
Cosa sarebbe stato oggi Pasolini? Di certo, l’Italia non l’ha amato
Amava la vita così disperatamente che non gli poteva venire bene. Per lui si poteva morire in tanti modi, soprattutto non venendo compresi.
La poesia, la componeva, la faceva, perché la considerava vera bellezza del genere umano. Gli piaceva godersi la vita, avrebbe voluto sacrificare persino il sonno. Diceva di sé: “Sono un comunista e un pederasta”.
Si sforzava di dire la verità, di fare la verità, per vivere la vita. A 25 anni insegnava in campagna, raccontava favole ai suoi alunni che lo apprezzavano molto; faceva ogni giorno 12 km in bici da Casarsa a Valvasone in Friuli.
Amava il sottoproletariato ed odiava la borghesia. Definiva il sottoproletariato il mondo della gente che lavorava dove non c’erano fabbriche. Raccontava di aver scritto la prima poesia a 7 anni. Nel primo periodo poetico componeva in dialetto friuliano. Amava il corpo del popolo, il suo sudore; le persone senza cultura, magari con la quarta elementare, perché possedevano una grazia che non apparteneva agli istruiti.
La figura femminile per lui era la madre Susanna, a lei, nel film “Il Vangelo secondo Matteo”, faceva interpretare la Madonna che correva disperata sotto la croce di Gesù ripetendo il gesto fatto alla notizia che Guido, fratello di Pier Paolo militante della Brigata Osoppo, veniva ucciso a Porzus. Il dolore portava Pier Paolo a confidarsi con le donne: l’attrice Laura Betti, la scrittrice Elsa Morante, ma soprattutto Maria Callas che si innamorava di lui a tal punto da chiedergli di sposarla (Pier Paolo le spiegherà di avere un eros che guardava altrove). Cercava sua madre in ogni donna che aveva accanto. Il padre era un militare, ad un certo punto cominciava a bere e ad essere violento in famiglia; cosa che lo spingeva a stringere una alleanza indissolubile con la madre.
Era iscritto al Partito Comunista Italiano, tessera numero 1480079; lo stesso partito che segnalava la sua anomalia sessuale e lo espelleva per indegnità morale. Molti episodi bui nella sua vita, come la denuncia nel 1949 a Ramoscello, durante una festa di paese, per atti osceni. Fuggiva a Roma nel tentativo di trovare pace ma la persecuzione continuava. Le sue uscite notturne in cerca di appagamento sessuale lo rendevano un bersaglio.
Diventava il poeta delle periferie che lo ricambiavano con disprezzo causa la sua ostentata omosessualità. Affermava che il peccato era una conquista. Veniva preso in giro perché era l’omosessuale che in borgata andava a rimorchiare ragazzi con la sua macchina sportiva.
Oggi cosa sarebbe Pasolini e come vivrebbe la sua omosessualità? Usava la parola “bullismo” già nel 1975 quando non esisteva nel vocabolario italiano. Aveva avuto pochi amori ed uno di questi era Ninetto Davoli, suo amico; non erano amanti.
Come regista amava i posti reali e non i teatri di posa. Fellini produttore diceva di lui che non sarebbe mai diventato un regista dopo aver veduto “Accattone”. Dante Ferretti, premio Oscar, scenografo, cominciava a lavorare con Pier Paolo a 17 anni. Pasolini aveva studiato a Bologna “Storia dell’Arte” con Roberto Longhi, disegnava, anche se si laureava con una tesi su Pascoli. Il suo cinema era pittura. Caravaggio. Il suo cinema, come la letteratura, suscitava scandali, ogni suo film veniva censurato per oscenità e offesa al pudore: 130 denunce, 20 volte in tribunale, sempre messo in croce.
L’italia la considerava fascista, democratica, provinciale, un paese di gendarmi che lo arrestava e tormentava. Da “Ragazzi di vita” sino alla “Ricotta” per vilipendio alla religione. Per Pier Paolo non eravamo noi a cercare Dio ma il contrario. Sulla questione dell’aborto nel 1973 disse: “Non vergogniamoci di avere un cuore”. Nel 1968, in pieno fermento civile, sociale e culturale, vedeva a malincuore vincere i borghesi sul popolo. Con gli “Scritti Corsari” sul Corriere della Sera, giornale della borghesia, denunciava il potere. Poi nel 1975 veniva ucciso, schiacciato, stuprato nel corpo da ferite brutali, confuso con l’immondizia di un posto fangoso ed isolato.
Complimenti per tutti gli argomenti trattati ,sempre interessanti, scandagliati con lucidità e sintesi. la completezza e puntualità di ogni analisi meritano altri approfondimenti.
Ci siamo parlati per caso ad Agosto su una delle bellissime spiagge salentine, è stato un approccio ricco di spunti.
Importante e forte il materiale della sua ricerca sulla mafia, spero di incontrala in un prossimo viaggio in Puglia.
Con amicizia. Laura Mocellin
Salve. La ringrazio per le cortesi ed attente parole, per la gentilezza. Mi perdoni se non ricordo di averla incontrata… è sicura? Non ricordo le circostanze. Buona giornata