«Non è da dove vieni bensì dove stai andando ciò che conta»

(Ella Fitzgerald)

Il mio Natale più bello l’ho vissuto lunedì scorso. Lo so, lunedì non era Natale, era solo il 19 dicembre e mancavano sei giorni all’agognata festività.

Ma, caro lettore, adorata lettrice, ognuno è strano e diverge a modo suo ed io ho il mio. Peraltro, lunedì scorso, ne ho vissuto di belle.

Sono un ragazzo fortunato, canta Jovanotti: io, l’ho già scritto, alle volte mi sento addirittura benedetto e, sia chiaro, senza mio merito.

E così lunedì scorso ho visto donne piangere lacrime di commozione. Sono venute ad una ad una a stringermi la mano. Tra le lacrime, sorridevano. I loro occhi parlavano più di qualunque discorso. Mi hanno commosso profondamente e aperto cascate di gratitudine.

Si dà il caso stia parlando delle “mie” alunne ristrette nella sezione femminile della casa circondariale di Trani.

Ok, propriamente non sono mie alunne, molte di loro – non tutte – sono iscritte al CPIA BAT “Gino Strada” che, per chi non lo sapesse, è una scuola statale per adulti, assolutamente libera e gratuita, a cui ci si può iscrivere dai 16 ai 120 anni.

Che io sia anche il dirigente scolastico di questa magnifica realtà è solo un dettaglio. In realtà, in carcere ho avuto il privilegio di entrarci come volontario e appassionato di Dante, grazie alla lungimirante benevolenza del direttore che ha approvato il progetto “Lectura Dantis”, la bellezza non ha sbarre.

E, dunque, lunedì 19 ero lì con loro e, come spesso scelgo di fare, ho giocato d’azzardo: ho proposto non l’ultimo del Paradiso, ma il primo canto dell’Inferno e l’ho presentato come un “canto di speranza”.

All’inizio qualcuna mi ha guardato con sospetto. Qualcun’altra ha sghignazzato. Ma le più, ad occhio e croce oltre quaranta detenute, hanno ascoltato per tutto il tempo con passione, con trasporto crescente e assoluta dedizione, alternando un religioso silenzio, mentre leggevo o parlavo, ad una viva partecipazione, quando lanciavo domande stimolo.

E, alla fine, questo è quanto pensiamo di aver compreso, tutti insieme: si può finire all’inferno senza neanche rendersene conto, anche per un solo istante di accecamento; all’inferno ci si resta, vittime della lonza, del leone e della lupa, classicamente interpretate come lussuria, superbia e avarizia; dall’inferno si esce quando si ha il coraggio di gridare aiuto e, infine, quando, si impara a pensare e discernere il meglio, che non è solo un bene, ma il bene maggiore.

Niente di che, mi direte. Cose che si sanno.

Forse.

Il fatto è che io ho visto la luce negli occhi delle “mie” ragazze – in realtà, donne ferite dalla vita, piagate ma non piegate – e questo mi ha fatto vivere il Natale più bello che potessi desiderare.

Mi ha fatto toccare con mano che anche in carcere può splendere il sole.

Anche in carcere è Natale. Non necessariamente il 25.

A cuore caldo, le ho salutate: «Tanti auguri! A Natale, non potrò essere qui, ma vi penserò».

Ecco. Detto, fatto.

Con cascate di gratitudine.

Ralph Waldo Emerson: «Ogni muro è una porta».

Ian Maclaren: «Sii gentile. Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla».

Questa di Alda Merini me l’hanno ricordata proprio le “mie” alunne: «La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori».

***

Post Scriptum

Quando questo caffè era già pronto per la degustazione, mi sono giunti gli auguri dei “miei” ragazzi della sezione maschile.

Ve li ricopio sine glossa:

 

Natale

Un sorriso, un abbraccio, un bacio quanto vale

Natale

Una sfogliata, un panettone, un pandoro per dire al mondo intero che vi adoro

Natale

Un pensiero positivo e un bel regalo inaspettato da un uomo che prega ogni dì per essere ascoltato

Natale

per abituarci a donare

Natale

per mettere nella testa “un po’ di sale”

Natale

per risvegliare la nostra parte nobile e speciale eliminando la parte sterile e tutto quanto attiene al peccato mortale

Natale

per dimostrare che la parte umana rinchiude sempre la belva nella tana

Natale 

perché si può esser uniti nonostante una distanza abissale

Natale

affinché la mia pena serva da deterrente a chi intende intraprendere la strada del male

Natale

per riabilitare le ali per volare

Natale

per mostrare il nostro lato migliore che riaccende il sorriso splendente di Nostro Signore!

Da parte degli studenti del corso di alfabetizzazione  

e apprendimento della lingua italiana

del  carcere giudiziario di Trani

Anno Scolastico 2022/23

 


FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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