Dialogo tra due amici dopo tanto tempo…
Non più di due giorni fa, ho avuto la fortuna di rincontrare un caro amico. Di tanto in tanto mi tornava in mente, provavo a cercarlo, ma niente, non avevo più il suo numero di cellulare, né il suo indirizzo, né lo ritrovavo sugli elenchi telefonici …oggetti ormai spariti. In quel momento mi tornavano in mente gli episodi della vita che avevamo condiviso ed erano stati tanti, avevano cementato la nostra amicizia ed avevano nel modo in cui ognuno di noi le avesse vissuti ed il significato che ne avesse dato, quanto profondamente diverso fosse il nostro carattere.
Era stato questo a tenerci insieme? Non riuscivo a dare una risposta a questa domanda. Io però ero felice di recuperare questi ricordi, ciò restituiva un senso alla mia vita e mi concedeva la certezza di averla vissuta e di non averla buttata via.
Poi, come capita a volte, per una mera casualità, in occasione di una rara uscita dal mio piccolo mondo in comunità, mentre passeggiavo per una affollata strada di una grande città, a noi vicina, l’ho riconosciuto, l’ho chiamato, l’ho raggiunto, e ci siamo abbracciati. “Antonio!”, ha esclamato, “Antonio, come stai? È da tanto che non ci si vede …quanti anni sono trascorsi, quando è stata l’ultima volta, dove ci siamo lasciati e non più incontrati?”.
Quante domande, troppe domande: mi sono sentito in difficoltà e frastornato, non sapevo cosa rispondere, mentre il mio caro amico sorrideva compiaciuto ed incalzava nel suo chiedere.
All’improvviso mi si sono rischiarati i pensieri e mentre raggiungevamo un tavolino del bar per continuare comodamente la nostra conversazione, o meglio ciò che lui aveva continuato a domandare senza sosta, ecco che mi sembrava di aver capito. Sì che erano trascorsi più di vent’anni, ma lo avevo lì di fronte a me e lo ritrovato dopo vent’anni anni esattamente come lo avevo lasciato: uguale. Uguale in tutto: nella sua raffinata eleganza, nel suo tratto signorile, nel suo sguardo ammiccante ed attento, nel sorriso bonario e intrigante, in quel suo modo così particolare di dire e non dire, di esprimere un concetto, ma lasciare a me l’onere di continuare a riflettere ad alta voce, ad osservare e considerare i fatti della vita, sempre in una prospettiva futura.
Una volta seduti e mentre ammiravo osservavo il taglio prezioso ed elegante della sua giacca, gli ho chiesto: “Armando ma come fai ad essere sempre così?”.
Mi ha guardato profondamente negli occhi ed ha risposto: “Antonio, nella vita non devi mai, dico mai, guardarti indietro: mai!”.
“Il ricordo del passato, il cullarlo come un neonato, l’accarezzarlo come un bene prezioso, ti lascia solo un senso di frustrazione e di dispiacere. Non è vero che le esperienze del passato, la vita vissuta con i suoi momenti di vittoria e di sconfitta, garantiscono la saggezza e la serenità. No, tutt’altro, garantiscono un ingannevole sentimento di vissuto, una delusione del non fatto e la contezza degli anni trascorsi: la tristezza!”.
“Io non mi sono mai guardato indietro. Guardo sempre in avanti sempre”.
“Antonio, devi sapere una cosa che non ho avuto ancora modo di dirti; circa sei anni fa è mancata Serena, mia moglie, te la ricordi?”. Ho annuito incredulo. “Lei non mi diceva nulla dei suoi problemi fino a quando, ormai troppo tardi, le metastasi partite dal seno avevano raggiunto la colonna vertebrale. È venuta a mancare dopo poco.
Ed anche in questa occasione tragica, non mi sono guardato indietro. È del tutto inutile. Ho girato pagina subito e ho ripreso la mia vita. Tu lo sai che lo facevo già quando c’era lei. Ho sempre seguito la mia di vita, le mie aspirazioni, le mie prospettive, i miei desideri. E tu lo sai …e se tra questi c’erano quelli che tu trovavi inopportuni e scorretti, io ho sempre continuato a seguirli a raggiungerli ed a realizzarli. Solo così, guardando al futuro prossimo e mai riprendendo nei discorsi e nei pensieri il passato, ho vissuto la mia vita al meglio”.
Ho replicato: “Ecco perché ti trovo così bene: molto bene. Sempre pimpante, allegro, sarcastico, ottimista”.
“Sì, mi ha risposto, ognuno di noi ha la sua di vita. Credo che l’errore sia quello di pensare di viverla e di condividerla con un’altra. Non è una buona cosa. Così si creano limitazioni, ostacoli, rinunce, rancori: ed è questo il senso per me del famosissimo verso di Quasimodo: ognuno è solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole, ed è subito sera.
Antonio, non guardarti più indietro: pianifica il tuo presente, coltiva sogni, desideri, fattibilità. Hai bisogno di girare pagina, sei ancora giovane, ricco di entusiasmo e di forza. Antonio, credimi: la tua sera non è ancora arrivata anzi è molto lontana!”.
“Coraggio, non deludermi. Hai molto da fare e da dare, da vivere e da realizzare, pensa solo a te, pensa che tu ci sei, pensa che ora puoi decidere subito di realizzare una tua aspirazione, di concretizzare un tuo progetto. Stai bene e non girarti più indietro, mai più!”.
Ci siamo salutati ripromettendoci di rivederci presto. Non so se sarà possibile o se sia un bene per me. Ora ho bisogno di tempo per riflettere e per metabolizzare le sue parole, le sue riflessioni tanto tanto lontane da me. Ho ripreso poi a camminare ed un pensiero ha continuato a turbarmi: e se avesse ragione Armando? Se!