Legum servi sumus ut liberi esse possimus: siamo schiavi delle leggi per poter essere liberi.
Tra il principio di separazione dei poteri e la libertà (che Salvini teme di perdere).
Libertà! Una parola meravigliosa. Legum servi sumus ut liberi esse possimus (“siamo schiavi delle leggi per poter essere liberi”): l’autore di questa frase, Marco Tullio Cicerone, di libertà, ci è morto. Voleva restituire a Roma un partito senatorio, ma Antonio, a capo dei popolari (alias populisti), non era d’accordo. Inserito nelle liste di proscrizione, si rifugiò nella sua isola di Formia. I sicari dei triumviri (Ottaviano e Crasso insieme ad Antonio) lo trovarono, gli tagliarono la testa e la portarono ad Antonio. Gli furono mozzate anche le mani: ree di aver scritto le Filippiche. La lingua, invece, gli venne strappata da Fulvia (moglie di Antonio): usò lo spillone con cui si legava i capelli per trafiggerla. Un prezzo troppo alto, per una parola così bella: libertà.
Niente e nessuno avrebbe fermato Antonio nella sua sete di potere. È sempre la stessa storia: “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti […]. Perché non si possa abusare del potere occorre che […] il potere arresti il potere”. L’ha detto Montesquie. Non propriamente uno qualunque. Certamente, uno che ha provato a restituire al potere la sua forma più bella. Come? Separandolo. In più parti, tre per l’esattezza: il potere esecutivo, il potere legislativo e il potere giudiziario. L’uno condiziona l’altro controbilanciandolo, facendo da freno prima che, varcando il limite, si trasformi in abuso.
Di abuso (d’ufficio, art. 323 c.p.) è indagato Matteo Salvini. Uno qualunque che è diventato Ministro della Repubblica. Uno che, nei fatti, ha dato a Montesquie del pirla e alla Carta Costituzionale la sporca sembianza di una carta igienica. È bastato una diretta Facebook al leghista per farci apparire come gamberi: dalla rivoluzione alla regressione.
In sintesi: Il procuratore Luigi Patronaggio ha iscritto nel registro degli indagati il capo politico del Carroccio accusandolo di sequestro di persona, arresto illegale, abuso d’ufficio, reato di sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio per la vicenda della nave Diciotti. E Salvini che dice? “Io sono stato eletto e i giudici no”, ha esordito valoroso, mentre sorseggiava in diretta una lattina di aranciata (“Scusate – ha aggiunto in malcelato tono sarcastico – è l’emozione…”).
Negate pagine di storia, quelle scritte col sangue di chi ha lottato per la Costituzione. Negato il valore di ogni singolo uomo che nella legge ci crede davvero e che, oggi, la osserva trafitta nei suoi principi fondamentali. Proprio come la lingua di Cicerone. Le mani, però, noi le abbiamo ancora e, per quel che possiamo contro la forza di uno slogan drogato da una vagonata di likes, scriviamo orgogliosi in difesa della Legge Fondamentale.
Art. 101 Costituzione: “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Non ad un tweet, né tantomeno a Salvini.
Art. 106, c. 1, Costituzione: “Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso”. Non per elezione, salvo i casi in cui l’ordinamento giudiziario ammette la nomina (anche elettiva) dei magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli (comma 2).
Che Salvini non si voglia far schiavo della legge? Eppure si è sempre eretto pubblicamente a suo primo difensore, signor Ministro. Eppure, sarà d’accordo anche lei col retore romano: ci rende liberi. Anzi no. Forse, nel suo caso, non proprio…
Nascondere le verità più profonde e le istanze più profonde di un popolo citando la Costituzione non è il massimo. La Costituzione non deve essere usata quando torna utile al nostro scopo, di schiavi non della libertà, ma di una visione di essa legata alla cultura disfattista che ci ha governato per tanti anni senza che il popolo abbia potuto esercitare (e qui ci vuole) il diritto di voto sancito dalla Costituzione. In altri termini, il popolo italiano per diversi anni non è stato sovrano.
Inoltre è ormai palese che forte è la presenza nell’ambito della Giustizia italiana di giudici non imparziali, ma sottomessi al quella visione di libertà che danneggia la libertà autentica, nel suo significato e nella sua espressione. Desiderare di cambiare questi ambienti aguzzini della nostra giustizia malata è legittimo. Solo tali ambienti oggi, il potere da arrestare e non Salvini che non conta nulla. Ma fa comodo arrestarlo per tornare ai recenti tempi in cui i cittadini italiani non hanno esercitato il diritto-dovere di sovranità.
Gentile lettore,
la ringrazio per aver letto con attenzione e commentato. Il commento apre al dialogo e il dialogo, facendosi dibattito, porta a soluzioni sempre nuove, ammonendoci di non restare fermi sulle nostre posizioni. Mi permetto di organizzare la mia risposta per punti, in modo che la mia analisi possa risultare quanto più chiara possibile.
1. Qual è la “verità/istanza più profonda di un popolo” che avrei nascosto? Regolare l’immigrazione irregolare? Siamo d’accordo: ma bisogna che lo si faccia nei limiti della legge.
2. Come facciamo a capire quali sono i “freni legislativi” che ci arginano dalle irregolarità? Guardiamo all’ordine gerarchico delle fonti del diritto: Costituzione (primo grado), diritto comunitario e internazionale (parametro interposto), infine leggi ordinarie e atti aventi forza di legge. Se Salvini viola la legge penale (lo sapremo alla fine delle indagini) e pronuncia frasi dal dictat aspramente anticostituzionale (già lo sappiamo), il ruolo di chiunque – non solo mio e non solo suo – sarebbe quello di richiamarsi alla Legge delle leggi – la Costituzione, per l’appunto – per assicurarci che la garanzia della tutela dei nostri diritti resti intatta.
3. Ha accertato lei, tale da indurla ad utilizzare l’attributo “palese”, che la giustizia italiana sia incapace di mostrarsi imparziale? E con quale criterio di giudizio ha potuto constatarlo? Seguendo quali fonti? Renda attendibile la sua frase e, forse, potrei anche darle ragione.
4. Quando cita la “sovranità” – in assoluto, una delle parole più belle che esistano – cita la Costituzione (art.1). Perciò, perché si raccomanda con me di non abusare del richiamo alla Fonte madre e, in un secondo momento, lo fa lei stesso? Ha deciso lei quali sono i casi in cui è legittimo farlo? Con quali criteri?
Quanto mi piacerebbe risponderle punto per punto. Non posso ora, forse nel weekend ma la rete fa diventare subito vecchia una notizia ecc. ecc.
Rispondo quindi in modo non ordinato alle sue domane “più facili”, però dovrebbe dare un colpo di reni per comprendermi, come io faccio con gli altri e cerco di farlo anche qui su Odysseo.it:
Punto 3): Seguendo le vicissitudini giudiziarie sull’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nonché in modo più ingenuo quelle dell’allora Pool di “Mani Pulite” (quando credevo ciò che crede lei oggi), emersero magistrati che in seguito si candidarono alle politiche schierandosi con la Sinistra (PD o alleandosi ad esso fino a divenirne ministri). Due nomi facili facili che mi sovvengono ora: Grasso e Di Pietro. Ma poi ci sono diverse pubblicazioni che meglio rispondono alla sua domanda con prove di un certo dettaglio (che non certo potrò fornire io). Comunque mi ritengo abbastanza informato da poterlo scrivere liberamente.
Punto 4): Ho citato la Costituzione per venirle incontro stando dalla sua prospettiva cercando di restare sulle sue fonti. Scritto ciò la Costituzione mi piace (anzi ci piace e l’apprezziamo), la mia critica è relativa all’uso strumentale che sovente fanno della nostra fondamentale legge coloro che sono “vicini” alla Sinistra italiana, così come lo è oggi. Quindi quando qualcuno usa le leggi fondamentali dello stato italiano per criticare qualunque personaggio che la pensa o agisce diversamente da loro, mi viene un’orticaria superficiale… per ora solo superficiale.
Ritengo che lei sia molto giovane (ma molto preparato), le consiglio di non cadere nell’asservimento di una cultura che ostacola i giovani e li vuole sottomessi alla sua visione del mondo. Contesti oggi coloro che contestarono ieri. Avevano buoni motivi allora? Lei oggi ne ha di più. Combatta.
Aggiornamento per il punto 3 della sua domanda: …. David Ermini, uomo del PD, è stato appena nominato Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura!!
Vergognoso! Usano la Giustizia come arma politica!