I “Cento (e uno) caffè con Dante” recensiti in terza rima: testo e voce di Giuseppe Porro

 

Venommi invito all’ultimo momento

d’assèder a presentazion libresca

del libro “Dante con caffè uno e cento”.

L’autor, mi tese repentino l’esca;

e per amor d’entrambe folle menti:

di chi narrò di Paolo e di Francesca

e d’altro Paolo, Farin detto altrimenti,

di sterzo feci ali al folle volo

e andai al “Sant’Agostin” conventi.

Vi trovo Lella: Paolo non è solo;

abbraccio entrambi con sincero affetto

e vo a sedermi in fondo, in un angòlo.

E “Non ci ardeva forse il cuore in petto?”

non è solo il sentire di quei due

ai quali sinodale fu l’Eletto…

ma come fa in teatro occhio di bue,

centrando in cono luce quelle forme

che il capomastro vuol tu senta tue,

tal fui io, com om che più non dorme,

destati i sensi, audendo il suo parlare,

portato fui a far mie paoline orme.

Rintuzza in me la voglia d’insegnare,

il desiderio di accendere a mia volta

le menti e i cuori avvezzi a sonnecchiare:

‘sto effetto mi fe’ la mente colta

che Dante presentava come amico

cui accàdemica coltre è presto tolta.

Gli occhi negli occhi, ben più di quel che dico,

espressero accoglienza e gratitudo:

feci bottino più ricco di Alarico!

Con questo passo, ma di sicur non chiudo.

Ascolta questi versi interpretati dalla voce di Giuseppe Porro:


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Giuseppe Porro nasce ad Andria nel 1985, vive in Seminario gli anni della sua fanciullezza e adolescenza. Frequenta il Liceo Classico “Carlo Troya” e si laurea in Lettere presso l’Università di Bari. Dal 2015 vive a Martina Franca con sua moglie e le sue figlie. Da sempre amante della poesia, l’endecasillabo lo diverte particolarmente: Per gioco cominciai al cento die convivio, i pari miei per allietare, vincendo primordiali retrosie dinnanzi ai prof non temmi di parlare: usai da dilettante il bello metro, per dare ai brindisi una veste un po’ più ilare. Ridea di gusto, vetusta, la Di Pietro, la Tarantini, ch’avvampa di vermiglio e la teatrale musa Notarpietro. Da allora quando carta e penna piglio, se voglio raccontare di qualcosa, m’imbarco in ‘sì nobile naviglio che può suonar più dolce della prosa.

1 COMMENTO

  1. Bravissimo! Potresti diventare l’autore delle terzine dantesche di Maurizio Lastrico. Contattalo e proponiti. Prosit.
    P.S.: Anch’io sovente mi diletto a verseggiar, ma sul modello dell’Aretino.

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