Da sempre divisivo e contraddittorio, Luciano Moggi, ospite dello “Juventus DOC Club Giovanni Agnelli” di Andria, accetta con garbo e gentilezza di rilasciarmi un’intervista. Lo omaggio del mio libro “La Grande Avventura (viaggio fra cuore e mente)” e gli confido di essere profondamente legato alla sua figura e a ricordi indelebili di vittorie bianconere…

Salve, Direttore. Le piace il calcio di oggi?

Il calcio è bello sempre. Certo, oggi è in mano a procuratori, sponsor e contratti televisivi. Ai miei tempi si giocava più sull’emozione!

Com’è cambiato, se è cambiato, il nostro campionato negli ultimi vent’anni?

Facile: prima c’erano più fuoriclasse che arrivavano in Italia anche dall’estero. Oggi abbiamo stranieri di terza o quarta scelta.

Ha fiducia nella nuova Juventus?

Thiago Motta viene da una grande stagione a Bologna, per la panchina bianconera è sicuramente una scommessa. Gli hanno cambiato il centrocampo, in assoluto il reparto più importante di una squadra, ma mi chiedo: perché questa rivoluzione tecnica non è partita già lo scorso anno con la guida di Allegri? In ogni caso, con Giuntoli la Juve è in buone mani!

Lei divide. C’è chi la ama e chi la odia…

Ho semplicemente difeso una società che non sapeva difendersi!


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.