Contro l’inganno delle apperenze

Nell’epoca social apparire forti, sicuri di sé ed invincibili è l’unica carta d’identità per essere accettati, sentirsi parte di una comunità, seppur virtuale, è l’unico bigliettino da visita per alimentare quell’autostima che vive di like e approvazione.

Si tenta di celare le proprie debolezze, come se quelle fragilità ci esponessero al giudizio altrui, come se prestassimo il fianco al nemico a cui, però, inviamo una richiesta d’amicizia, come fossimo alla mercé del popolo di internet, dimenticando, invece, che è proprio quel punto di rottura a renderci umani, limitati e confinati in quel recinto di dignità che forma il nostro carattere, la nostra persona.

Il dono della fragilità acuisce i nostri sensi, sviluppa il radar dell’empatia, ci nutre di umiltà educandoci al confronto, respingendo le diaboliche dinamiche della superbia, una sicumera che ti inganna negli alti e ti annienta nei bassi, con l’unica consapevolezza che tutti gli specchi siano pieni di imbecilli!


FonteFoto di Nigel Msipa su Unsplash
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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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