La salvezza sta nell’immensamente piccolo

Capita di girare per librerie e restare sorpresi dalla quantità e dalla varietà di libri in vendita. Certo, se il numero dei lettori fosse aumentato allo stesso ritmo del numero degli autori staremmo tutti meglio: nel frattempo accontentiamoci di questa fantasmagoria di copertine, classifiche, best seller, instant books.

Mentre mi chiedevo quanto tempo riesca a durare il successo di uno di questi prodotti dell’industria culturale mi è venuto in mente l’Autore che ne rappresenta l’esatto opposto: Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.). Quanti conoscono Virgilio? Proverbiale la sua timidezza, la sua ritrosia di fronte alla committenza di Mecenate e ancor più di fronte alle entusiastiche richieste di Augusto, il princeps, l’uomo più potente dell’epoca. Insomma Virgilio pessimo agente commerciale di se stesso.

Eppure l’influenza di Virgilio è durata secoli! Davide Comparetti, nonno di Lorenzo Milani, scrisse un’opera monumentale per raccontare come Virgilio fu percepito nel Medioevo, quando era considerato un profeta che annunziava nella IV Bucolica la venuta di Cristo.

Dante poi scelse Virgilio come maestro e autore, come un lievito che lo avrebbe fatto crescere. Lo volle accanto a sé come guida razionale nell’Inferno e nel Purgatorio. Lì Virgilio scompare in un attimo e Dante non trova la forza di raccontare il momento del distacco.

La saggezza di Virgilio fu considerata in sintonia con i valori del Cristianesimo. In una società militaresca e imperialistica come quella romana, Virgilio ebbe il coraggio di presentare nell’Eneide un eroe fondatore che è un perdente, un vinto. Enea fuggiva da Troia distrutta con la missione di trovare una nuova sede per la sua stirpe. Enea è uno sconfitto anche negli affetti: la regina Didone si innamora di lui ma Enea deve abbandonarla perché il suo destino è altrove. Enea è costretto ad una scelta crudele, che è all’opposto del suo carattere e Didone è suicida.

Enea è un eroe che reclama la dignità del proprio essere ferito, fragile e questa fragilità è il segno di Virgilio, della sua intramontabile umanità. Ne aveva dato prova già nelle Georgiche, quando celebrò la meraviglia e la fatica della vita dei contadini: la fatica non è una condanna, la fatica è voluta dal Padre degli dei perché gli uomini sviluppino le tecniche e le arti, perché non vegetino nella pigrizia (Pater ipse colendi/ haud facilem esse viam voluit/ primusque per artem / movit agros, curis acuens mortalia corda).

La vera idea-capolavoro di Virgilio forse va ricercata nel IV libro delle Georgiche. Augusto cerca un modello ideale per il suo principato e Virgilio gli addita il mondo delle api. La loro organizzazione, la loro stessa vita è ispirata dagli dei. Così all’uomo di potere Virgilio addita l’armonia e la perfezione del minuscolo mondo delle api. Sembra dirci: la salvezza non sta nell’infinito, nell’immensamente grande, ma nell’immensamente piccolo, apparentemente minuscolo ed insignificante.


FontePhotocredits: https://mediumaevumweb.wordpress.com/tag/dante-alighieri/
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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.

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