«Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu»
(Lewis B. Smedes)
Caro lettore, adorata lettrice,
le mie parole per questo Caffè saranno davvero poche, lo stretto necessario per introdurre i versi che ti affido di seguito.
È capitato che una persona sensibile di mia conoscenza sia rimasta ferita. Come spesso accade in simili circostanze, è stata ferita in modo del tutto gratuito e ingiustificato. Quella persona avrebbe ipoteticamente diritto a nutrire rancore. Ma quella persona sa che il rancore avvelena chi lo nutre.
È questa persona che mi ha donato i versi a me sconosciuti che ora, con gioia, posso condividere con te. In gratitudine.
Le persone sensibili
hanno sempre il cuore spettinato
l’anima sottosopra
gli occhi sgranati
una lacrima pronta a scendere
un sorriso appeso sulle labbra
pronto ad esplodere.
Vivono in bilico
alle gioie e ai dolori della vita.
Non sono perfette, anzi
a volte sono persino autodistruttive
perché respirano di petto
mai di polmoni
vivono a mille minuti l’ora.
Le persone sensibili
sanno sorridere per poco
piangere per un nonnulla
fermarsi meravigliate
davanti ad un arcobaleno
sorridere ad un gatto
guardare verso il mare
assaporando in esso l’infinito
di pace e di tormento.
Sanno trasformare la sabbia
in polvere di stelle
accendere un sogno nel buio.
Le persone sensibili ci sono
stanno sedute lì in disparte
aspettando il momento giusto
per darti quell’abbraccio che aspettavi,
sanno vedere oltre l’apparenza,
oltre un sorriso, oltre una lacrima,
oltre alla rabbia, oltre al dolore
perché vivono di cuore.
(Silvana Stremiz)