La comunità radunata ed il libro delle Scritture, per incontrare e celebrare la Parola nell’Eucaristia: la relazione di Fratel Goffredo Boselli, liturgista e monaco della comunità di Bose, su questo tema, nella seconda serata della X Settimana biblica della Diocesi di Andria “La Sacra Scrittura nella vita e nella missione della Chiesa”.

Fratel Goffredo, Chiesa in uscita e Chiesa che celebra sono in contrapposizione?

No, affatto! La Chiesa che esce è la stessa Chiesa che celebra. Per poter uscire bisogna celebrare la Parola di Dio, altrimenti cosa si porta? La Parola di Dio è Gesù Cristo Nostro Signore.

La liturgia è uno spazio per rinfrancare lo spirito? Non è forse vero, però, che Papa Francesco ci mette in guardia dalla tentazione di quei momenti religiosi che “offrono un certo sollievo” (Evangelii Gaudium 78) e ci fanno “staccare la spina” dalla vita reale?

La liturgia è il momento in cui la comunità cristiana si ritrova e per ogni credente, con l’ascolto della Parola di Dio, con il perdono scambiato, con il nutrirsi del corpo e del sangue di Cristo, cioè l’Eucaristia, è veramente un momento di sollievo nel senso del nutrimento e perché ci fa conoscere l’amore che Dio ha per ciascuno di noi! Il cristiano però non può fermarsi a questo momento. La liturgia è un momento di passaggio: si arriva alla Celebrazione Eucaristica della domenica ma poi si va alla vita, perché la liturgia è vera quando il suo contenuto è vissuto nella vita, altrimenti si tratta solo di riti inutili.

La Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II dice che nella liturgia Dio parla al suo popolo. Qual è dunque l’importanza della comunità che celebra?

La comunità precede le Scritture perché prima della Bibbia c’è il popolo della Bibbia. Prima vi è l’esperienza di fede della comunità dei credenti che confessa e celebra l’opera salvifica di Dio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che l’assemblea è liturgia, cioè la comunità è essenziale perché è la Chiesa di Dio che tutta insieme confessa che Gesù è il Signore e il Salvatore del mondo.

La liturgia sa rinnovarsi nel linguaggio dei segni e simboli, per raggiungere l’uomo contemporaneo?

Sì, sa rinnovarsi e lo ha fatto di recente nel Concilio Vaticano II, che ha operato la più grande riforma liturgica che sia mai avvenuta in duemila anni di cristianesimo! Pensiamo all’Introduzione per noi della messa in italiano e non più in latino! Però questo deve accadere anche per il futuro; la liturgia non può restare ferma, deve saper adattarsi ai bisogni degli uomini e delle donne di oggi.

 

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