Si muove semplicemente nell’idea che Cristo sta dalla parte degli esclusi, che siano immigrati, poveri, emarginati

Caro Direttore,

Forza Nuova, rievocatrice del nazifascismo entusiasta del Salvinismo rampante, sfila in via della Concilazione al grido “Bergoglio come Badoglio”. L’elemosiniere del Papa, il cardinale Krajewski, si infila in un tombino e riallaccia la luce a un palazzo di poveracci, colpevoli di non aver pagato le bollette.

Questo Papa fa disperare gli eminenti teologi tradizionalisti su divorziati, sessualità e libertà di scegliersi la vita, fino a sentirsi dichiarare eretico. Ma lui non perde tempo in dispute teologiche senza sugo, si muove semplicemente nell’idea che Cristo sta dalla parte degli esclusi, che siano immigrati, poveri, emarginati.

La sua missione è dare una speranza a chi non ha molti motivi per credere ancora nella vita. Questo pontefice è gesuita, il primo in sei secoli dalla nascita della Compagnia di Gesù. Ignazio di Loyola, il fondatore, volle chiamarla Compagnia perché istruita e organizzata come un esercito.

I gesuiti non furono sempre in linea con i papi, fino a essere soppressi per un lungo periodo. Ma mai si sottrassero al combattimento nella teologia, nella morale, nei costumi del mondo che muta. E Bergoglio ogni giorno combatte la sua battaglia.
Tornando a noi, si può affermare senza ombra di dubbio che Bergoglio fa il Papa come il nostro tempo richiede.

Non è più tempo infatti di compromessi politici. Non servirebbe oggi un cardinale Ruini che accarezza la doppia morale di Berlusconi contro il cattolico progressista Prodi. Un vecchio riflesso anticomunista. Bergoglio è arrivato dalla fine del mondo, con negli occhi il mondo di disperati che ha bisogno di Cristo, non del teatrino razzista di Salvini con Rosario e Bibbia.

Tant’è che non ci pensa neanche a ricevere il Truce nazionale che sbava per esibire una foto con Bergoglio sui social. Questo Papa ama anche il Capitano leghista, creatura sbagliata di Dio, ma sta con quelli che il Truce odia, minaccia, insulta. E allora il cardinale elettricista si fa beffe del Salvini che ingiunge al Vaticano di pagare le bollette dei poveracci, mentre la sua Lega ha fatto sparire 49 milioni di euro, e non in beneficienza per l’elettricità ai poveri.

Ecco, forse qualcuno dei consiglieri del ministro farebbe bene a studiarsi la storia e a suggerire al Capitano che un Papa è un papà, se poi è anche gesuita… Bé, meglio lasciar perdere. Un gesuita è un gesuita.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).