
Dall’utero in affitto alla vagina a pagamento
Vorrà perdonarmi il mio Direttore, lungi dal Sottoscritto voler incappare in una, più che legittima, accusa di blasfemia, ma, in occasione dello scorso 25 marzo, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, ho deciso di andare controcorrente, di svestire i panni di un fallito radical chic, e di concedermi una lettura trash, di quelle intrise di machismo e patriarcato, di fenomeno più che noumeno.
Così, mentre mi approcciavo alla prima pagina del capitolo ”Fighe” di Fabrizio Corona, pensavo al padre della lingua italiana, che scrisse 99 canti (più uno) in rima, ispirato da Beatrice e questa, nonostante ciò, non gliela diede mai.
E, allora, ho capito quanto sia inutile spendere parole sui social, quanto sia anacronistico educarci alla poesia del cuore, al valore dei sentimenti, alla divina ed incompresa commedia delle emozioni, quelle che ci fanno condannare aborto e maternità surrogata, quelle che ci fanno balzare all’occhio quanto il seme del maschilismo sia insito anche nella Donna che, per prima, giudica un’altra Donna, facendo le veci di quelli contrari all’utero in affitto che, spesso, però, sono gli stessi favorevoli alla vagina a pagamento.