Riccardo, nome di fantasia, è un disabile che non riesce a trovare lavoro. Ha deciso di contattare Odysseo per riportare la propria annosa testimonianza.

Ciao, Riccardo. Quanto è difficile, oggi, per un disabile entrare nel mondo del lavoro?

Per chi ha la sfortuna di essere disabile in Puglia, e nel Sud Italia, è molto complicato trovare occupazione. Bisogna ricordare che il Meridione, oltre ad avere un tasso di disoccupazione alto, è prevalentemente agricolo, quindi un disabile non è sempre adatto a svolgere lavori in agricoltura perché sono faticosi.

La Legge 68/99 che agevola l’integrazione lavorativa delle categorie protette trova, a tuo parere, effettivamente, applicazione sul territorio regionale oppure l’occupazione resta ancora a discrezione dei piccoli/medi imprenditori?

La legge 68/99 secondo me va rivista, perché ha una falla evidente, visto che può integrare disabili, ma può anche far pagare una tassa al datore di lavoro che non li vuole prendere nella propria azienda. Purtroppo la cultura di integrare un disabile nella società, dalle nostre parti, è un problema perché da noi si ragiona a scaricabarile. “Il problema non è mio”, dicono in molti, come se un disabile non fosse un essere umano. Per quanto riguarda l’applicazione è una cosa molto soggettiva, di sicuro so che se si hanno conoscenze con i titolari di aziende o consulenti del lavoro, o dipendenti nell’area ufficio del personale, si hanno più chances rispetto a chi non ne ha. Mi piacerebbe sapere chi è che controlla le aziende che devono assumere e chi no, come viene redatto il file delle aziende con scopertura, visto che da anni passo dall’ufficio dell’impiego per categorie protette e nella lista con scopertura trovo sempre le stesse aziende.

Chi deve controllare? Dov’è? Che fa?

Che importanza assume l’impegno quotidiano di un diversamente abile in termini di soddisfazione mentale e utilità produttiva, considerando anche il conseguente approccio relazionale sul posto di lavoro?

Il lavoro per un disabile è tutto, il lavoro nobilita l’uomo si dice, a maggior ragione per un disabile che può così sentirsi autonomo, perché non è solo la misera e fredda paga a fine mese che conta, ma l’impegno da parte del disabile di svegliarsi al mattino, fare di tutto per timbrare il cartellino, arrivare puntuale sul luogo di lavoro e iniziare una nuova giornata, impegnandosi nelle mansioni che gli vengono assegnate. Non finisce qui: l’integrazione riguarda anche il rapporto che si instaura con i colleghi, ci si può confrontare su diverse tematiche, anche solo un semplice saluto può essere importante, la visione della vita diventa differente quando ti relazioni con normodotati che lavorano insieme, cambiandoti radicalmente in tutti i sensi.

Dal punto di vista sociale, in che modo si possono favorire gli spostamenti del portatore di handicap da casa all’ufficio fino ai luoghi di svago?

Dal punto di vista sociale c’è molto da fare, ho avuto un’esperienza lunga di lavoro e mi sono accorto che il territorio pugliese ha delle falle sotto tanti aspetti, tra i quali quello dei trasporti. Per andare da Andria a Canosa di Puglia gli autobus che offrono questo servizio hanno orari non garantiti. In questo periodo estivo caldo, per chi ama il mare, la domenica pomeriggio non c’è alcun servizio bus, quindi bisogna pensare ad altre soluzioni. Anche andare al Castel del Monte è praticamente impossibile. Insomma secondo me bisogna anche prendersi cura di chi non ha indipendenza!

Con le Amministrative dietro l’angolo, cosa ti augureresti che facesse il nuovo Sindaco per foraggiare l’abbattimento delle barriere ed un’emancipazione a 360 gradi?

Spesso sono stato a raccontare la mia storia a qualche politico, qualcuno dopo avermi ascoltato in fretta e furia mi ha dato una pacca sulla spalla ed è andato via, qualche altro sosteneva che alla Regione erano in minoranza e non potevano fare nulla. Secondo me ci si dovrebbe sedere a tavolino con qualche disabile per valutare le modifiche da apportare. Sarebbe bello far entrare nella nuova giunta Comunale/Regionale una categoria protetta che ricordasse cosa significhi essere disabile in tutte le sue sfaccettature, senza dimenticare nulla.