I “Cento (e uno) caffè con Dante” recensiti in terza rima: testo e voce di Giuseppe Porro
Venommi invito all’ultimo momento
d’assèder a presentazion libresca
del libro “Dante con caffè uno e cento”.
L’autor, mi tese repentino l’esca;
e per amor d’entrambe folle menti:
di chi narrò di Paolo e di Francesca
e d’altro Paolo, Farin detto altrimenti,
di sterzo feci ali al folle volo
e andai al “Sant’Agostin” conventi.
Vi trovo Lella: Paolo non è solo;
abbraccio entrambi con sincero affetto
e vo a sedermi in fondo, in un angòlo.
…
E “Non ci ardeva forse il cuore in petto?”
non è solo il sentire di quei due
ai quali sinodale fu l’Eletto…
ma come fa in teatro occhio di bue,
centrando in cono luce quelle forme
che il capomastro vuol tu senta tue,
tal fui io, com om che più non dorme,
destati i sensi, audendo il suo parlare,
portato fui a far mie paoline orme.
Rintuzza in me la voglia d’insegnare,
il desiderio di accendere a mia volta
le menti e i cuori avvezzi a sonnecchiare:
‘sto effetto mi fe’ la mente colta
che Dante presentava come amico
cui accàdemica coltre è presto tolta.
Gli occhi negli occhi, ben più di quel che dico,
espressero accoglienza e gratitudo:
feci bottino più ricco di Alarico!
Con questo passo, ma di sicur non chiudo.
Bravissimo! Potresti diventare l’autore delle terzine dantesche di Maurizio Lastrico. Contattalo e proponiti. Prosit.
P.S.: Anch’io sovente mi diletto a verseggiar, ma sul modello dell’Aretino.