«Chi salva una vita salva il mondo intero»

(dal Talmud)

Giorni fa, scriveva Andrea, un collega: «Un migrante proveniente da sbarco non era in grado di dire il suo nome e non aveva i documenti. È stato registrato sul documento con nome: “Senza nome”. Quindi, ora in Italia si chiamerà così …credo che questa non sia umanità».

Lo stesso giorno mi scriveva una docente del CPIA: «Quando durante la lezione sulle religioni parlavamo del Natale e del perché si è scelta quella data per segnare la nascita di Gesù, io ho sentito un ghigno particolare arrivarmi da un ragazzo. Mi ha spiegato che è così strano, per lui, non sapere quando è nato e ritrovarsi una data inventata di sana pianta sui suoi documenti».

Infine, ieri, Concita De Gregorio, su la Repubblica ha pubblicato un pezzo dal titolo “La storia, la giustizia, la coscienza”.

Vi si legge: «Ci sono storie, crimini o delitti, che nella percezione comune vanno molto oltre il giudizio dei tribunali. Puoi essere assolto o condannato dalle leggi del tuo tempo, ma c’è qualcosa in quello che è accaduto che travalica il verdetto. C’è un sentimento sottostante diffuso, una sorta di archetipo del senso arcaico di giustizia che va oltre la legge».

E più avanti: «Avere in disprezzo vite umane, cosa che innegabilmente è lasciare in mare persone morenti in cambio di qualche voto alle elezioni, è un delitto. Politico, morale. Poi, vedi, non è un reato. Ma è un’altra, la contabilità di fronte alla Storia. E alla coscienza, ma questo è fatto personale. Non tutti hanno coscienza, per lo meno non la stessa».

Potrei chiudere qui il mio Caffè e lasciarti alle tue riflessioni. Ma non lo farò. Perché credo ci sia il dovere morale di non tacere. Perché il silenzio è complice quando si distende davanti alle ingiustizie.

Non sono un avvocato, né un giudice, ma basta avere un minimo di dimestichezza con le parole per sapere che “giusto” e “legale” non sono sinonimi.

Sarebbe bello se lo fossero, ma non lo sono. Ci sono cose giuste e illegali, cose legali e ingiuste.

E ci sono sentenze da rispettare, ma che tutti sanno essere ingiuste: non tanto per quello che dicono in sé, ma per l’uso strumentale che di esse fa chi, senza mostrare il benché minimo scrupolo, gioca con la vita e la morte dei deboli e innocenti, persino dei bambini, per costruire e cementare il proprio consenso. Un consenso fatto di muri, non di ponti.

Questa sì che è una vera ingiustizia: e dovrebbe essere pure illegale.

Ma troppo spesso non lo è.

Chiudo con le parole di Antonio Musarò, docente a La Sapienza, firma di Odysseo, mio amico, che mi ha autorizzato a pubblicarle: «Il ministro si è difeso dicendo che ha fatto quello che ha fatto per difendere i confini nazionali. Da chi? Da 147 disperati? Con quali armi pretendevano di conquistare l’Italia, secondo il ministro? A parte i processi, i giudici che sbagliano tanto quanto e forse più di qualsiasi altro professionista, il problema è anche e soprattutto politico. Salvini e company ad oggi sono stati bravi a fare pura propaganda, e mentre lui “tratteneva” 147 persone altre migliaia si apprestavano a sbarcare. E mentre donna Giorgia trasferiva 8 (OTTO) migranti in Albania, altre centinaia sbarcavano sul suolo italico. Quando finirà la demagogia dei decisori? Quando si attiverà il cervello?».

E, ove si attivasse, aggiungo: quando torneremo a essere cuori pensanti? Quando ci renderemo conto che fuorilegge non è il non avere un nome, ma vederselo negato?

Hannah Arendt: «Il diritto di avere diritti, o il diritto di ogni individuo di appartenere all’umanità, dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa».

Tahar Ben Jelloun: «Siamo sempre lo straniero di qualcun altro».

Cesare Beccaria: «La legalità è la difesa del diritto, non del privilegio».


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

2 COMMENTI

  1. La tristezza è enorme e confidiamo nell’appello. Le sentenze si rispettano ma leggeremo attentamente la motivazioni di questa sentenza che comunque non ci deve far perdere la fiducia nella magistratura baluardo della democrazia. Proprio per questo il governo vorrebbe sottoporre il potere giudiziario al controllo della politica e sarebbe una vera sciagura.

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