile, forte di aver colpito un uomo anziano e indifeso, un uomo che era armato solo della sua parola.
È proprio questo il punto: parole contro proiettili, parole forti come proiettili, proiettili sparati per uccidere le parole. Le parole che Mario Piccolino lanciava da “Freevillage”, il nome del suo blog.
Parole che però non moriranno. Perché le parole, una volta lanciate, non si fermano, continuano ad essere ripetute, di bocca in bocca; ad essere ripensante, di mente in mente; ad essere assimilate, di cuore in cuore.
“Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe“: fu lo slogan dei giovani palermitani e dei loro coetanei accorsi da tutt’Italia a Palermo nel ’93, ad un anno dalle stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui persero la vita i Giudici Falcone e Borsellino insieme ai loro uomini di scorta.
“Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe”: queste parole valgono anche per Mario Piccolino. Valgono soprattutto per chi si è illuso di tappargli la bocca con un colpo in fronte, riuscendo solo a rendere deflagrante la sua testimonianza. La morte di Mario è infatti destinata a seguire la legge di una parabola evangelica nota anche a chi non pratica le sagrestie: la legge del chicco che, morto, porta frutto cento volte tanto.
La morte di Mario Piccolino non è dunque, una “tragica fatalità”. È un’occasione di riscatto per un’intera comunità, per un popolo. Lo ha ribadito a chiare lettere il Sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, nell’atto di indire due giorni di lutto cittadino: “Chiedo a tutti di partecipare a questi momenti di dolore collettivo affinché si trasformino in una grande forza di reazione a difesa dell’intera città”.
Gli ha fatto eco, ai microfoni di Radio Vaticana, don Alfredo Micalusi che nei locali della sua parrocchia, sant’Erasmo, ospita la sede di Libera a Formia: “Non ci sentiamo molto tutelati dallo Stato. Sono anni che andiamo dicendo che in questa zona la criminalità è fortemente radicata. Purtroppo anche in chi ci amministrava c’è stato l’atteggiamento negazionista. Adesso forse si sta cambiando ottica con una consapevolezza maggiore”.
Ai funerali di Mario Piccolino, lo scorso 3 giugno, si respiravano nell’aria l’indignazione, la voglia di riscatto, la determinazione a raccogliere il testimone delle sue battaglie per la legalità. Ma già il 30 maggio, sullo striscione che apriva fiaccolata cittadina organizzata all’indomani del suo assassinio, campeggiava la scritta: “Noi siamo Freevillage”
…Il chicco caduto in terra ha già cominciato a portare frutto.
Forse. Se non sarà dimenticato come i quasi mille (conosciuti) morti innocenti.
L’altra sera ho citato Mimmo Beneventano: nessuno sapeva chi è.