…sarebbe una notte che non finisce nell’alba di un nuovo giorno: si cercano quindi persone che svuotino i sepolcri non gente che li riempia

A volte il tema religioso della Resurrezione, più che un progetto, si riduce a una data di calendario successiva al venerdì santo, come in un racconto a lieto fine con un pizzico di suspense…

Si cercano persone che, alla voce e alla forza della fede, uniscano il grido del Gesù storico di un Pasolini laico: Beati i poveri di spirito, perché di loro è il regno dei cieli, beati i mansueti, perché erediteranno la terra, beati i famelici e i sitibondi di giustizia, perché saranno saziati, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati i portatori di pace!

Ancora una volta dobbiamo affidare le nostre prospettive di resurrezione a quella speranza che non appartiene a predicatori con una storia macchiata da licenziamenti lavorativi con motivazioni  discutibili e prettamente ideologiche; costoro riempiono quel sepolcro vuoto, raccontatoci dagli evangelisti, con nuovi morti e nuove tragedie senza Dio e senza resurrezione. In un contesto di crisi lavorativa e con un’età non facile per un riciclaggio professionale, è troppo facile impostare un clima fatto di diktat, dove sbagliare diventa elementare, quindi troppo semplice essere feriti, umanamente violentati e costretti al silenzio.

Una Pasqua di passione senza risurrezione sarebbe una notte che non finisce nell’alba di un nuovo giorno: si cercano quindi persone che svuotino i sepolcri non gente che li riempia.

Una Passione senza Resurrezione, senza senso, senza riscatto, che priva l’individuo di qualsiasi orizzonte di speranza è “un abominio, scrive Primo Levi, che nessuna preghiera (…), nessun perdono, nessuna espiazione (…), potrà risanare”.

Forse si rimane perplessi di fronte a questa Pasqua così storicizzata, così di parte. Credo che non si possa non essere di parte. Gesù Cristo era dalla parte dei poveri, degli sfruttati, degli inascoltati, contro il potere ipocrita e sfruttatore. Se non fosse stato di parte non sarebbe stato crocifisso. L’astenersi è il modo peggiore di essere di parte, come fece Pilato, che si lavò le mani.

Man mano che si solleva qualche velo sui veri motivi di ciò che cade, si scoprono disegni diabolici di autoaffermazione attraverso roboanti celebrazioni, ma anche  epurazioni, intrighi, insidie e cose simili, mentre si moltiplicano martellanti i luoghi comuni. Il mondo non è così complicato come lo si potrebbe far sembrare; se fossimo meno superficiali, staremmo ben attenti prima di credere ad affermazioni senza aver ascoltato “l’altra campana”, anche se il tutto sembra scontato.

“La fede pasquale dello spezzare il pane della convivialità, ricorda Gianfranco Monaca, è scoprire che il Risorto siamo noi quando accettiamo il suo Spirito e lo comunichiamo senza fare distinzioni, sentendo il Popolo dell’Agnello eternamente Sconfitto e Vittorioso, senza accettare compromessi con la Bestia e il Drago… Vivere la Pasqua è vivere la speranza come una certezza e chi avrà saputo resistere fino alla fine, sarà salvo” (Mt 10,22).

Purtroppo o siamo in presenza di qualche personalità disturbata o di una vera e propria setta di personalità disturbate, che si servono di qualcuno per uno scopo allarmante: trasformare un banale progetto di egemonia in un progetto religioso-sacrale. Questo vuol dire che ogni sistema chiuso, idealizzato, sacralizzato è un pericolo. Quando una istituzione si erge in posizione di diritto privato, quando si ritiene in posizione di forza, diventano possibili le derive finanziarie, salvo “portafogli pieni” derivanti da lidi diversi dal sudore della propria fronte.

Lévinas fa notare che il cristianesimo occidentale ha sempre amato fare uso della metafora della luce per parlare della verità. Ma spesso ci si è dimenticati che, quando nelle tenebre giunge la luce, si proietta anche la propria ombra che offusca un pezzo di mondo che ci circonda: ogni visione è limitata! Questo stare tra luci ed ombre non permette che i conflitti vengano elusi. Non c’è solo luce né sola ombra. Un modo davvero umano di vivere la Pasqua è immettere dinamiche inedite di comunione e di fraternità: un compito spettante a chi è chiamato a valutare comportamenti, dinamiche ed obiettivi… Ma “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”!

A noi non resta che meditare su un frammento di De André:

“Con troppe lacrime piangi, Maria, 

solo l’immagine d’un’agonia: 

sai che alla vita, nel terzo giorno, 

il figlio tuo farà ritorno: 

lascia noi piangere, un po’ più forte, 

chi non risorgerà più dalla morte”.