
Da quindici anni a questa parte, una volta all’anno, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trani organizza il “Convivio delle differenze”, riprendendo un’espressione cara al compianto vescovo don Tonino Bello. Si tratta di una tre giorni che mette al confronto voci plurali che interrogano e si interrogano sull’essere uomini e credenti, ma anche non credenti, nel ventunesimo secolo. L’appuntamento di quest’anno è previsto dal 27 al 29 aprile e il tema si propone con un bel “punto interrogativo”: “Quale nuovo umanesimo in Gesù Cristo?”. Ne abbiamo parlato col don Mimmo Marrone, docente di teologia morale e direttore dell’Istituto.
Don Mimmo, il Convivio delle Differenze è arrivato alla quindicesima edizione: come e perché è nato?
L’evento del Convivio delle differenze è scaturito dal bisogno di dare rilevanza e visibilità al nostro Istituto nel tessuto civile ed ecclesiale del nostro territorio diocesano e delle diocesi limitrofe. Non si tratta di un’esigenza di vetrina, ma di dare voce a una presenza culturale che offrisse una proposta plurale, alternativa e significativa nel nostro territorio, senza però smarrire la consapevolezza della logica del piccolo seme.
Se dovessimo ripercorrerne la storia, quali tappe vorrebbe ricordare tra le più significative?
Ogni anno il Convivio ha avuto una sua connotazione particolarmente significativa e in sintonia con la temperie culturale ecclesiale del momento. Ritengo però che una caratterizzazione di rilievo sia stata quella avviata lo scorso anno con il coinvolgimento di gran parte del corpo docente del nostro Istituto in un dialogo multi-inter-disciplinare ricco e fecondo.
Una parola sul tema di quest’anno.
Il tema di quest’anno, “Quale nuovo umanesimo in Gesù Cristo?”, intende dare voce nel nostro territorio al V Convengo ecclesiale celebratosi a novembre a Firenze sul tema del nuovo umanesimo. Ritengo che siamo in presenza di un’emergenza antropologica che dobbiamo avvertire al contempo come sfida e non come minaccia. Si tratta di sentirci coinvolti accademicamente nel disegnare un profilo di uomo che abiti con consapevolezza il nostro tempo, senza lasciarsi fagocitare dal nostro tempo.
L’umano sembra aver smarrito la propria identità: davvero oggi non c’è più nulla che possa essere accolto come universalmente valido?
In una temperie culturale frammentata e fluida, l’uomo si sente come ingoiato dalle sabbie mobili del tempo e delle esperienze, senza più avere le coordinate per ricomporre il puzzle della sua identità. A fronte di tale profondo senso di smarrimento, è necessario ritornare a posizionare “boe luminose” nel mare della vita, senza chiudersi in prigioni identitarie, personali o di gruppo, o in cappe di individualismo asfittico, ma attivando nuovi “laboratori di umanesimo” in cui ognuno si riconcili con l’interiorità e l’alterità. Identità e alterità sono i nuovi binari su cui deve correre il treno del nuovo umanesimo: io con l’altro; mai senza l’altro; mai contro l’altro; mai indifferente all’altro.
Quanto è (in)attuale un istituto teologico aperto ai laici nell’era del postmoderno?
La riflessione teologica che viene promossa in un Istituto Superiore di Scienze Religiose può sembrare distonica rispetto al clima culturale generale. È una distonia però funzionale alla promozione di un nuovo umanesimo. Si tratta di sottrarsi alla deriva del pensiero unico, promuovendo un pensiero altro e orientando il pensiero oltre. È un modo per abitare il proprio tempo, ma coltivando pur sempre un senso di “stranierità” per ogni epoca e per ogni luogo, perché l’uomo è sempre altro e oltre ciò che la cultura dominate vuole propinare.