Spirali forme di luce iniettano, sui muri scrostati, baldanze inconcepibili, estrose, bizzarre: pulviscolo di memorie sbiadite.
È pure appiattita la scadente volontà. Desiderio mal supportato nel grigiore del contesto sospeso, in attesa che cadi e si frantumi in mille negligenze. Scarseggia il “luppolo” per una birra schiumosa ma, nella lentezza della corsa, una lumaca ne lascia una scia… E intanto schiumeggia la padronanza assoluta, dove l’ultimo suddito s’è tolto la vita lasciando un vuoto pieno di guerre pensate.
Non vi sono indirizzi né direzioni ipotizzate, se non di rimanere assisi aspettando che passi la notte. Dopo la prima o l’ennesima, chissà se ce ne saranno ancora, o che resti una giornata, lunga, interminabile, dopo aver inghiottita ogni data di scadenza, come fanno i buchi neri con le stelle.
Chissà se arriverà l’Ulisse di turno a falcidiare i plastici proci e spezzarne il folto avvicendamento per dargli la sciamatura del pappone di turno, sull’ape regina. Si rincorrono le onde, spinte dall’urgenza di approdare la riva, dove lambiscono svuotati relitti nel tentativo di riportarli in vita per poi affondarli nel mistero azzurro. Se regna la pace è perché l’uomo s’è munito di un cuore oppure “Qualcuno” gli avrà soffiato in viso per ridagli l’anima ch’era caduta in coma. E bucano la notte di dogma le tante, tantissime, iridescenti luci sì, che l’indeciso possa ritrovar la via. È il fiocco di neve, fresco, disteso e, di rigor vestito, a cancellar le lerce orme dell’inconcludente passato e dare nerbo all’immaturo campo, mentre il rio gonfia i bordi e ride.
Ci saranno ancora, le tante fumate bianche a riempir la storia di Papi? Solo occorre mantener silenzio e fede affinché sul trono non salga l’eretico, il satrapo di turno… visto la ressa di anticristi, aspiranti al salto di spuria santità…mentre rimane subdola la stella che non brilla di luce propria…
Sulle targhe delle limousine del Vaticano campeggia la sigla SCV che sta per «Stato e Città del Vaticano», ma che i beffardi romani la traducono con «Se Cristo vedesse». Ma Cristo vede e perdona, solo che non tollera una fede manipolata- (Hans Kung).
L’approdo alle tante ribalte è fortemente sentito nel paradosso caotico e nel frastuono di esultanze e battiti di mani, dove l’io sembra si appaghi. È un viatico che non porta a sanamenti interiori anzi, ne aggrava i disagi già esistenti…
La vita non è una corsa senza ostacoli, anzi sarebbe meglio, che essa non diventi una corsa. Poiché durante una corsa anche i non ostacoli possono diventar tali. All’arrivo, il “Premio” meritato lo decide la “Giuria”: è una tetra Signora con la falce.
La vita non è un arrotare, un correre, un freneticare, un imprecare. A qual fine poi? Per farsi fare un bel trasporto, tra fiori e pettegolezzi là: in quel pezzo di terra circondato da cipressi?
La vita è un dono che non va sprecato; è un buon caffè che va centellinato e non trangugiato; è una candela che va adoperata in emergenza di un improvviso buio; è una montagna scalata, dove dalla cima si gode l’immenso scenario del Creato; è tutto ciò che va custodito nel forziere del nostro animo come un dono di Dio.
Lasciamo che il buio resti oltre la siepe, quella degli egoismi, (Harper Lee). Ignoriamo i buchi neri che ingeriscano le notti nella speranza che rigurgitino le stelle. Facciamo in modo che il tempo sia pieno e costruttivo. Preghiamo che intanto nevichi sulle guerre superflue e dannose e che imbianchi questo mondo: di speranza, di amore e di pace. Papa Francesco predica per una vera effervescenza, il perdono. È un altissimo atto di umiltà e non la schiumosa e improvvida scia dell’infinita e giammai efficace, catarsi umana.