Da una inchiesta di Ferruccio Pinotti
Anche se l’approccio secondo complessità ai problemi del reale si è sviluppato nei vari settori scientifici da quello fisico a quello biologico, si sta dimostrando molto proficuo nell’indagare l’umano tale da far dire ai maggiori esponenti di tale filone di pensiero filosofico-scientifico che è ‘ipercomplesso’ come un inesauribile vaso di Pandora dove più si scava in profondità più esso si incrementa; ogni suo elemento è costituito da diverse articolazioni strettamente intrecciate tra di loro che non si possono separare in modo arbitrario e soprattutto costringono a non mentire su di esse, altrimenti si vendicano a dirla con Simone Weil. E nel farne la storia, ad esempio, col tenere come punto di riferimento tale acquisizione, ci si allena meglio sul terreno concreto alla complessità in quanto, nell’essere direttamente a contatto coi fatti reali accaduti e nel raccogliere una quantità di dati ed informazioni, si arriva a “tuffarsi in un groviglio” di situazioni con a volte venir travolti sul piano personale ed esistenziale. Ed è ciò che è successo al giornalista del Corriere della Sera Ferruccio Pinotti in un recente lavoro dal titolo Untold. La vera storia di Giangiacomo Feltrinelli (Roma, Round Robin 2022) nel prendere in esame quello che senza nessun dubbio si può considerare il ‘Caso Feltrinelli’ coll’essere, come altri del resto, “uno dei grandi cold case irrisolti della storia italiana”; costato dieci anni di lavoro, tale poderoso volume, come altri precedenti dell’autore, si avvale di una ricca documentazione fatta di atti giudiziari, testimonianze, interviste e di documenti inediti a cui si dà in primis voce per cercare di “fare luce sulle tante, troppe complessità che caratterizzavano la vita e le lotte del ‘compagno Osvaldo’”. Pur trovando spesso la “strada sbarrata” come per altri tentativi del genere sino a cozzare contro “uno strano muro di gomma”, Ferruccio Pinotti, affascinato sin da ragazzo da questa figura e pur essendo stato da più parti “invitato cortesemente a lasciar perdere”, ha perseguito l’obiettivo di “analizzare le incongruenze di quello che troppo semplicisticamente è stato qualificato come un ‘incidente’ durante l’organizzazione di un attentato al traliccio di Segrate”.
E come viene affermato nell’introduzione, una forte “passione” per la ricerca, dominata da quelle tensioni che con il matematico Federigo Enriques e Pavel Florenskij si possono chiamare ‘volontà del vero’ e ‘fuoco della verità’, ha scatenato nelle vene dell’autore una particolare “energia” che ha funzionato, come nel caso delle “sincronicità junghiane”, da apripista nel far fare “un passo avanti “ coadiuvato dal fatto che nell’ultimo decennio sono stati scannerizzati da parte del Tribunale di Milano diversi procedimenti penali di interesse storico; da tante pagine sono state ricavate una enorme mole di dati, come “percorsi di ricerca, piste inesplorate, materiali inediti, scorci di storia in grado di farci comprendere tanti aspetti del nostro passato recente e del presente”. In tal modo si viene resi contemporanei, come del resto avviene in ogni sana ricostruzione mirante alla verità dei fatti, di un periodo storico col suo ricco bagaglio di idealità, di bisogni oggettivi rivolti al cambiamento nel tessuto socio-politico col restituirci l’atmosfera del tempo, gli anni ‘60-‘70 caratterizzati da forti tensioni che poi non gestite adeguatamente sono state utilizzate per fini diversi da forze orientate in senso antidemocratico con tutte le ben note tragiche conseguenze.
Così Ferruccio Pinotti ha pensato bene di proporre agli eredi che gestiscono la casa editrice Feltrinelli la pubblicazione del lavoro ed in un primo momento l’idea è stata accettata per poi essere rigettata in seguito ad una inchiesta da parte sua per Sette, il magazine del Corriere della Sera, dove si avanzavano forti dubbi sull’”incidente” avvenuto a Segrate, fatto poi presente in altri documenti come una videocassetta. Del resto, altre inchieste arrivate a simili risultati, un documentario ed un film come Feltrinelli. Verleger und Revolutionär sono stati messi fuori circolazione; le stesse proposte per la pubblicazione di tale lavoro presentate ad altre case editrici prima accettate poi sono state respinte e chiaramente tutto questo ha dato nuova linfa alla ‘volontà del vero’ che covava nelle vene di Ferruccio Pinotti nell’interrogarsi sulle ragioni e motivazioni di tale rifiuto e nello spingerlo ancora di più a far luce sull’uomo, il suo “valore” e sull’energie rivolte a portare “avanti le proprie idee, tanto come editore quanto come rivoluzionario”, per poi approdare a “quello che resta un vero e proprio mistero, il Feltrinelli più segreto”.
Le ottocento pagine di Untold hanno la capacità di far scorrere anche nelle vene del lettore la ‘volontà del vero’ spinto così a confrontarsi con la figura di Feltrinelli con farlo entrare nella nostra storia in primis sul piano strettamente culturale per aver gettato le basi nelle librerie di una vera e propria comunità di lettori; poi risalta l’impegno a far conoscere con pubblicarne le opere figure significative da Nehru, Lord Russell, Ernesto Rossi, Simone de Beauvoir ai più noti Pasternak e Giuseppe Tommasi di Lampedusa e poi García Marquez e Henri Miller, solo per citarne alcune. Nello stesso tempo la casa editrice ha tradotto gli scritti di figure del panorama filosofico del ‘900 come Adorno, Marcuse e Vailati e dopo Michel Foucault, ad esempio, che non trovavano spazio presso altri importanti editori coll’aprire a nuovi capitoli del pensiero come l’inaugurazione della prima collana di filosofia della scienza in Italia diretta da Ludovico Geymonat e altre come quella dedicata alla psichiatria. Ma la figura di Feltrinelli, o meglio i “tanti misteri che attorniano” il suo essere stato ‘guerrigliero’, è entrata nelle pieghe della vita del nostro Paese come altre del secondo Novecento a partire da quelle di Enrico Mattei e poi di Aldo Moro, per una serie di fattori interni ed esterni alla storia italiana ed europea che l’accurata indagine messa in piedi da Ferruccio Pinotti mostra in modo dettagliato nello scandagliare la sua “trasformazione da editore in rivoluzionario “; come “personaggio di enorme complessità” era al centro dello spionaggio internazionale dalla Cia al Mossad, non solo per il suo ruolo nel più “ampio scenario del movimento eversivo europeo”, ma anche per la battaglia a favore della causa palestinese, delle diverse minoranze sparse nel mondo e per una diversa configurazione degli scenari politici internazionali.
Untold, così, ha solo l’obiettivo di fornire non una risposta scontata ma un contributo utile per decifrare meglio “quello che resta uno dei più complessi enigmi della storia italiana”; e i vari intensi capitoli, sempre corredati da una enorme mole di dati molti ripresi da fonti della Cia e da interviste a diversi storici, ripercorrono le varie fasi della vita di Feltrinelli, come lo svilupparsi della vocazione di “rivoluzionario”, i rapporti con Castro e con Che Guevara e gli sforzi per salvarlo e per la creazione del suo “network eversivo” con diverse reti a livello europeo, i rapporti col gruppo Baader Meinhof e con ‘l’orso russo’. Era quindi inevitabile l’interesse di più servizi segreti a tali attività eversive a partire da quello greco che lo voleva morto, e di quello italiano già nei primi anni ’60; e nello stesso tempo, sempre grazie ad una analisi di rapporti di questure e altro, una parte del lavoro viene dedicato a “Feltrinelli e i legami tra eversione rossa e nera”, all’entrata in clandestinità, ad alcune “sintonie trasversali e sinergie rosso-brune”. Ferruccio Pinotti, poi, non tralascia di prendere in considerazione “l’impegno filopalestinese di Feltrinelli” col dare importanza al ‘caso Breguet’, catturato dagli israeliani per un fallito attentato, alla saldatura tra estrema sinistra e ambienti neofascisti in chiave filopalestinese”, ad alcuni incontri tra l’editore e Valerio Borghese; ed una parte di Untold viene dedicata ai rapporti con le nascenti Br, all’”infiltrazione nelle reti eversive di Feltrinelli” con “penetrazioni nel suo entourage” per far fronte alla sua “geopolitica eversiva” e al fatto di essere ormai considerato da più parti ‘regista del terrore’, “il nemico da abbattere”, tutti fattori che portarono alla “caccia all’editore rosso” anche perché propugnava “un’alleanza dei gruppi estremistici europei con le potenze comuniste straniere”. Si prendono in esame i tentativi per rapirlo da parte di organizzazioni di estrema destra, le diverse strategie da parte dei servizi segreti italiani e dell’Uar di Umberto D’Amato per rintracciarlo.
Una parte consistente del lavoro di Ferruccio Pinotti si concentra su “Feltrinelli e gli intrecci con gli ‘altri misteri italiani” sempre attraverso interviste come quella ad Oreste Scalzone che gli ha fornito preziose informazioni su diversi fronti; si insiste sulla “connessione trascurata” o sulle “strane connessioni tra i due cold case” sulla morte del commissario Calabresi che aveva intuito che, dietro la ‘trappola’ dell’esplosione a Segrate, c’erano servizi segreti tedeschi e israeliani intenzionati a far fuori le organizzazioni filopalestinesi anche perché nel 1972 “la fama eversiva di Feltrinelli era all’apice”, monitorato dal Kgb, dagli inglesi e dai “servizi segreti di mezzo mondo, dalle forze di polizia e dagli ambienti neofascisti”, come risulta dalle carte che riguardano Luciano Lutring, detto il ‘solista del mitra’, a cui fu chiesto espressamente di ucciderlo. In tale contesto nella decima parte del volume, si inserisce “Segrate e i suoi misteri”, col mistero dei partecipanti e sul ruolo di Gunther/Ernesto Grassi, un probabile infiltrato, col mistero dei Lucerne modificati e di alcuni furti nella villa dello stesso editore; il tutto poi è stato accompagnato da “un’indagine carente” con l’evidenziare da parte di Ferruccio Pinotti le incongruenze sulla scena del crimine, a cui poi sono da aggiungere “nuove acquisizioni giudiziarie” da parte di varie Commissioni parlamentari d’inchiesta sulla mafia, le “rivelazioni esplosive di Giovanni Rossi” rese nel corso del processo per la strage di piazza della Loggia, le “coperture di Fumagalli” e la testimonianza del sardo Mario Zanot che propende per l’ipotesi dell’omicidio dell’editore, che era da tempo “nel mirino del Mossad” in grado di penetrare dovunque, per la sua aperta adesione alla causa palestinese, ipotesi poi confermata dallo stesso responsabile di tale servizio segreto, dal generale Maletti. Ma sono gli inquirenti a mettere dei “seri dubbi sulle modalità con le quali è stata condotta l’inchiesta relativa alla morte di Feltrinelli” e alcuni giudici rivelano che le indagini furono affidate a uomini dei servizi segreti e al giudice Guido Viola che, “nonostante i dubbi da lui stesso ammessi“, scelse la pista dell’incidente; a tal fine è da tenere presente l’inchiesta condotta da Aldo Giannuli dove si esprime scetticismo sulla versione ufficiale.
Altri giudici hanno affermato in seguito che “Feltrinelli era nel mirino dello Stato” e il magistrato Carlo Mastelloni ha evidenziato “da Feltrinelli a Moro una sottile linea rossa”; dall’insieme, pertanto, emergono diverse “ragioni per una sua possibile eliminazione”, su cui convergeva la moglie Inge Schöntal come ebbe a dire nel 2017 nel definirlo “un delitto politico”. Ma resta “il dilemma omicidio/incidente” e l’originalità di Untold sta nel cercare di andare al di là di tale dilemma per la “prospettiva completamente nuova” messa in essere da Ferruccio Pinotti che inserisce il “caso Feltrinelli” nella dimensione internazionale suffragata da documenti inediti, da “interviste esclusive e spesso ‘esplosive’”; ma resta sempre l’idea e la coscienza che il tutto può avere altri sbocchi anche perché negli archivi della Cia, come in quelli francesi, si custodiscono tenendoli per il momento non accessibili molti altri documenti, da dove si evince comunque che le vicende riguardanti Feltrinelli erano strettamente intrecciate “con operazioni e attività della Cia”. Untold, inoltre, ha solo l’ambizione di gettare una nuova luce sui “molti lati oscuri dell’avventura intellettuale, umana e politica dell’editore”; ogni capitolo, infatti, è uno scavo nella “complessità dell’uomo” per verificarne “la sincera motivazione ideale” che lo spinse a schierarsi con la classe operaia, i paesi del Terzo mondo, pur contrassegnata da inevitabili errori “anche gravi”, ma comunque frutto di una “genuina sete di giustizia”. Emerge, poi, che Feltrinelli non era un “annoiato ‘radical chic’”, né “un ingenuo editore di sinistra che tifava per la rivoluzione”, ma un “intellettuale” con un preciso progetto ed una strategia eversiva di “ampio respiro internazionale” col mettersi alla testa di un “esercito rivoluzionario internazionalista”. Ferruccio Pinotti ha cercato di tracciare quella che chiama “la peculiarità ‘ontologica’ di Feltrinelli: il voler intrecciare “relazioni pericolose con soggetti legati a svariati servizi di intelligence” da essere considerato dagli Usa, quando riesce a pubblicare Il Dottor Živago, una “risorsa”; e la sua stessa “capacità progettuale” da molti evidenziata non poteva solo avere come sbocco un “banale ‘incidente’”.
E con Ferruccio Pinotti non si può non concordare sul fatto che “la morte di Feltrinelli faceva comodo a tanti, forse troppi”; e per questo bisogna liberarsi da quello che è diventato quasi un “a priori”, essere stato vittima di tale incidente, perché in tal modo è un “fare torto alla complessità della verità storica e alla figura stessa dell’editore”; quindi ci sono le condizioni per “riavviare l’inchiesta sulla morte di Feltrinelli” per una serie di elementi emersi in base a questa sua inchiesta e poi perché “sono ancora in vita numerosi testimoni e protagonisti di quegli anni”. E questa inchiesta che mira non al vero in senso assoluto, ma al ‘più vero’ per riprendere un’idea del matematico ed epistemologo Federigo Enriques, ha comunque rivelato lo spessore internazionale di una figura e di “importanza primaria nel Novecento Europeo”; e al di là del dilemma omicidio/incidente o se sia stato “un incidente sul lavoro”, si può essere d’accordo con l’autore di Untold che Feltrinelli è una figura con cui “sarà necessario avere a che fare per molto tempo” in quanto ha segnato in maniera indelebile con la sua originalità la grande Storia italiana”.
Pertanto, al di là delle nostre opinioni e scelte politiche, approfondirne scelte ed errori è un modo per fare i conti con la nostra storia sia a livello individuale che collettivo, con le sue contraddizioni e con i tanti misteri e casi irrisolti che ancora la circondano; ed è pertanto, un impegno morale, prima che di natura cognitiva, riprenderli e raggiungere, là dove sarà possibile, un minimo di verità, i cui contenuti ci liberano da scontati punti di vista.