‘’Il mio regno per un cavallo!’’ è un’espressione introdotta quasi seicento anni fa da William Shakespeare.

Il ‘’Bardo’’, come veniva soprannominato forse il più grande drammaturgo di tutti i tempi, dava sicuramente un’accezione negativa al personaggio che maggiormente incarnava il suo ideale di antieroe: Riccardo III. Bramoso di successo, il Duca di York, anelava al trono attraverso inganni e machiavelliche strategie che, alla fine, lo costrinsero così tanto alla solitudine e al pubblico disprezzo da barattare il suo regno con, appunto, un cavallo. Questa figura teatrale ambigua e piena di sfaccettature è ovviamente così difficile da interpretare che spesso ci si affida ai totem della recitazione.

Da Al Pacino a Marlon Brando, da Castellitto a Geoffrey Rush, spesso le grandi star si sono contese il ruolo del malefico re.
C’è però una stella che dal firmamento andriese oggi brilla sui palcoscenici di tutta Italia, è quella di Michele Sinisi. Nato ad Andria nel settembre del ’76, Michele è un attore e regista teatrale noto ormai in tutta la Penisola. Più volte segnalato per il ‘’Premio UBU’’, massimo riconoscimento del teatro italiano, si forma con nomi del calibro di Leo Muscato e Valerio Binasco.

Quando nel 2009 realizza da regista e interprete una moderna rappresentazione del Riccardo III, il successo è immediato. Sold out in molti teatri italiani, il suo lavoro viene apprezzato anche da produttori di fama internazionale.

– Ciao Michele, come va?
– Benissimo, un po’ stanco per i tanti impegni.

– Possiamo definirti il Re del teatro andriese?
– Addirittura! Mi fa molto piacere, ma semplicemente ci metto passione in quello che faccio.
– Spiega ai nostri lettori come si fa a diventare Michele Sinisi.
– Non c’è un iter da seguire, bisogna solo trovare dentro di noi le giuste motivazioni. Personalmente ho iniziato a calcare gli improvvisati teatrini che costruivamo all’oratorio della Ss. Trinità e da lì è partito tutto. Ho capito che il mio hobby sarebbe potuto diventare il mio lavoro.
– Non sarai mica cattivo come Riccardo III?

– Spero di no! – ride – il Riccardo III incarna l’incapacità di raggiungere i propri traguardi, un po’ come accade nello sport.
Già, lo sport come rappresentazione della vita, dove c’è chi fugge e c’è chi resta. Certo, la Mercedes di Florentino Perez su cui è salito Josè Mourinho, abbandonando l’Inter, di ‘’cavalli’’ ne aveva a centinaia ma lo spirito traditore era simile a quello descritto da Shakespeare che, probabilmente, se avesse conosciuto Sir Alex Ferguson, gli avrebbe dedicato un’opera in perfetto stile Romeo e Giulietta, opera in cui il pensionato Baronetto scozzese avrebbe ingerito un veleno pur di non assistere alle disastrose partite del Manchester United di David Moyes.

– Michele, Andria potrà mai diventare la nuova Broadway?
– Non scherziamo, Andria mi piace così com’è, anzi la preferisco come luogo di evasione dai continui live giornalieri. Di certo, quello che succede per le strade della mia città supera la finzione e quando recito Amleto penso: ’’Essere o non essere andriese?”. Più che un problema, per me è un orgoglio definirmi “andrisano’’.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.