«In vesta di pastor lupi rapaci 
si veggion di qua sù per tutti i paschi: 
o difesa di Dio, perché pur giaci?»

(Paradiso XXVII, vv.55-57)

Ben due invettive, una di Pietro, l’altra di Beatrice, aprono e chiudono questo canto che, nel mezzo, contiene l’ingresso di Dante nell’Empireo.

L’invettiva di Pietro è tra le più dure che si possano leggere nella Commedia. Quella di Beatrice non è da meno. Pietro, rosso di ira, tuona contro i lupi rapaci che hanno corrotto la Chiesa, la dividono, insozzano il sangue dei martiri e usano il simbolo delle chiavi petrine per combattere contro i battezzati.  Le parole peggiori sono per Bonifacio VIII, usurpatore del soglio pontificio e motivo di gioia per Lucifero, capace di trasformare la Chiesa in una lurida cloaca, suoi degni successori saranno Clemente V e Giovanni XXII.

Beatrice, da parte sua, attacca la cupidigia degli uomini, che spegne l’innato desiderio di bene con cui nasce ogni fanciullo, tanto che, non appena gli spunta la barba, si volge immediatamente al vizio e passa dall’amore filiale ad augurare morte alla sua stessa madre. D’altronde, la totale assenza di ogni autorità laica o ecclesiastica non fa che agevolare il traviamento dell’umanità.

Parole dure. Ma che non sorprendono. Direi piuttosto che siamo ormai avvezzi a leggere le invettive con cui l’exul immeritus si peritava di scuotere le coscienze del tempo. Parole, per questo, ancora più amare.

Eppure…

Eppure Dante non perde la nostalgia dell’altezza, gli è anzi concesso di salire al Primo Mobile, il nono Cielo, con la stessa leggerezza con cui i fiocchi di neve cadono sulla terra e chiude il canto con l’annuncio di una palingenesi.

In libera parafrasi riassuntiva, così potremmo rendere le terzine finali: da queste ruote celesti si irradierà luce sul mondo, tanto che la Provvidenza invertirà la direzione della poppa con la prua, la flotta tornerà a navigare sulla giusta rotta ed ogni fiore tornerà a produrre il suo frutto.

E vero frutto verrà dopo ’l fiore (v.148): è questa la speranza, questa l’attesa, questo l’impegno di ogni donna e di ogni uomo che non si rassegnano, che rifiutano di voltare il capo dall’altra parte.

I lupi rapaci c’erano, ci sono e, ahimè, ci saranno. Mi preoccupano di più gli indifferenti, gli indolenti e i rassegnati. Chi giustifica il proprio non far niente con un comodo “che ci posso fare?”. Chi grida “al lupo, al lupo” e, quando può, azzanna l’indifeso.

Mi preoccupa il rapace che si nasconde nel cuore di ognuno di noi, prima di quello a cui ci prostriamo là fuori. Più di tutti, quello che si camuffa dietro un mite “ed io che c’entro?”.

Perciò sono grato a Dante. Perché, nonostante tutto, non spegne la luce. Non lascia campo ultimo al gelo.

Vero frutto verrà dopo ’l fiore.

Ci saranno ancora i fiori, sboccerà ancora la primavera. I frutti seguiranno. Non importa quando.

Gandhi: «Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre… Ma non può contenere la primavera».

Eugène Ionesco: «Chi è più saggio? Colui che accetta tutto o colui che ha deciso di non accettare nulla? La rassegnazione è saggezza?».

René Char: «Il frutto è cieco. Chi vede è l’albero».


FontePhotocredits: pixabay.com liberamente reinterpretata da Eich
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

2 COMMENTI

  1. Bellissimo questo Canto. Anche in esso traspare la modernità di un Dante sempre più vicino a questo mondo e a chi lo abita, vive e governa. Oggi poi, diviene quasi il pensiero del giorno…

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