Ci aspettano tempi difficili, perchè le cifre hanno la testa dura, e il disastro lo pagheremo tutti…

Caro Direttore,

lo spettacolo inverecondo celebratosi al Senato, nella notte fra sabato e domenica, ricorda, ahinoi!, i manipoli delle camicie nere nell’aula sorda e grigia. Una legge di bilancio scritta, stracciata, riscritta e votata con la fiducia, senza che i parlamentari l’avessero letta. La testuggine della maggioranza legogrillina l’ha votata per disciplina di partito, l’opposizione democratica e forzista si è opposta con la forza dei suoi pochi numeri. Salvini e Di Maio hanno operato un vero golpe, poi daranno la colpa all’Europa, come al solito. Ma la verità è che questo intruglio di incompetenti e di populisti ci sta regalando il colore nero delle dittature.  Espropriare il Parlamento del potere di giudicare e votare consapevolmente è un vulnus alla democrazia, con le anime belle dei peones che fanno in silenzio il loro lavoro di utili idioti, in cambio della paga mercenaria.

Spero che il PD, come ha promesso, faccia ricorso alla Consulta, perchè cedere ogni giorno terreno a questa banda criminale, almeno politicamente, ci porterà in un vicolo cieco. Non è mai successo, dalla caduta del regime mussoliniano, che il Parlamento escludesse le opposizioni, manu militari, cioè neanche comunicando loro i testi da votare, cambiandoli e ricambiandoli a seconda delle esigenze dei capibastone.

Qui non è in discussione il voto di fiducia, che pur rimane una forzatura. È in discussione la regola primaria delle democrazie: la conoscenza dei testi messi in votazione. La verità è, purtroppo, che questa legge di bilancio (con lo sconcio teatrino che si ripeterà dopo Natale alla Camera) è impresentabile, non mantiene le promesse di prosperità prossima ventura, ricalca le politiche di tagli e di tasse, già note agli italiani, ma occultate dai due macilenti cavalli di battaglia dei gialloverdi: abolizione della Fornero e Reddito di cittadinanza. I quali cavalli di battaglia sono adesso due ronzini che faticano a camminare, in attesa delle elezioni europee, il solo obiettivo che interessa a Di Maio e Salvini (di Conte e di Tria, si sono perse le tracce). Il Cambiamento famoso prevede che le nuove tasse scattino da subito, che siano penalizzati volontari e no-profit, siano bloccate le assunzioni della pubblica amministrazione, sia introdotta una serie di balzelli, siano tagli fondi alla libera stampa, ma il sol dell’avvenire della Fornero tagliuzzata e del reddito rosicchiato scattino incoincidenza del voto per le europee, come pezzetti di formaggio fatti esca per un popolo di topi.

Questa è la realtà, e chi, per fede o per rancore, si ostina a negarla, avrà un pessimo risveglio. Chi incolpa l’Europa è destinato a una delusione: le regole di bilancio valgono per tutti i Paesi dell’Unione, la scadenza del 31 dicembre è comune per evitare la tagliola dell’esercizio provvisorio, solo noi stiamo inscenando questo incredibile teatrino. La stessa Europa che ci ha consentito il 2,04 non accoglierà a scatola chiusa la nostra manovra. Siamo attesi al varco del resoconto, perchè i due Dittatori potranno nascondere le cifre al Parlamento, ma non alla Commissione europea. Ci aspettano tempi difficili, perchè le cifre hanno la testa dura, e il disastro lo pagheremo tutti, altro che lavoro ai giovani, flat tax per le imprese e altre amenità promesse.

Caro Direttore, spero di sbagliarmi, ma uno spettacolo inguardabile non può che avere un finale disastroso. Non è mai accaduto il contrario.


Articolo precedenteIl diritto di esigere un mondo migliore
Articolo successivoBuon compleanno, Piero Angela!
Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).