“Giustizia, verità, bellezza: sorelle alleate”
(Simone Weil)
La politica per don Luigi Sturzo era concepita come: “servizio alla collettività, come cooperazione al bene, come dovere di solidarietà e in certi casi come atto di giustizia”. La politica è di tutti i cittadini e non solo degli eletti, richiede formazione, rigore, competenza, lungimiranza, passione, coraggio, amore per la verità, la giustizia e la misericordia. “Tutta la mia vita – confessa Sturzo – è stata una continua battaglia per la primauté, come dicono i francesi, della morale nella politica. E tra le due, è la seconda ad avere la superiorità sulla prima”.
I cittadini della città in cui vivo, Andria, hanno scelto il nuovo Sindaco e il nuovo Consiglio Comunale. Il solo interesse di questo scritto è donare un contributo, affinché l’attenzione di chi è stato chiamato ad assumere responsabilità sia riservata in modo particolare alle esigenze dei cittadini, ai valori fondanti il vivere insieme, alla tutela dei legittimi interessi, con occhi attenti e privilegiati per i più deboli, i più ai margini, i meno sostenuti da possibilità economiche e da conoscenze, oggi sempre più numerosi.
La comunità ha bisogno di una buona/bella/giusta/vera politica che ri-centri la persona umana nella sua pienezza. L’uomo è una persona e non solo un soggetto che si esprime nei bisogni della sfera materiale. (cfr. Catechismo Chiesa Cattolica 2212).
Nell’attuale conteso di antipolitica il Concilio Vaticano II riferendosi all’attività politica, la definì come “difficile ma insieme nobilissima”. «Coloro che sono o possono diventare idonei per l’esercizio dell’arte politica, così difficile, ma insieme così nobile. Vi si preparino e si preoccupino di esercitarla senza badare al proprio interesse e a vantaggi materiali. Agiscono con integrità e saggezza contro l’ingiustizia e l’oppressione, l’assolutismo e l’intolleranza d’un solo uomo e d’un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l’amore e la fortezza richiesti dalla vita politica». (Gaudium et spes, 75). La speranza è che la fase seguente al voto possa contare sul valore aggiunto delle porte aperte spalancate e accoglienti, della disponibilità alle verifiche e all’ascolto.
«La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire,ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed occasione, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione».(Caritas in veritate, 9).
Chi si propone e accetta incarichi pubblici, in un periodo che è caratterizzato dalla complessità delle questioni da affrontare, non può non avvertire l’esigenza di una formazione permanente, di una preparazione culturale adeguata alle sfide. Ugualmente è importante, e forse ancora di più, è la maturità umana, spirituale e relazionale, il rispetto dell’altro, la comprensione della dignità della persona, l’amore per il prossimo, la capacità di dare vera consistenza alle relazioni personali (cfr. Caritas in veritate, 2); valori e qualità indispensabili.
In un contesto sempre più caratterizzato da tendenze a forme più o meno inclini a populismo e decadimento massmediatica, devono essere rinnovati anche lo stile e la modalità di approccio alle persone e alle situazioni.
Papa Francesco nell’Enciclica, Fratelli tutti, stigmatizza l’”insano populismo” che consiste “nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere”. No, allora, al “populismo irresponsabile”, ma anche all’accusa di populismo “verso tutti coloro che difendono i diritti dei più deboli della società”.
“La politica è più nobile dell’apparire, del marketing, di varie forme di maquillage mediatico”, ammonisce Francesco tracciando l’identikit del “buon politico”, le cui “maggiori preoccupazioni non dovrebbero essere quelle causate da una caduta nelle inchieste”: “E quando una determinata politica semina l’odio e la paura verso altre nazioni in nome del bene del proprio Paese, bisogna preoccuparsi, reagire in tempo e correggere immediatamente la rotta”.
La politica è l’arte del fare e del produrre benessere fisico e spirituale per i cittadini un fare, non del domani vediamo, ma dell’adesso.
La politica non è solo un sogno, ma è realtà vitale ed è viva se sa riconoscere che la realtà è più importante dell’idea senza dimenticare la semplicità nello stile e nell’approccio e non importando dall’esterno una razionalità avulsa alle persone (cfr. Evangelii Gaudium, 231). Una politica attenta amministra con sapienza le risorse comuni è attenta al bene di tutti, non solo nelle dichiarazioni ufficiali, e non ricerca, non difende, non gradisce privilegi.
Da tempo, ormai, si vive la pericolosa separazione tra politica e cittadini, forse solo una rinnovata modalità potrebbe contribuire ad un nuovo tempo: ascolto, non asservito e partecipazione, non manovrata. Ascolto e partecipazione: se la politica ritorna ad essere risposta alle difficoltà e alle speranze delle persone, che edifichi relazioni autentiche e rispettose, non diventerà un ramo secco che è destinato ad essere potato. La politica è servizio. È valido anche per il mondo politico quanto il Concilio Vaticano II afferma, in apertura, della Gaudium et Spes: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
La bella politica deve essere la festa/comunione delle differenze (cfr Evangelii Gaudium, 228), dev’essere la danza tra debolezza e forza: una danza in cui è il più fragile a segnare il passo. “È indispensabile avere cura delle fragilità anche se questo apparentemente non porta vantaggi tangibili e immediati”.(Evangeli Gaudium, 210).
Pertanto la classe politica, che in questo periodo cerca consenso, faccia sintesi con un programma politico, che abbia a cuore le sorti del futuro della Città e delle prossime generazioni. E soprattutto interroghi la propria coscienza, vigili sulla propria condotta e giudichi la propria anima, fino a costruirsi un tribunale interiore, che susciti obbligo di bene nei confronti di ogni singolo cittadino. Perché chi si impegna nell’agone politico deve sapere, che bisogna accordare un’attenzione particolare alla cura del proprio sé, per non trattare con forze diaboliche di corruzione, subire seduzioni di potere ed esercitare perfino violenza legittima nei confronti di chi è debole e senza voce. Infatti solo se si è attenti e concentrati su di se si può dare direzione, significato, senso, e realizzazione piena delle proprie azioni. In una parola responsabilità. Dunque la storia della nostra amata Città si trova a dover fare i conti con sé stessa e la propria classe politica e scegliere la via della beatitudine oppure quella della maledizione, cioè due vie, due destini, quello del giusto e quello dell’empio.
San Francesco d’Assisi sosteneva: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.
Nel cuore delle innumerevoli crisi che stiamo vivendo ci salverà la fraternità. E la fratellanza è: armonia, opzione preferenziale per i poveri, distribuzione universale dei beni, solidarietà, amore sociale, prendersi cura, sussidiarietà, tutto per l’altro, è bene creativo che si fa strada in punta di piedi perché sa riconoscere che nell’altro difronte a sé nel suo volto c’è l’essenza della vita. (cfr Francesco, Fratelli tutti).