“Dio fa dei due sposi una sola esistenza” (AL 121)

Lo scorso 22 giugno Papa Francesco intervenendo all’apertura del X incontro mondiale delle Famiglie (22-26 giugno 2022) rivolgendosi alle famiglie e ai rappresentanti giunti a Roma, dopo aver ascoltato le toccanti testimonianze di alcune coppie che hanno dato voce all’esperienza di tante famiglie del mondo che vivono gioie, inquietudini, sofferenze e speranza, ha fatto sentire la sua vicinanza paterna con un discorso appassionato e di grande incoraggiamento facendo un riferimento alla parabola del buon samaritano ha detto: «Il mio incoraggiamento è anzitutto proprio questo: partire dalla vostra situazione reale e da lì provare a camminare insieme: insieme come sposi, insieme nella vostra famiglia, insieme alle altre famiglie, insieme con la Chiesa. Penso alla parabola del buon samaritano, che incontra per strada un uomo ferito, gli si fa vicino, si fa carico di lui e lo aiuta a riprendere il cammino. Vorrei che proprio questo fosse per voi la Chiesa! Un buon samaritano che si fa vicino, vicino a voi e vi aiuta a proseguire il vostro cammino e a fare “un passo in più”, anche se piccolo. E non dimenticare che la vicinanza è lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è lo stile di Dio. […] Possiamo dire che quando un uomo e una donna s’innamorano, Dio offre loro un regalo: il matrimonio. Un dono meraviglioso, che ha in sé la potenza dell’amore divino: forte, duraturo, fedele, capace di riprendersi dopo ogni fallimento o fragilità. Il matrimonio non è una formalità da adempiere. Non ci si sposa per essere cattolici “con l’etichetta”, per obbedire a una regola, o perché lo dice la Chiesa o per fare una festa; no, ci si sposa perché si vuole fondare il matrimonio sull’amore di Cristo, che è saldo come una roccia. Nel matrimonio Cristo si dona a voi, così che voi abbiate la forza di donarvi a vicenda. Coraggio, dunque, la vita familiare non è una missione impossibile! Con la grazia del sacramento, Dio la rende un viaggio meraviglioso da fare insieme a Lui, mai da soli. La famiglia non è un bell’ideale, irraggiungibile nella realtà. Dio garantisce la sua presenza nel matrimonio e nella famiglia, non solo nel giorno delle nozze ma per tutta la vita. E Lui vi sostiene ogni giorno nel vostro cammino».

Alla luce di queste stimolanti e incoraggiante parole di papa Francesco il servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ha chiesto a una coppia di sposi Rosa e Liborio, già responsabili della pastorale familiare della parrocchia di San Silvestro in Bisceglie, una testimonianza sulla loro esperienza familiare, fatta di normalità, di fatiche ma anche  di tanta fede e speranza nella presenza, tenerezza e vicinanza di Dio, che come il Buon Samaritano ha guidato la loro esperienza di fidanzati, prima, e di coniugi dopo. Liborio, poi, da diversi anni fa parte dell’equipe del servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie. Si offre di seguito ai lettori e alle lettrici la testimonianza dei coniugi Tridente.

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Prima di parlare della nostra esperienza familiare ci sembra opportuno presentare la nostra famiglia. Noi (Rosa e Liborio) siamo sposati da circa 29 anni, abbiamo tre figli, l’ultimo dei quali con Trisomia 21. Ci siamo conosciuti e fidanzati nell’estate del 1978 a Molfetta quando eravamo poco più che adolescenti e da allora pian piano è cresciuta la nostra storia. Di questo primo periodo ricordiamo con immenso piacere gli anni trascorsi in parrocchia aiutati a crescere da quella splendida figura sacerdotale che è stato il compianto don Luca Murolo (primo parroco della Parrocchia Madonna della Pace di Molfetta). In quel periodo la nostra Diocesi ha avuto la Grazia di avere come vescovo don Tonio Bello che noi abbiamo vissuto personalmente ed è stata una figura educativa importante nella nostra crescita cristiana. In quegli anni si è fatta sempre più strada l’idea di coronare il periodo del fidanzamento con la celebrazione del matrimonio religioso. Intanto abbiamo continuato ad impegnarci in parrocchia come animatori di ACR.

Estremamente importanti sono state anche le nostre famiglie di origine che hanno sempre rappresentato un modello di riferimento di vita semplice seppur nelle difficoltà e hanno sostenuto la nostra storia di amore con discrezione.

Con l’inizio degli studi universitari e il lavoro per sostenerci allo studio, c’è stato progressivamente l’impossibilità di proseguire gli impegni pastorali parrocchiali, ma la frequenza della messa domenicale era per noi un appuntamento importante mai tralasciato e la nostra principale fonte di nutrimento della Parola di Dio e di unione con il Signore e la Comunità. Anche quando le relazioni amicali non sono più state essenzialmente quelle parrocchiali abbiamo mantenuto ferma la nostra scelta cristiana.

Con il conseguimento della laurea e l’inserimento in campo lavorativo, abbiamo deciso che era arrivato il momento di dare concretezza alla nostra storia d’amore e ci siamo determinati verso il matrimonio, sempre sostenuti dal nostro parroco e dalle famiglie.

La tappa del matrimonio, ha significato concretamente l’inizio di una nuova vita, dopo la laurea e l’inserimento lavorativo. Dopo circa quindici anni di fidanzamento abbiamo imparato gradualmente a vivere la quotidianità con le gioie e le difficoltà che la vita di coppia comporta. Abbiamo preso coscienza delle diversità caratteriali, che bisogna litigare, ma anche fare pace e perdonarsi. Trascorso qualche anno di assestamento abbiamo pensato di arricchire la nostra famiglia aprendoci alla vita. A posteriori possiamo dire che abbiamo imparato concretamente che i nostri tempi non corrispondono con quelli della progettualità di Dio. L’arrivo del primo figlio, Marco, insieme all’immensa gioia, ci ha fatto prendere coscienza delle responsabilità e degli oneri che difficilmente si mettono in preventivo prima. Insieme, come al solito, abbiamo superato le difficoltà che inevitabilmente la nascita del primogenito comporta nella coppia. Subito dopo è nato Mattia e l’accudimento di due bambini piccoli e ad un inaspettato problema lavorativo, con le conseguenze economiche che ne sono succedute, ha messo a dura prova il nostro matrimonio. Certamente oggi possiamo affermare che dalla dura realtà di quel periodo ne siamo usciti fortificati come coppia. A questo proposito ci sembra opportuno sottolineare la discrezione con cui ci hanno sostenuto le rispettive famiglie di origine, facendo per noi quello che era loro possibile senza mai interferire nella nostra vita familiare. Quando pensavamo di aver toccato il fondo delle difficoltà di coppia ancora una volta ci siamo ritrovati a dover fare i conti con la sofferenza dovuta alla perdita della nostra bambina a 5 mesi di gravidanza per un errore medico. Questo è stato un duro colpo, che abbiamo superato sostenuti dal nostro percorso di fede e dalla vicinanza di don Luca che non ci ha mai abbandonati. Anche questa volta, a posteriori, abbiamo avuto modo di sperimentare la progettualità di Dio per la nostra coppia/famiglia. Infatti, abbiamo tanto cercato un altro figlio e nel 2004 è nato Enrico con un cromosoma in più e una grave malformazione all’intestino. Chi legge potrà ben comprendere cosa significa trovarsi inaspettatamente di fronte ad una diagnosi di Trisomia 21 e a dover affrontare la malattia e la sofferenza di un figlio appena nato. Avevamo paura di essere incapaci di affrontare la malattia di nostro figlio, di accettarlo veramente per come era, non per come lo avevamo desiderato. La nostra prima sensazione è stata quella che il mondo in quel momento ci stesse crollando letteralmente addosso, ma non avevamo fatto i conti con la progettualità di Dio. La nostra famiglia seppure con Marco e Mattia ancora piuttosto piccoli si è compattata e, credeteci, ognuno da quel momento ha iniziato a contribuite come meglio poteva. Marco e Mattia sono divenuti i primi terapisti di Enrico, coinvolgendolo in giochi e in attività fantasiose che per lui erano altamente riabilitative; io (Liborio) organizzavo con meticolosità le giornate e mi occupavo delle incombenze familiari; io (Rosa) sono una ricercatrice del CNR in ambito biomedico ed Enrico è stato per me un punto di svolta nella mia attività lavorativa. La sindrome di Down è diventata oggetto dei miei studi e insieme ai miei colleghi abbiamo scoperto cosa non funziona nelle cellule di questi bambini, siamo riusciti ad agire sui meccanismi deficitari e trovare possibilità di cura e prevenzione di molte patologie associate alla sindrome di Down. Anni di duro lavoro come mamma/ricercatore mi hanno permesso di fare il mio lavoro con la mente e con il cuore e di passare dal laboratorio alle persone e diventare un importante riferimento internazionale dal punto di vista scientifico, ma, soprattutto mi ha permesso di aiutare molti genitori che hanno bambini con sindrome di Down o quelli che si trovano ad affrontare la diagnosi prenatale di trisomia 21 e dare loro una speranza.

Ritornando al frutto del nostro amore, i figli, ormai tutti cresciuti, vivono e crescono in una famiglia normale con le quotidiane difficoltà dove non mancano momenti belli in cui ci si rende conto della ricchezza che loro rappresentano per noi genitori, ma dove altrettanto normalmente ci sono attriti e litigi dovuti allo svilupparsi delle singole personalità. Certamente Enrico è una gioia immensa per tutti noi e la sua grande capacità di dare Amore ci stupisce e affascina chiunque gli sta accanto, possiamo dire a distanza di anni che per noi Enrico è stato un dono.

Tra le nostre molte attività, ci siamo sentiti anche chiamati a dare un contributo, ormai decennale, alla pastorale per la famiglia della nostra parrocchia San Silvestro di Bisceglie organizzando incontri e diverse attività soprattutto verso le famiglie “fragili” incoraggiati e sostenuti da don Fabio Daddato, precedente parroco.

Speriamo che il racconto del nostro percorso di vita della durata di ben 44 anni possa essere utile a chiunque lo legga e possa far emergere che nelle varie fasi della vita, noi coppie cristiane, non dobbiamo mai perdere come riferimento l’Amore immenso di Gesù Cristo che possiamo vivere quotidianamente alla luce illuminante del Vangelo, soprattutto quando le cose non vanno come vorremmo, con la fiducia che Lui sa di quello che abbiamo realmente bisogno e che ci tiene sempre per mano.

                                                                                Rosa e Liborio