
«L’unico modo per avere un amico è essere un amico»
(Ralph Waldo Emerson)
Costretto in casa per l’influenza dilagante, ho avuto modo di vedere il film Devotion. Sulle ali dell’onore, pellicola del 2022 diretta da J. D. Dillard. Come già il sottotitolo del libro a cui è ispirato tratteggia, questa è “an Epic Story of Heroism, Friendship, and Sacrifice”. I protagonisti sono due eroi e due amici dediti al sacrificio, oltre che due piloti. Si tratta di Jesse L. Brown e Tom Hudner, arruolati nella Marina degli Stati Uniti durante la guerra di Corea, nel 1950, conflitto spesso ignorato dai libri di storia.
Jesse Brown, interpretato da Jonathan Majors, è il primo pilota afroamericano dell’aviazione statunitense. Nonostante le sue eccezionali capacità di volo, deve scrollarsi di dosso il marchio del pregiudizio razziale prima di poter operare in libertà.
L’incontro con Tom Hudner, interpretato da Glen Powell, segnerà per l’afroamericano una svolta: non solo sul piano professionale, ma soprattutto su quello umano. Quando Tom si unisce allo squadrone di Jesse, nutre anch’egli un pregiudizio che alza un muro tra i due. Eppure il potere dell’amicizia riesce a valicarlo e distruggerlo, quel muro. Tra i due nasce una profonda amicizia, senza limiti né differenze, tanto che Tom, subito prima di partire per la Corea, promette alla moglie di Jesse che non l’avrebbe mai lasciato solo. Ed è quello che farà, per tutta la vita e anche oltre: passerà il resto della sua esistenza cercando di recuperare i resti dell’amico precipitato, col suo aereo, in territorio nemico.
Una storia vera che potrebbe essere paragonata a un mito, intriso di eroismo, fratellanza e sacrificio, mettendo in luce la singolare dedizione e il coraggio di due amici.
Mi sono tornati così alla mente archetipi di amicizia maschile come quelli di Achille e Patroclo nell’Odissea o di Eurialo e Niso nell’Eneide o ancora di Cloridano e Medoro nell’Orlando Furioso.
Ho scelto però di ricordare un mito meno noto e, per una volta, con un lieto fine, quello di Damon e Pythias, due amici inseparabili che vivevano a Siracusa.
I due, racconta Valerio Massimo, erano noti per il loro legame e la lealtà reciproca. Quando Pythias fu condannato a morte dal tiranno Dionisio, chiese di poter tornare a casa per sistemare i suoi affari prima di subire l’esecuzione. Damon si offrì di prendere il suo posto in prigione come garanzia che Pythias sarebbe tornato. Dionisio accettò, ma con la condizione che, se Pythias non fosse tornato in tempo, Damon sarebbe stato giustiziato al suo posto.
Pythias tornò appena in tempo per salvare Damon, dimostrando al prezzo della sua stessa vita la lealtà e il profondo legame di amicizia tra i due. Happy ending: impressionato dalla loro “devotion”, Dionisio li liberò entrambi.
Fine della bella storia, potrebbe dirmi qualcuno. Ora torniamo alla realtà.
La domanda è: e che cos’è reale?
È reale una vita buia, senza amici, sempre diffidente di tutti e chiunque? È reale non potersi fidare e affidare? È reale la felicità di chi si vanta di essere cinico?
Si sa, i cinici pensano sempre, forse con disperata arroganza, di essere gli unici a vivere nella realtà.
Si dà il caso però che l’amicizia esista, io l’ho incontrata. E io sono fatto di carne e ossa, di sangue e merda, proprio come i miei amici: al plurale, perché ho la fortuna di averne più di uno e per ciascuno di loro io potrei essere Pythias, come lui potrebbe esserlo per me. Dirò di più: ho anche amiche donne, checché ne dicano quanti sostengono che non ci possa essere amicizia tra un uomo e una donna.
Sono presuntuoso? Non lo so. Magari sì. Magari sono solo fortunato. Magari benedetto.
Di mio, sono grato e accogliente: lo stesso che auguro a te.
La vita è più bella quando si apre.
Khalil Gibran: «L’amicizia è sempre una dolce responsabilità, mai un’opportunità».
William Shakespeare: «Un amico è uno che ti conosce per quello che sei, capisce dove sei stato, accetta quello che sei diventato e, tuttavia, dolcemente ti permette di crescere».
Michela Murgia: «Non sono solo amici: sono testimoni e complici. Nel tribunale ostile che a volte è la vita, guai a non averne».
Stupita per la tua attenzione a tanti aspetti della realtà e della nostra umanità, ti ringrazio per le tue pillole settimanali!
Complimenti! Grazie a Dio ci sono persone che, come te, sono consapevoli di loro stesse e riescono a farne partecipi anche gli altri!
Grazie di cuore, Annarita!