Se sei un prof, è il giorno, è proprio quel giorno, in cui tutti possono indovinare dove tu stia già andando…

E ci siamo. La data la si sapeva da mesi: 2 settembre. Non 1, come sempre accade. 24 ore di regalo in più nel pacchetto vacanze. Noti il traffico in aumento rispetto al solito, come se un misterioso appuntamento tenga insieme una massa di persone ampia in tutta Italia. Piccole file ai semafori, tutti che si guardano con aria assonnata e stranita, quasi imbarazzati. È il giorno, è proprio quel giorno, in cui tutti possono indovinare dove tu stia già andando. Hai la lista della spesa da fare appena esci come d’inverno. Eh già, ci dovrai andare forse a pomeriggio inoltrato, quando altri avranno già pranzato. Ci sono le riunioni e i gruppi di lavoro, la scelta dei volontari di caterve di èquipe di ricerca, valutazione, somministrazione e redazione di documenti di cui il mondo normale non conosce l’esistenza. Rav potrebbe essere Royal Air e qualche altra cosa, Ptof un personaggio di Aldo Giovanni e Giacomo, Pon un nome evocativo di missili terra aria lanciati nelle guerre di questi tempi. Ti sei svegliato la mattina con le notifiche che hanno bombardato dalla sera prima il tuo cellulare. I gruppi what’s app sono in fermento, ebollizione, dopo un mese circa di pacatezza e discrezione, ricercata da tutti o indotta da te silenziando ogni singola notifica. Non ci hai voluto pensare. E pensi “Ma davvero c’è gente così felice di tornare? È possibile che ci siano esemplari umani che sotto il sole di Riccione hanno continuato a stendere, scrivere, vivere di lavoro indefesso, senza sosta e soluzione di continuità? Tu non sai che sta arrivando l’onda alta, lo tsunami. O meglio, lo sai ma fai finta di dimenticarlo, perché quelli sono gli ultimi istanti di pace, di tranquillitas animi. Ma alla fine, guardandoti allo specchio ti sei detto: È finita la pacchia…

E le frasi delicate di amici, parenti e commercianti dove le mettiamo? Già da 10 giorni hanno cominciato ad imperversare: “Contento di tornare?” E tu ti sei chiesto dove, in quale metafisica terra da Signore degli Anelli, credono tu debba andare. Hai pensato per un attimo a qualche impresa stile Giacobbo in piramidi egizie, alla ricerca di segreti e tesori perduti, indagando i meandri di catacombe e biblioteche, di fondali marini e vette trentine. L’ hai dimenticata quella terra però, cancellata e forse dispersa in files di memoria che sembravano dimenticati, zittiti, fra terabyte di spazi di chiavette usb o di archivi digitali, fra google drive pieni zeppi e registri chiusi. E per caso ci sei andato a fine luglio, ignorando documenti lì depositati dal 2017. Hai riassaporato in millisecondi ansie e sudori, paure e patemi d’animo di verbali essenziali per la tua vita e quella altrui. Che alla fine un verbale ben fatto salva la vita di una persona, è un gesto d’altruismo. E tu là lo avevi visto, quello in cui tu parlavi di tizio che aveva preso 0,20 di credito per una attività parziale di tinteggiatura del portone di case e quell’altro in cui avevi riportato con cura percentuali di assenze e presenze, con cotanto di tabelle excel mescolate a discussioni che non sapevi più nemmeno di aver visto e a cui pure avevi partecipato. Ti avvii alla guida della tua auto, della tua bici o semplicemente a piedi. Targhe commemorative di Pon, Ptof e quant’altro sono andate nel frattempo a riempire i frontali di edifici pubblici, a ricordo immemore dei tanti sospiri e fatiche mal pagate di esperti, tutor e orientatori. Un camposanto di sentieri interrotti, di segnavia evocativi. Ci passi dinanzi. Non puoi distrarti. Non sono per te ma per altri cittadini che assorbono ogni info guardando a quelle lapidi. E che dire della serie di interrogativi esistenziali che si dipanano con la solita forza? Giungi finalmente. La sedia ti attendeva da tempo immemore. È sempre stata lì, voleva solo te come la nube di fantozziana memoria. Sulla spalliera è riportata la famosa epigrafe delineante la bellezza femminile e quel disegnino erotico maschile, classico nel sottobosco in cui stai entrando, specie se dove sei ora è un’aula rabberciata alla meglio, dati i lavori Pnrr e pomposamente definita magna, ma che in realtà è un bugigattolo, uno studiolo da Leonardo da Vinci quando era a Firenze o in Francia. Poco distante quella con le ruote è ferma lì, non si può toccare. Ma un eroe ci si siede e inizia un giro di giostra, fra le risate, sempre identiche a quelle delle volte scorse in cui ha fatto così. Una musichetta lontana, che racconta la profondità dell’animo umano, alle parole di sesso e samba da un’auto di passaggio, ti disorienta un attimo. Qualcuno è ancora a piede libero! Non è giusto. Bisogna entrare in questi luoghi glaciali se esiste l’aria condizionata o da sub Sahara se fuori sono 35 gradi. Bisogna superare la paura, la diffidenza verso circolari inviate a ore disparate, a urgenze di comunicazioni fra le più assurde che si possano immaginare, a incontri di orientamento e di educazione alla cittadinanza piazzate qua e là senza preavviso. Alla fine, ti fanno compagnia, rompono la monotonia di una vita che scivolerebbe via senza senso. Non la farà franca chi ha l’autoradio accesa. No no! Venga qui, che gli faccio vedere io come si trattano i colleghi! E lo vedi giungere, lui, il tuo collega super abbronzato con la solita posa data dalle conquiste da ombrellone fatte. Oppure, vedi quello già pieno di carte, che spuntano da ogni dove, da quella borsa che avrà ormai 10 anni, sempre identica, sempre uguale, sempre piena zeppa. Con la stessa agenda, sempre uguale, ma di cui cambia solamente l’anno riportato. C’è chi non vede l’ora del caffè, chi curioso si gira verso i nuovi arrivati, magari indovinando la vita di quella nuova collega, carina magari, di cui non sapevi l’esistenza. Ti giri dall’altra parte e vedi quel ragazzo giovanissimo che ti chiedi che ci stia a fare lì. Ti guarda e ti saluta con felicità. Tu ti chiedi chi sia. E viene pure accanto a te, dato il posto libero, chiedendoti come stai e dicendo di ricordarsi benissimo di te anche se tu non hai la più pallida idea di chi sia. Torni a vederti intorno noti lontano sulla destra la risatina su chi è bianco bianco, color mozzarella di bufala, ma che poi ha assistito l’anziano genitore per tutta l’estate e lo dice con tristezza. E i sorrisi, le pacche cameratesche sulla spalla, gli occhiali da sole che nascondono occhiaie e rughe. E senti su di te anche la stanchezza altrui, di chi non ha mai dormito col solleone, ma proprio quel mattino ha spento la sveglia ed è giunto in ritardo, dormendo colpevolmente di più.

Sta per iniziare la dittatura del 40+40, cui cominci pazientemente a sottrarre ogni minuto possibile. E credi sia democrazia raffinata. Non manca poi il solito scanzonato, che imperterrito segue le notizie del calciomercato già finito, di chi racconta che finalmente sarà l’ultimo anno, di chi si abbraccia fra baci, sorrisi e luoghi comuni dietro di te, mentre tutti prendono posto.

Io sono andato in ferie all’estero…Che mare cristallino…

La password, qual è la password? La ricordi?”,

Ma nel cassetto non avevo lasciato quella cosa che serviva a Caio che me la chiedeva a gennaio?

Mia figlia è andata a quell’Università di Milano. Spendiamo soldi sì, ma ne farà tanti dopo. Nessuna come lei…

Il tecnico deve essere ancora nominato, Speriamo torni quello dell’anno scorso che ha impostato tutto”,

le nomine devono ancora partire…L’algoritmo è andato incontro a problemi dovuti a un hackeraggio”,

Inserite qui sul foglio i desiderata per giornata libera e orario”,

Diamo per letta la lettura del verbale precedente?”.

Rispondete su Google moduli alla domanda sui corsi cui volete partecipare

Al settantesimo punto all’ordine del giorno…

Finiscono così i tre mesi di vacanza e più, torna finalmente con giubilo del popolo il luogo di parcheggio e babysitteraggio per tanti genitori (ne senti quasi i cori da stadio in lontananza), si riapprestano a riaprire i corridoi, da quelli più scalcinati a quelli ipertecnologici, da quelli spogli a quelli pieni di cartelloni e locandine in cui ogni attività, anche la più inutile, viene pubblicizzata e strombazzata… Fuori intanto splende il sole, alcuni alberi recano ancora frutti belli da vedere e buoni da gustare, c’è chi è in bici e chi in quel momento sta godendosi le ferie a basso costo essendo lontani dal Ferragosto. Tu hai l’amaro in bocca. Anche quest’anno solito stipendio, attività non pagate e a potenziamento donate alla gloria di Dio. A breve torneranno con enorme gioia miriadi di bambini e ragazzi, senza cellulari fino a un certo punto, e tanti disagi nei trasporti, storie che verranno strombazzate ogni pomeriggio di atti di bullismo, cyberbullismo, di storielle da quattro soldi che saranno oggetto anche di interrogazioni parlamentari, fatte di amori e atti di violenza e poca bellezza. E le storie di chi spara su ignari professionisti per poi essere derubricato come un ragazzo senza stimoli e che la colpa è del ferito che doveva stimolare non sappiamo cosa? E poi? Che dire dei soliti soloni e pedagogisti di alto livello che lì non sono mai entrati davvero e che dall’alto delle cattedre universitarie esercitano il linguaggio dimentichi della realtà, sempre più difficile dello stare in stanze piccole con tante persone? E vogliamo evitare la solfa solita del fa caldo e mancano i condizionatori derisa da chi dice che lavora sotto il sole ai cantieri e propende per una superiorità morale sul lavoro educativo? Beh, il 2 settembre pensateci! Da 0 a 100km/H in un nanosecondo, sparati alla velocità della luce nel buco nero delle iniziative da programmare, delle riunioni fiume cui partecipare, della scelta dei martiri che dovranno sobbarcarsi attività strumentali e funzionali, attività obbligatorie e poi le temute visite d’istruzione, tempo paradisiaco, purgatoriale e infernale insieme. Siamo noi, sono io al Collegio docenti…


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Antonio Cecere (1980), docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Tito Livio di Martina Franca. Laurea in Filosofia presso l’Università degli studi di Bari nel 2004, con relatore il prof. Francesco Fistetti e una tesi in Storia della filosofia contemporanea su Karol Wojtyla. Appassionato di Bioetica, ha conseguito il Master in Bioetica e Consulenza filosofica a Bari e il Master in Bioetica per le sperimentazioni cliniche e i Comitati etici presso il Politecnico delle Marche oltre a vari perfezionamenti di ambito pedagogico e didattico. Impegnato nella Cisl Scuola, è in Azione Cattolica per cui attualmente coordina il Mlac di Taranto come incaricato. Socio Uciim, insegna filosofia anche agli adulti presso l’Università popolare Agorà di Martina Franca. Fra le sue passioni lo studio della storia, il calcio e la musica rock. In passato, oltre che clown terapeuta presso l'asssociazione Mister Sorriso di Taranto, è stato anche conduttore di programmi radiofonici. Presso il Liceo Tito Livio, da qualche anno, coordina il Progetto Percorsi di Bioetica per avvicinare, attraverso modalità didattiche innovative e con la collaborazione di esperti esterni, gli allievi alla cittadinanza bioetica. Ideatore di vari caffè filosofici nella provincia di Taranto e in Valle d'Itria.

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