Contro l’inganno delle apperenze
Nell’epoca social apparire forti, sicuri di sé ed invincibili è l’unica carta d’identità per essere accettati, sentirsi parte di una comunità, seppur virtuale, è l’unico bigliettino da visita per alimentare quell’autostima che vive di like e approvazione.
Si tenta di celare le proprie debolezze, come se quelle fragilità ci esponessero al giudizio altrui, come se prestassimo il fianco al nemico a cui, però, inviamo una richiesta d’amicizia, come fossimo alla mercé del popolo di internet, dimenticando, invece, che è proprio quel punto di rottura a renderci umani, limitati e confinati in quel recinto di dignità che forma il nostro carattere, la nostra persona.
Il dono della fragilità acuisce i nostri sensi, sviluppa il radar dell’empatia, ci nutre di umiltà educandoci al confronto, respingendo le diaboliche dinamiche della superbia, una sicumera che ti inganna negli alti e ti annienta nei bassi, con l’unica consapevolezza che tutti gli specchi siano pieni di imbecilli!