Ciao, Toto

Dopo il termine “petaloso” che, nel 2016, fece il suo ingresso nell’Accademia della Crusca, quattro neologismi sono stati sdoganati, quest’estate, dalla Treccani, nella sua versione online: “furbetti del telo”, “grassofobico”, “no-green”, “sanchismo” e “talkaholism”.

Al di là dei singoli significati che rimandiamo alla consultazione del dizionario, ciò che ci preme sottolineare, soprattutto dopo la dipartita del maestro Toto Cotugno, è l’utilizzo sempre più smodato della nostra lingua, un “italiano vero” che, specie al Meridione, subisce le inflessioni dialettali, abbandonandosi ad abbreviazioni di intelligenza artificiale, discorsi da Chat GPT, slang giovanili che rifiutano vecchi testi sanremesi per dedicarsi a barbarie stupratrici di gruppo, un masochismo inverso, l’avidità bestiale di chi, dalle proprie ceneri, non prova nemmeno a risorgere, ma si lascia fagocitare da disperati tentativi di inclusione sociale, costi quel che costi!


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.