
Solcare i passi
alle radici del mondo
in una furia interiore
per investir la quiete
e porgere attento,
l’orecchio,
alla lingua del non rumore;
come un’onda appoggiata mal desta
alla macchina umana, al motore.
Sí perché, adombrata la fonte
di dolor ne rimase,
ma ancora d’assaggio
ne fu colto il sapore
con inciampi di vita
regalato a sudar
vi si raggiunse il tepore
e poi stupide notti
a pregar disperazione
per ritentare la fuga
nei cieli distratti
dipinti a sorpresa
con un nuovo colore!