
Un festival delle arti in una masseria fuori dal tempo per riflettere, sperimentare, incuriosirsi, stare bene insieme
Martedì. “Finalmente!” Poi, scruti dalla finestra ed esclami: “Accidenti, diluvia!”. Non ti perdi d’animo e aggiungi “Caschi il mondo… ci andrò!”. Alla Masseria Carrara dove salpa “Luccica! Festival delle Arti!” Cerchi disperatamente il navigatore satellitare. Volatilizzato. Imprechi contro il tuo inguaribile disordine. “Mi avventurerò, non sarà mica la pioggia o l’assenza del navigatore a bloccarmi”, concludi battendo il pugno sul vetro, mentre gocce di pioggia si affratellano in rivoletti baldanzosi che rigano la diafana superficie picchietta di perle d’acqua.
Il tempo è inclemente, la strada insidiosa, il buio pesto. Fulmini accecanti, zigzagando, si tuffano nel mare, rabbrividendo. Intermittenti buffi di nebbia opacizzano il parabrezza. “Cautela, Mimmo” è l’esortazione che risuona nell’abitacolo. L’ultimo miglio, via delle Rose. Nessuno sa dove sia, poi un colpo di fortuna. “Ah! finalmente la masseria Carrara”.
Sul sentiero acciottolato, col sorriso terapeutico che d’incanto fa archiviare l’odissea, ti viene incontro Andrea, il direttore artistico della nuvola di arti performative. Vi abbracciate. Poi, alzando la testa al cielo, rabbuiandosi come i nuvoloni che vi sovrastano, aggiunge: “Questo tempaccio dissuaderà un po’ di gente.”
Domenica. Cena conviviale, prima che cali definitivamente il sipario su Luccica! Nel salone dalle irregolari pareti imbiancate di calce, umili e generose sedie attendono pazientemente di rendersi utili. Le vetuste suppellettili di legno, brulicanti di tarli, suonano la loro impercettibile musica. La luce è fioca, ma calda. L’allegro cicaleccio risuona incontrastato, ma ti giungono parole pregne di senso che deliziano le orecchie: “Comprensione, condivisione, biodiversità, cultura antispecista, democrazia partecipativa, autoproduzioni, economia del dono”.
Sui visi si disegnano espressioni festive. Strette di mano, abbracci, parole, sguardi, gesti d’intesa e pacche sulle spalle rinsaldano rapporti o cementano incipienti relazioni. La conversazione, improntata sul paradigma della maieutica reciproca, coinvolge tutti, amabilmente.
Per un’intera settimana, teatro, cinema, pittura, fotografia, musica, scrittura creativa, entrando nella carne viva e nutrendola, hanno calamitato attenzione e scatenato emozioni. Perché capaci di generare pregiate produzioni artistiche, di porre interrogativi, di recuperare il senso del teatro come servizio pubblico. Come era nella Grecia di Eschilo, Sofocle, Euripide, Menando, Aristofane, assolvendo all’importante funzione civile, distanziandosi abissalmente dalla visione commerciale dell’arte, che non favorisce la crescita delle persone, ma le scaraventa nella putrida mercificazione.
Quando le arti volano alto, si generano comunità e la biodiversità umana riassapora il gusto ancestrale dello stare insieme. In cordialità. Nel presente, con la memoria del passato e la prospettiva del futuro. Soprattutto in un momento in cui la società si sbriciola in conventicole o monadi, costrette a ricorrere agli animali domestici per trovare un po’ di affetto, mentre disperatamente accaparrano denaro e merci per dare un senso, raccogliticcio, alla propria esistenza insensata.
Andrea, Federico e Maria, persone speciali, si fanno in quattro perché tutti si trovino a loro agio. Ora si concede una pausa, meritata, il direttore artistico, ringraziando col sorriso che perennemente lo accompagna da prima che vagisse. Federico, alle prese con il telefono, è ancora indaffarato. Maria? Taglia focacce, riempie boccali di vino, con quel dolce viso bonario e l’andatura caracollante. Nel rustico salone, scrittori, attori, registi ed artisti si danno in pasto al pubblico, e nasce una comunione di esperienze e prospettive.
C’è vita, autentica, nella Masseria “Carrara”, edificio settecentesco offerto da un mecenate al Centro di Comunicazione ambientale WWF. La struttura lontana dal chiasso infernale, dai miasmi, dall’ipocrisia, dalla vuota frenesia della città, è avvolta da un esuberante parco dove la biodiversità la fa da padrona, esigendo rispetto e valorizzazione per allontanare la sesta estinzione di massa di animali e piante.
I profumi delle essenze arboree e delle umili pianticelle erbacee si mescolano con l’odore emanato dalle persone e la fragranza dei cibi genuini. Tutto fatto a mano. Si gustano sobrie prelibatezze culinarie. I denti affondano nei tranci di focaccia bombardata di pomodori spiaccicatisi. Si sgranocchiano taralli al finocchio selvatico. Fichi secchi irrorati col vin cotto deliziano i palati. Si centellina corposo vino pugliese. Olive di Cerignola vengono assaporate con gusto.
Ciascuno si sente comodo negli indumenti che indossa. Tutto casual. Non disturbano gli occhi ed il cuore, le vistose pellicce, evocanti sofferenze di oscuri animali, a cui, brutalmente, è stata strappata la vita. Gli stilisti di moda resterebbero disoccupati se dovessero vivere con i proventi di gente come quella che frequenta il festival delle arti.
L’economia, che non è quella del rapace neoliberismo, assume, come paradigma dei rapporti interpersonali, la gratuità e la sobrietà. Per dignità, non si munge la mammella dello Stato, la cui secrezione lattea è nefasta come quella della mucca per il cucciolo umano. Solo per la rappresentazione teatrale ed il bio-buffet viene proposto un piccolo contributo di 12 euro. Per fronteggiare le spese sostenute!
Sono stati apprezzati e valorizzati scrittori, attori, registi, pittori, tutti figli generosi del territorio. Le scene, essenziali, realizzate anche con materiale di recupero. Si è avuto fiducia nei giovani, come solo in poche parti accade, investendo soprattutto sulla forza evocativa e presenza scenica delle persone.
Chi sono gli artisti e quali le produzioni, che hanno consentito al pubblico di vivere emozioni, riflettere ad ampio spettro in profondità e, forse, immaginare di apportare sensibili cambiamenti di rotta alla propria vita?
Rappresentazioni teatrali ed atti performativi
Michela Diviccaro – “Barbiana”. Alessandra Berti – “Non dire niente a nessuno”. Caterina Rubini, Teodora Mastrototaro, Savino Lasorsa – “Inumanimal”. Caterina Firinu e Marilù Quercia -“Don Chisciotte, ballata di due attrici e un fantoccio”. Paolo Cilfone e Francesca Di Cagno – “Bianco sangue”.
Performance Caterina Rubini – “Strange Days”. Fabiana Mercadante, Paolo Mercadante e Giuseppe Errico – “Il corpo e altri fantasmi”.
Film Davide Abatescianni – “Elements of Rehearsal in the Bleak Midwinter”. Nico Lopez – “Dal silenzio al silenzio”. Ardito – Schino (Sinapsi Produzioni) Spot- “Lascia perdere”. Martina Melilli – “The fourth day of school”. Mimmo Mongelli – “L’aurora che non vedrò”. Moretti, Panza e Cannito – “Terzo Paesaggio”.
Workshop di recitazione Roberto Adriani – “Cirque du Soleil”.
Conferenza sull’Arte sacra Mariablu Scaringella – “Simboleggendo, simboleggiando”.
Mostra di fotografia performativa Tita Tummillo – “Animus/My body is my home”.
Presentazione di libri Luca De Ceglia – Belli di notte. Giuseppe Colonna – Santo Spirito. Roberto Gassi – “Tra la panchina e il lampione”. Marco Cardetta – “Sergente Romano”. Paolo Cilfone – “Bianco Sangue”. Adele Pulice – “Erranti in preghiera. Culti e canti popolari religiosi in terra di Bari e di Foggia”. Elena Bibolotti – “Pioggia dorata”. Sandra Lucente – “Itinerari matematici”.
Laboratorio di scrittura Fabiana Mercadante (collettivo Floodinglab):
Estemporanea di pittura Mariablu Scaringella, sulla fiaba popolare “Pelle d’asino”.
Incontro sullo sviluppo della pellicola fotografica in camera oscura A cura di Nicola Bastiani
Reading letterario Ilaria Ricci, Rossana Maffei, Isabella Careccia, Federico Gobbi, Francesca Di Cagno, Caterina Rubini, Domenico De Cosmo, Stefano Colapietro, Roberta Bonasia.
Reading teatrale Emilio Nigro “Avemmaria”.
Un sentito, multiplo, grazie fraterno.