Nostra Signora Olympia

Finalmente, Atene!

Dopo lo sgarro beffardo di Atlanta, per la città ellenica giunse l’ora di ospitare per la seconda volta i Giochi Olimpici. Certo, non era il 1996, l’anno del centenario, ma il 2004 rappresentò comunque per la Grecia l’anno del destino. Qualche settimana prima la nazionale di calcio aveva vinto sorprendentemente il campionato europeo sotto la guida di Rehhagel, da allora per tutti König Otto. La città vinse la selezione battendo la candidatura di Roma, in una sfida dal sapore antico. Ingenti investimenti furono messi in atto per presentare al meglio la città in vista dei Giochi, ben trentacinque miliardi euro, a fronte degli iniziali quindici miliardi, messi sul piatto che cambiarono il volto della capitale greca. Qualcuno vide in questa spesa l’inizio del default della Grecia che ha avuto il suo culmine nel 2015. È anche vero che lo Stato greco ebbe anche importanti finanziamenti europei che contribuirono a portare a termine strutture sportive e non solo. “Una faccia una razza” si dice per la somiglianza tra greci e Italiani e il proverbio val bene anche per il modo di organizzare certi eventi. Si può trovare una certa analogia tra Italia ‘90 e Atene 2004, entrambi caratterizzati da corruzione e morti bianche. Ciononostante, l’organizzazione fu sotto il controllo di Gianna Angelopoulos–Daskalaki, la prima donna a ricoprire tale incarico, che verrà chiamata “Nostra Signora dell’Olimpiade”. Furono pesanti le misure antiterrorismo messe in atto per tutta la durata della manifestazione, in particolare dopo l’annuncio di Al Qaeda di voler colpire gli atleti americani.

Il doping, che ad Atene fu messo alle strette da controlli serrati e incrociati di urine e sangue, colpì già a partire dall’inaugurazione: qualche settimana prima dell’inizio dei Giochi, Kenteris, ultimo tedoforo scelto, non si presentò con la sua compagna Ekaterini Thanou a un controllo antidoping, asserendo di essere stati vittima di un incidente. Si scoprì, dopo, che fu una messa in scena.

Grande fu l’impaccio e i greci corsero ai ripari.

Fu designato Nikolaos Kaklamanakīs, velista, che accese il tripode il 13 agosto 2004. Questa edizione riecheggiò le atmosfere classiche delle Olimpiadi romane. Alcune gare furono svolte sui luoghi della storia antica, come lo Stadio di Panathinaiko, dove si tenne il tiro con l’arco e l’arrivo della maratona, e l’antico Stadio di Olimpia dove si svolse il lancio del peso.

Nell’atletica il vero protagonista fu Hicham El Guerrouj. Il marocchino vinse 1500 e 5000 m, vittorie che lo proietteranno nella leggenda dell’atletica leggera, da tutti poi considerato tra i più grandi mezzofondisti, se non il più grande. Dubbi restarono sulla vittoria di Gatlin sui 100 metri, con gli USA ancora primi nella gara più veloce e ancora a segno con Crawford sui 200 metri. Curioso fu quello che avvenne nel peso e nel martello: entrambi gli ori furono assegnati sub iudice per squalifiche altrui, al giapponese Murofushi fu assegnato quello nel martello, ad Adam Nelson quello nel getto del peso. Ad Atene un’altra signora iniziò la sua ascesa nell’Olimpo dello sport: Elena Isinbaeva. La zarina vinse il suo primo oro olimpico nell’asta. I greci esultarono per le vittorie di Chalkia nei 400 a ostacoli e della marciatrice Athanasia Tsoumeleka nella 20 km di marcia. La dura specialità ci riporta al maschile e all’impresa del polacco Robert Korzeniowski, che replicò l’oro di Atlanta e Sydney, ma non riuscì la storica accoppiata consecutiva 20 e 50 Km. A rovinare i piani fu Ivano Brunetti che nella 20 km colse una vittoria preziosa. Strade d’oro saranno per i nostri colori e sulle vie che furono di Filippide, da Maratona ad Atene, Stefano Baldini vinse l’oro più bello sul crepuscolo dei Giochi.

Nel nuoto Gary Hall jr vinse i 50 metri sl, ma l’americano più atteso fu Michael Phelps, giunto ad Atene per emulare Spitz. Sfiorerà (per ora) l’impresa fermandosi a sei ori, ma sarà uno dei protagonisti assoluti della rassegna ateniese. Inge de Bruijn si concesse a trentuno anni un altro oro, Laure Manaudou invece vinse i 400 m sl e la Potec, rumena, fu per noi italiani la vincitrice dell’oro meno considerato della storia perché una giovane veronese, all’età di sedici anni, riusciva ad agguantare un argento grandioso: Federica Pellegrini. Non ancora La Divina, Federica perse per poco la medaglia più ambita contro la rumena, ma diede lustro alla spedizione del nuoto.

Fu l’anno dell’Argentina negli sport di squadra, ma se vogliamo, anche per gli Azzurri. L’Argentina del calcio finalmente trionfò e non poteva essere diversamente per lo squadrone che si ritrovava, fatta dei vari Mascherano, Tévez, Heinz e Saviola. l’Italia fu terza grazie alla vittoria sull’Iraq. A segno Gilardino nell’1 a 0 che ci diede una medaglia dai tempi di Berlino. Nella pallacanestro Ginobili, Scola e Sconochini furono troppo forti per il nostro quintetto che riuscì comunque a vincere un argento prezioso, come quello che conquistammo nella pallavolo, sconfitti da un immenso Brasile. La nostra Olimpiade, dunque, fu all’altezza delle ultime due edizioni. Dieci ori, di cui abbiamo già citato quelli dell’atletica. La pallanuoto femminile vinse un oro che a molti ricordò quello degli uomini a Barcellona. Nella finale furono sconfitte le greche e il Setterosa entrò di diritto nella storia dello sport italiano. La scherma diede ben tre ori in dote alla nostra spedizione. L’istrionico Montano vinse l’oro nella sciabola, mentre il fioretto a squadre confermò la sua attitudine alla primazia, come l’altra grande signora del nostro sport, Valentina Vezzali, oro nel fioretto individuale. Andrea Benelli fu oro nel tiro a volo, mentre Marco Galiazzo trionfò nel tiro con l’arco nello scenario del Panathinaiko. Igor Cassina vinse l’oro alla sbarra nella ginnastica artistica, ponendosi nel solco dei medagliati Braglia, Martino, Menichelli e Chechi. Proprio quest’ultimo riuscirà a vincere un bronzo clamoroso agli anelli, dopo tanti acciacchi e con l’età avanzata. Si parlava di strade d’oro: nel ciclismo, dopo Casartelli nel 1992, toccò a Paolo Bettini salire sul podio più alto nella prova in linea. A queste medaglie si aggiunsero undici argenti e undici bronzi per un totale di trentadue medaglie complessive che ci consentirono di essere ottavi nel medagliere, vinto ancora dagli USA, davanti alla Cina e alla Russia.

Già, proprio i cinesi avevano ottenuto l’assegnazione dei Giochi il 13 luglio 2001 e questa edizione fu il viatico per l’Olimpiade della Cina che stava diventando una superpotenza dello sport, e non solo. L’era del Dragone era ormai prossima e Pechino sarebbe stata la sua consacrazione agli occhi del mondo.