La tecnologia e la comunicazione standardizzata dell’informatica sono l’opposto dell’esercizio critico
In pochi anni siamo stati letteralmente travolti dalla comunicazione sui cosiddetti “social” (che poi sono quanto di più anti-sociale e anti-socievole sia mai esistito). Miliardi di miliardi di messaggi che in maniera “fluida” avvolgono il pianeta attimo dopo attimo. Antonio Gramsci più di cento anni fa aveva capito l’importanza della “paraletteratura”, i testi non “aulici”, non letterari, che circolano fra la gente ed hanno un’influenza enorme, maggiore in termini di massa e di estensione rispetto alla letteratura con la L maiuscola, i Classici.
In maniera simultanea rispetto alla moltiplicazione di parole e testi “spazzatura” si è assistito, anche nel mondo della scuola, all’evaporazione della critica letteraria intesa come esercizio intellettuale e palestra del gusto estetico.
Per decenni si era discusso di Benedetto Croce e Antonio Gramsci, anche con una forte connotazione ideologica, per decenni i testi letterari (e con loro i lettori) erano stati valorizzati attraverso l’approfondimento critico, la riflessione, l’immedesimazione. Oggi, se guardiamo i testi scolastici, nella maggior parte dei casi troviamo l’analisi, il questionario di comprensione, la ricerca della figura retorica, la vivisezione delle capacità tecniche dello scrittore. Manca il dialogo profondo con i testi, quel dialogo di cui parlava Machiavelli, quell’incontro con l’umanità dello scrittore, che è poi un incontro con noi stessi.
Se leggiamo le pagine di analisi letteraria di Leopardi, di Croce, di Gramsci e dei loro eredi, Sapegno, Petronio, Fubini, Momigliano, Salinari, Getto (l’elenco potrebbe continuare a lungo) ci rendiamo conto del fatto che la critica letteraria, “passare al setaccio”, è un vero e proprio esercizio spirituale attraverso il quale ereditiamo il mondo umano e, per analogia o per differenza, conosciamo qualcosa di noi stessi.
La tecnologia e la comunicazione standardizzata dell’informatica sono l’opposto dell’esercizio critico: il dialogo con i testi letterari, “l’andare intorno all’ineffabile” di cui parlava Benedetto Croce, sono il vero antidoto alla deriva della letteratura e della paraletteratura del 21° secolo. Per deriva qui si intende la creazione meccanizzata dei testi letterari, che è già una realtà. Purtroppo anche nella scuola, se non si modifica l’approccio ai testi letterari, si rischia di creare dei produttori/consumatori piuttosto che dei lettori o degli scrittori di valore, autonomi e liberi.