IL VENTO DELL’EST

 

Pregiudizi

Facciamo un gioco. Chiudete gli occhi e ditemi: qual è la prima cosa che vi viene in mente quando sentite il termine “polacco/a”? Forse casalinghe? Oppure lavoratori a basso costo – che tolgono il lavoro agli italiani onesti? Oppure comunisti? Oppure – visti i recenti sviluppi in Ucraina – pensate che vivano “dove si fa la guerra”? Le generalizzazioni e i pregiudizi non finiscono mai e smentirli è prova assai ardua. Ma la Polonia non è niente di tutto questo!

 

Un esempio da imitare

Il Mezzogiorno può imparare molte lezioni dal caso polacco. Italia e Polonia sono all’apparenza due Paesi diversi: sviluppato (?) il primo; in via di sviluppo il secondo. Questa definizione sembra verosimile, soprattutto se guardiamo al PIL pro capite dei due Stati (26.500 € contro 17.300 €, dati World Bank). Ma l’Italia è un Paese duale, con molte differenze tra Nord e Sud. E proprio queste disparità ci rendono così simili ai polacchi. Secondo lo studio ISTAT, NoiItalia: 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo, il PIL pro capite della Puglia nel 2011 era di circa 16 mila €, dunque molto vicino a quello polacco. La Polonia ha inoltre una popolazione (38 milioni) simile a quella del Meridione (34 milioni). Il Paese ha poi saputo affrontare bene il problema della corruzione dilagante, frutto del collasso inaspettato delle istituzioni sovietiche. Oggi si colloca al 38° posto della graduatoria mondiale del Corruption Perception Index (CPI), elaborata da Transparency International. L’Italia è invece al 69°. La Polonia è anche vista da molti come un modello da seguire nella gestione e utilizzo dei Fondi Strutturali Europei, mentre l’Italia – e il Sud in particolare – rischia costantemente di perdere tali finanziamenti, a causa delle incapacità dei nostri amministratori pubblici. È sufficiente fare un giro a Varsavia per capire come questo Paese abbia un futuro prospero davanti a sé. La città è stata in buona parte distrutta dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma è riuscita a ricostruire una sua identità, architettonica e culturale. Oggi appare una realtà moderna ed estremamente dinamica. Il suo sistema di trasporto pubblico è economico – soprattutto per gli studenti – e molto efficiente. Varsavia è pulitissima e ovunque ci sono parchi, dove è possibile passeggiare o ascoltare gratuitamente concerti offerti dal comune in onore del grande e amatissimo Chopin. Il centro storico pedonalizzato è ricco di posti pittoreschi da visitare e in molti – non solo le nuove generazioni – parlano in inglese.

 

Guardare ad Est

I polacchi hanno capito che dopo il crollo dell’URSS bisognava rimboccarsi le maniche per riagganciare i grandi Paesi europei e pian piano lo stanno facendo. Noi invece non solo non siamo ancora riusciti a sconfiggere i mali che da sempre ci perseguitano ma, vista la drammatica situazione attuale, rischiamo di cadere ancora più in basso. Spesso ci dicono che dobbiamo imitare il Nord, io invece dico…guardiamo ad Est!


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Daniele Fattibene è un giovane ricercatore della…conoscenza! Mezzosangue apulo-lombardo, napoletano di adozione ed Europeista convinto (e un pò disilluso) è laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a Napoli (L'Orientale) prima e Forlì (Alma Mater Studiorum) poi. Si occupa di questioni di sicurezza europea con un interesse particolare verso i Paesi dell’Europa dell’Est. È come tutti noi un Ulisse 2.0, un cittadino del mondo amante delle lingue straniere, del viaggio, dell’ignoto e delle verità “scomode”. Collabora con diverse riviste e magazine online tra cui "AffarInternazionali", "EastJournal", "Social Europe" e "Reset". Lavora presso l'Istituto Affari Internazionali (IAI) di Roma. Twitter @danifatti