Si può addentare la cipolla e una sequenza di stagioni,

se sei seduto solo all’Isola del Kebab e mastichi

una cittadina del nord spalancata sulla cartolina

di un mare azzurro, se mastichi la tristezza

che si annida nel ricordo di un cortile

affogato nella ripicca dell’estate, e deglutisci rimpianto e piazze

nella vibrazione assolata del mezzogiorno e un tuono

lento e muto rotola e di fuori il grugnire del traffico

ti fa dono di un piccolo disprezzo. Mastichi solo, e in quella

solitudine si affaccia il muso di un gatto, si affaccia

il vecchio muso di una donna. Una solitudine che parla,

ti prende il cuore tra le mani e lo scaraventa per terra.

Può accadere così che santa Edvige faccia apparire

la danzatrice col tuo stesso dialetto sulla bocca,

le tue stesse parole da bambino, la stessa

musica che ti fece da cuscino, da ombra, da riparo.

Ora non mastichi più kebab, rimpianto e solitudine, ma

la ruota di quella pancia bianca, la farina di una patria, e tutta

una notte di discorsi, di vicoli odorosi di minestra, di tramonti,

di cielo, di parole, di pelle che sa scrivere un poema.

***

Nota d’autore:

Propongo qui di seguito alcune mie poesie tratte da un libro pubblicato lo scorso anno dalla casa editrice Macabor, dal titolo Miracoli del giorno.

Si tratta in realtà di azioni di buon senso e di semplice umanità che spetterebbe agli uomini compiere, ma gli uomini di questa società, di questo paese, non riescono più a essere sufficientemente umani da impedire che persone disperate che attraversano il mare in cerca di un futuro dignitoso affoghino in tanti, in troppi, nel disinteresse o peggio nella volontà criminale di favorire i naufragi, non riescono a impedire che tanti lavoratori perdano la vita nei cantieri, nelle fabbriche. Che ci si tolga la vita per un fallimento, che si perseveri nella diffidenza e nel razzismo nei confronti di chi appare diverso. Così i santi danno il buon esempio, fanno vedere come si fa, dimostrano che non è impossibile conservare un briciolo di umanità.


FontePhotocredits: https://flic.kr/p/7nwcbn
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Paolo Polvani è nato nel 1951 a Barletta, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Nuvole balene, ediz. Antico mercato saraceno, Treviso 1998; La via del pane, ediz.Oceano, Sanremo 1999; Alfabeto delle pietre, ediz. La fenice, Senigallia, 1999; Trasporti urbani, ediz. Altrimedia, Matera 2006; Compagni di viaggio, ediz. Fonema, Perugia 2009; Gli anni delle donne, e-book, edizioni del Calatino, 2012. Un inventario della luce, ediz. Helicon 2013. Cucine abitabili, Mreditori, 2014 Una fame chiara, edizioni Terra d’ulivi, 2014. Sue poesie sono state pubblicate da numerose riviste, tra cui: Anterem, Steve, L’immaginazione, Il filo rosso, La Vallisa, Portofranco, La corte, L’area di Broca, Le voci della luna, Offerta speciale, Quinta generazione, L’ortica; e su numerosi blog, tra cui: Carte sensibili, WSF, Fili d’aquilone, Poiein, Corrente improvvisa, La presenza di Erato, Poliscritture, La bella poesia. E’ presente in molte antologie, tra cui: Dentro il mutamento, edito dalla casa editrice Fermenti nel 2011 e in varie antologie tematiche, tra cui Il ricatto del pane, ed. CFR, Rapa nui, ed. CFr, e 100 mila poeti per il cambiamento, Albeggi editore. Ha vinto diversi premi di poesie. E’ tra i fondatori e redattori della rivista on line Versante ripido, che pubblica alcuni tra i poeti più interessanti del panorama letterario italiano e internazionale. Fa parte dell’associazione Autorieditori che promuove la pubblicazione e la diffusione della poesia.

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