Caro Direttore,

mi chiamo Ivan e ho ventidue anni. Ti scrivo in questa maniera un po’ arcaica innanzitutto perché a me scrivere lettere piace tantissimo, e poi perché voglio abituarmi alla comunicazione epistolare, visto che qui da noi potrebbero staccarci internet da un momento all’altro. Se mi chiedi cosa penso della guerra, sinceramente, non saprei dirtelo con precisione, essendo la mia prima chiamata alle armi, ma, in tutta onestà, credo sia una figata pazzesca!

Sono lusingato che il presidente Putin abbia scelto proprio me fra tanti, è un uomo probo e giusto, ha l’Italia nel cuore ed Arcore è la sua seconda casa. Che onore servire il Paese, la nostra è una delle prime potenze mondiali e niente e nessuno potrà sconfiggerci, nemmeno la NATO!

La questione di internet, poi, è un’ingiustizia bella e buona! Ma è un atto dovuto nei confronti dei disertori, di quelli che il fato ha messo contro di noi. Considero una pagliacciata la protesta della giornalista con quei cartelli in diretta al telegiornale. Oh, anche Tolstoj ha parlato di “Guerra e Pace”, Muratov di Novaya Gazeta ha ricevuto il Nobel, si vis pacem para bellum, ho ancora in mente l’incisione sul cornicione dell’accademia di Kazan…

Denazificazione, questo ci ha ordinato l’alto comandante in grado, e a me gli Ucraini sono sempre stati un po’ antipatici, altro che zona cuscinetto, qui bisogna alzarsi dal letto e trasformare il sogno in realtà: liberiamo il Donbass e restituiamo legittimità alla Crimea!

Vi confesso, però, che tempo fa avevo una fidanzata ucraina, l’avevo conosciuta durante la messa del patriarca Kirill, abitava nei dintorni di una chiesa, in una cittadina il cui nome iniziava per “B”. B come bionda, occhi verdi, un culo da paura, facevamo l’amore h24, poi le nostre strade si sono divise. Helena, le comprai persino una borsa Chanel, di quelle che oggi le nostre influencer stanno facendo a pezzi in streaming.

Sui carrarmati yallet spunta una Z, no, non quella di Zorro, ma il simbolo dell’operazione militare speciale, al posto della spada abbiamo fucili d’assalto e granate, ma il generale ha menzionato anche altra roba pesante. Armi chimiche? Direttore, mi meraviglio di te! Quelle ce l’ha il figlio di Biden nei laboratori di Mariupol, lui e il suo socio Zelensky, che però, dai, fa un po’ ridere. Sapevi facesse il comico? L’ho scoperto l’altro ieri, mentre stavamo sparando fuochi d’artificio a Zaporizhzia, abbiamo fatto razzìe in un ristorante del posto (per scongiurare una nuova Chernobyl) e sulla parete c’era una foto proprio di Zelensky con Sean Penn, Grillo e Di Maio che, secondo il ministro Lavrov, di cucina, diciamo così “diplomatica”, se ne intende! Tra una sbornia ed un hangover, abbiamo incrociato lungo la strada del Nord Stream 2 il Sindaco di una città, non ricordo esattamente quale, con indosso una t-shirt di Salvini. Ci ha raccontato, divertito, della gag con Matteo, della sua amicizia con i nostri oligarchi, e dei 49milioni di buoni motivi per spegnere i condizionatori ed acquistare l’energia americana.

Loro ci tolgono internet, yatcht, e conti nel sistema bancario Swift? E noi vi togliamo il gas, facendovelo pagare in rubli. Niente di personale, Direttò, è che su internet girano così tante fake news e chi fa il vostro mestiere qui rischia la legge marziale!

Mi ha però un po’ infastidito vedere la carovana di gente ucraina fuggire dai tank russi, non immaginavo così tante donne e bambini, molti piangevano e, mentre i miei commilitoni scherzavano, io ho ripensato alla mia famiglia, forse l’avevo lasciata troppo prematuramente, mi mancavano i miei amici, la mia scuola, il Rubin, la mia squadra del cuore. La felice e spensierata trasferta di Europa League a Donetsk contro lo Shaktar non la dimenticherò mai!

Ora che siamo a Bucha non posso restare impassibile di fronte alle fosse comuni, non è il mio divertimento, non è la mia passione, non sono i miei valori. Inorridito, indietreggio a passo svelto e inciampo su un corpo dilaniato. Si sentiva ancora l’odore dei suoi capelli, il biondo era rimasto limpido nonostante tutto,  come un fiore di loto nel fango, l’azzurro degli occhi non potevo vederlo, le palpebre di Helena erano serrate ed eloquenti allo stesso tempo. Il suo Amore arrivava esanime e potente nel mio petto sconfortato e lacerato.

Caro Direttore, siccome tu di libri ne capisci, potresti inviarmi “L’idiota” di Dostoevskij? Vorrei regalarlo al mio Presidente…


FontePhoto by Steve Harvey on Unsplash
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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

1 COMMENTO

  1. Bella storia e ben narrata, complimenti, ma strumentale ad una interpretazione atlantista della grave vicenda che sta accadendo.
    Mandiamo pure a questo soldato (nato ovviamente dalla penna di Mirko) una seconda copia dell’Idiota, per poterla inviare al più meritevole dei due presidenti: Joe Biden. Con la speranza che questi, qualche sera, possa leggerlo davanti a Condoleeza Rice e al resto dell’establishment statunitense, se poi davanti al focolare della ricca domus statunitense ci invitano pure la regina Elisabetta, tanto meglio. Cosicché i due demoni possano imparare da Dostoevskij quanto siano idioti.
    Anzi va’, datemi altre due copie, le porterò sulle rispettive tombe di Ronald Regan e Margaret Thatcher (chi vuol capire… capisca).

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