
«In amore un silenzio vale più di un discorso»
(Blaise Pascal)
Ci sono morti silenti. Morti che non lasciano traccia. Morti che si traducono in urla mute. Morti da strappo. Morti laceranti. Morti da venerdì santo che chissà quanti poveri cristi, prima o poi, attraversano nella vita.
Davanti a queste morti si può tentare la rivolta, la rottura, la recriminazione.
Peggio, si può cedere al veleno del rancore. Che avvelena chi lo nutre.
Oppure si può perseverare.
In silenzio, l’occhio fisso all’alba, come sentinella che attende l’aurora.
La luce arriverà.
Anche quando non si sa quando.
Non per chi la merita.
Non solo per alcuni.
Quando arriva, arriva per tutti.
Amici e nemici, felici e infelici, amanti e disamati, speranti e disperati, meritevoli e immeritevoli.
Del resto: chi può dire di meritare un sol giorno di vita o di felicità in più?
Nessuno di noi è nato per averlo deciso e nessuno ha meritato di nascere.
La vita è dono.
Come tale, gratuito. In quanto tale, immeritato.
Possiamo accoglierlo o rifiutarlo, valorizzarlo o disperderlo. Resta dono.
Come luce d’aurora.
Appunto.
Che sia vita nuova per tutti.
I credenti la chiamano Pasqua.