Spesso questo giornale si è occupato di questioni mediche. Si è parlato di malattie, cure, coperture sanitarie e rimedi naturali. Ma ce n’è qualcuno per la campagna elettorale?

Lo so, i miei 25 lettori obietterebbero che su queste cose non si scherza, “tutto, ma non la salute!”.

Come dar loro torto. Ma, a pochi giorni dall’Election Day, il dibattito mediatico a cui stanno prendendo parte le varie compagini rischia davvero di trascinarci in una spirale di effimera convalescenza dalla quale si fatica a guarire.

Sei un malato immaginario!”, me lo ripete ogni mattina mia madre che, son quasi certo, non abbia mai sentito parlare di Moliere. Però, vi assicuro, conosce benissimo Berlusconi e la sua proposta di far rientrare le casalinghe nelle “categorie protette”. Ora, valle a spiegare che il fortissimo mal di testa deriverebbe da un’incostituzionale flat tax, dall’anacronistico Piano Marshall o dall’alleanza che il Cavaliere ha messo su con Salvini e la Meloni. Il buon Matteo, per esempio, da qualche tempo a questa parte, rivolge il suo sguardo anche a Sud, a noi terroni, così diversi da quegli immigrati la cui unica condanna è, forse, non poter votare il nuovo leader del Carroccio. Giorgia, poi, è un caso a sè. Indignatasi per le promozioni riservate ai visitatori arabi del Museo Egizio di Torino, la sua inibizione appare tormentata dalla scelta di bivaccare all’addiaccio di un limbo senza tetto né fondamenta. “In medio stat virtus” e la sedia della Meloni tra i due maschioni sembrerebbe ben salda e immune ai venti populisti della destra.

Prendo un oki, niente, il dolore non passa e, anzi, pare accentuarsi alle prime nuvole nericate della sera. Da un Matteo all’altro. Stavolta l’ars oratoria è quella di Renzi, del suo Jobs Act, del mancato finanziamento ai partiti, della sua voglia di rinnovare. I suoi nemici sono lontani. Bersani, la Boldrini e, soprattutto, il Presidente del Senato, Pietro Grasso sono fuggiti via, trincerati dietro un nuovo simbolo, “Liberi e Uguali”, ma liberi da cosa e, soprattutto, uguali a chi? Di certo non alle mire europeistiche della Bonino, di Fratoianni o di Civati, né tantomeno alla tendenza “civica popolare” della Lorenzin. Ecco, proprio la Ministra della Salute, potrebbe aiutarmi , lei potrà darmi consigli utili o costringermi ad una vaccinazione, ingiustificatamente osteggiata dai governatori di Veneto e Lombardia, Zaia e Maroni. Ci ho sperato sul serio, almeno fino a quando non ha auspicato una nuova coalizione di Sinistra, solite utopistiche promesse elettorali, il paradigmatico ottundimento di sensi, allucinazioni e traveggole che non hanno fermato il prof. Romano Prodi ed il suo endorsement per il nomen omen di “Insieme!”

Mi gira la testa, la mia attenzione è destabilizzata da mille pensieri, mi limito a fissare il vuoto, sono più confuso della Giunta Raggi. Se “avrei” la forza di alzarmi dal letto, correrei in libreria a comprare un dizionario per l’ambrato Di Maio, i suoi congiuntivi fanno il paio con “la” condizionale di alcuni suoi impresentabili. Dalla pizzeria alla massoneria (per dirla alla Checco Zalone), l’indigestione adesso diventa nausea. Devo correre in farmacia, farmi sostituire l’oki con una compressa più potente, chissà, forse una tachipirina mi farebbe rinsavire, ma non trovo scuse da addurre, consulto la piattaforma Rousseau, nessun feedback a riguardo. E se mi rendessero i soldi che ho speso? Un coinvolgimento diretto nella “rimborsopoli” italiota non gioverebbe granchè al mio curriculum vitae, messo in naftalina, in attesa di usufruire dei tre gettoni previsti nel reddito di cittadinanza.

Sono uno straccio, il termometro si scalda in prossimità del 4 marzo, la febbre dell’oro lascia il passo all’influenza da bitcoin. Si sa, chi vive di speranza, disperato muore, ma io la morte non la temo. Consideratelo “effetto placebo” o suggestione, depongo il foglietto illustrativo e mi affido a reminiscenze scolastiche. Rispolvero il tetrafarmaco epicureo e mi lascio rincuorare dall’idea che impaurirsi della morte sia illogico: se la morte arriva, noi non ci siamo più. In fondo, chi vi scrive ha un’impostazione umanistica, mica scientifica! Decido di spegnere la tv, anzi no, faccio zapping e, consolato dalle riforme universitarie di Valeria Fedeli, becco nuovamente uno sketch di Checco Zalone: “Tu studi, vero? Qui non serve a un c…o”.


1 COMMENTO

  1. Carissima, melodiosa penna, ho letto con molta attenzione e immenso piacere l’articolo sui politicanti, promettitori fantastici di rimedi agli stagnanti problemi nostrani. Dalle tante sconnesse frasi sproloquiate e’ indubbio l’ennesima presa in giro. Se non basta, a noi, qualche timida dose di oki per lenirci i leggeri mal di testa, mi chiedo a quale medicinale dovremmo “affidare” il rinsavire di questi istrionici fannulloni. Molto bello e veritiero il tuo articolo, complimenti!

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