Cosa sarebbe successo con un’altra legge elettorale? E sarà facile averne una nuova?

Nei giorni precedenti l’apertura delle Camere per l’avvio della 18esima Legislatura   si parla ancora molto di legge elettorale.

Per molti esponenti politici e commentatori la colpa della situazione creatasi dopo le elezioni, ossia l’assenza di una maggioranza parlamentare, è della legge attualmente in vigore che non ha consentito a nessuna forza politica di ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento.

Gli stessi ritengono inoltre che l’unica soluzione per dare oggi e in futuro un governo stabile al Paese sia scrivere una nuova legge elettorale che tenga conto del tripolarismo attualmente presente in Italia.

Tuttavia, lo stallo attuale è davvero colpa della Legge 165 del 3 novembre 2017, meglio nota come “Rosattellum bis”, scritta dall’ex capogruppo alla Camera del Partito Democratico Ettore Rosato e appoggiata anche da Forza Italia e Lega?

Non sembra essere così.

Approvata dopo il naufragio della prima proposta di legge sempre a firma di Ettore Rosato, il “Rosatellum bis”  è una legge elettorale con una sistema elettorale misto, maggioritario e proporzionale.

La parte maggioritaria ha permesso l’elezione dei candidati vincitori nei collegi uninominali, per l’esattezza un terzo di deputati e senatori; la parte proporzionale in collegi plurinominali ha consentito l’elezione dei restanti due terzi di parlamentari.

A novembre, all’indomani dell’approvazione del disegno di legge diventato poi “Rosattellum” molti opinionisti hanno predetto quello che sarebbe accaduto il giorno dopo le elezioni: l’ingovernabilità del Paese.

Per riuscire ad ottenere una maggioranza tale da poter formare un governo la soglia minima è stata fissata al 40%, una percentuale che chiaramente aiuta le coalizioni e non i singoli partiti. Probabilmente è per questo che il Movimento 5 Stelle non ha votato la legge, preferendo da sempre un proporzionale puro.

Raggiungere la fatidica soglia del 40% in un’Italia ormai chiaramente tripolare risultava pressoché impossibile a tutti e tre i protagonisti della scena politica italiana.

Cosi è stato. Le elezioni del 4 marzo hanno prodotto due “quasi” vincitori. Il Movimento 5 Stelle col il 33% dei consensi risulta essere il primo partito. La coalizione di centrodestra con il 37% ha ottenuto più seggi. Il risultato è l’assenza di una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Torno a chiedermi: colpa del Rosatellum?

Ma come sarebbero andate le cose oggi con il sistema elettorale proporzionale, sistema in vigore in Italia nel 2013 quando si creò la stessa situazione di oggi?

La legge Calderoli del 2005, meglio nota come Porcellum, dichiarata peraltro incostituzionale, prevedeva una base proporzionale con un premio di maggioranza diverso per Camera e Senato.

Nel 2013, con il Porcellum, a vincere, risultando prima, fu la coalizione di centro sinistra. Come in queste settimane non c’era maggioranza e dopo pre-incarichi falliti, consultazioni e tentativi di appoggio, un governo al Paese fu dato con le tanto odiate Larghe Intese tra Partito Democratico e Forza Italia.

Secondo alcuni simulatori, con il Porcellum, ovvero proporzionale puro e premio di maggioranza, alla Camera dei Deputati la coalizione di centrodestra avrebbe avuto la maggioranza dei seggi, ma al Senato, dove il premio di maggioranza è attribuito su base regionale, (e in molte regioni hanno vinto i 5 stelle) non ci sarebbe stata nessuna maggioranza.

Sempre secondo alcuni simulatori (tra cui l’Istituto Cattaneo e il sito youtrend) nemmeno con altri grandi sistemi elettorali europei, ovvero il modello tedesco, spagnolo e greco, ci sarebbe stata maggioranza con queste percentuali.

Unica soluzione sarebbe stato il doppio turno, cosi come accade in Francia e come previsto dall’Italicum, legge elettorale approvata nel 2015, ma dichiarata incostituzionale.

L’Italicum si sarebbe applicato solo alla Camera dei deputati in quanto il Senato (cosi come previsto dalla Riforma Costituzionale del 2016) avrebbe perso il suo carattere elettivo. Se al primo turno nessuna coalizione avesse raggiunto il 40% (come è accaduto il 4 marzo) si sarebbe andati al ballottaggio quindici giorni dopo tra le prime due liste.

La situazione di incertezza attuale preoccupa e incuriosisce molti di noi. In realtà nella Prima Repubblica era assai probabile che dalle urne non uscisse una maggioranza parlamentare.

Negli anni precedenti al 1993 in Italia era in vigore un sistema elettorale proporzionale. Erano gli anni dei governi tra Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Repubblicano italiano.

Erano gli anni dei governi della “non sfiducia” con il Partito Comunista, gli anni del “Pentapartito”, una coalizione di centrosinistra per tenere lontani i comunisti.

Gli anni in cui, nelle situazioni di incertezza bisognava “far decantare” la situazione. Tutto sembra ritornare oggi, con protagonisti diversi.

Noi trentenni non abbiamo vissuto questa fase visto che, nel 1993, in Italia entra in vigore la nuova legge elettorale che prendeva il nome dal suo relatore, Sergio Mattarella, allora deputato della Democrazia Cristiana.

Il Mattarellum ha regolato le elezioni politiche italiane per 12 anni. Si trattava di un sistema elettorale maggioritario basato su collegi uninominali, la base proporzionale serviva ad eleggere un quarto dei parlamentari. Il famoso “scorporo” aiutava le piccole formazioni politiche ad eleggere propri rappresentanti.

Con il sistema maggioritario dei collegi uninominali e il bipolarismo tipico della Seconda Repubblica, la governabilità al nostro Paese è stata assicurata per tre Legislature.

Con lo scenario attuale probabilmente nemmeno il sistema maggioritario garantirebbe una maggioranza di governo a meno che non venisse reintrodotto il premio di maggioranza.

Se si tornasse a votare quindi, il rischio è che dalle urne, seppur con qualche decina di parlamentari di differenza, ci si ritroverebbe al punto di partenza.

Ma sostanzialmente quale differenza c’è tra i due sistemi elettorali più citati, ovvero il sistema maggioritario e il sistema proporzionale?

Il sistema maggioritario è basato su collegi uninominali. Il candidato che ottiene più voti nel suo collegio, in buona sostanza, ottiene il seggio. Questo sistema elettorale garantisce uno stretto legame tra il parlamentare ed il suo territorio-collegio.

Il sistema proporzionale garantisce a ciascun partito un numero di seggi in proporzione ai voti ottenuti. Se da un lato rispecchia fedelmente la volontà popolare, dall’altro favorisce il frazionamento del sistema politico, portando in parlamento molti partiti e di conseguenza molti gruppi parlamentari.

Partendo dal presupposto che qualunque forza politica con qualsiasi legge elettorale deve avvicinarsi al 40% di consensi per mettere insieme una maggioranza parlamentare cosa dobbiamo aspettarci per il futuro politico e soprattutto istituzionale dell’Italia?

Partiamo da questa certezza: se uno dei due “quasi vincitori” vorrà presentarsi alle Camere, dovrà assicurare al Capo dello Stato di avere numeri solidi e di poter ottenere la fiducia in Parlamento considerando che, nei giorni precedenti al voto di fiducia di un ipotetico governo 5 stelle o di centrodestra, il Governo Gentiloni avrà dovuto rassegnare le dimissioni e quindi non ci sarebbe nessun governo in carica.

Una delle possibilità è quella di formare un cosiddetto “Governo di scopo”, ovvero un esecutivo che abbia il compito di scrivere una nuova legge elettorale per tornare al voto, un voto che non arriverebbe prima dell’autunno dato che le finestre elettorali di giugno sono ormai chiuse. Premesso che difficilmente i 945 neo parlamentari rinuncerebbero così presto al seggio, quale sarebbe la legge elettorale in grado di garantire al nostro Paese una maggioranza in un sistema ormai saldamente tripolare?

Una soluzione potrebbe essere una Legge elettorale con premio di maggioranza da attribuire al vincitore. Guardando l’attuale parlamento qui potrebbero nascere i problemi. Il premio di maggioranza a chi spetterebbe? Alla lista o alla coalizione che ottiene più voti?

Insomma, scrivere e soprattutto approvare una nuova legge che vada bene a tutti non sarà facile come vogliono farci credere.