Chi avrebbe pensato che avremmo sentito di nuovo parlare della donna in termini di fattrice?

Popper nella sua opera ‘La società aperta’ e i suoi nemici ha elaborato quello che è oramai conosciuto come il paradosso della tolleranza, e voglio partire proprio dalle sue parole per aprire questo spinoso argomento.

“La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”.

Nella storia ci sono stati numerosi filosofi che hanno parlato di libertà di parola. Una frase erroneamente attribuita a Voltaire riassume con efficacia tale tipo di impostazione mentale “Non sono d’accordo con la tua opinione, ma darei la vita perché tu possa esprimerla”.

Ecco Popper sostiene, con assoluta lungimiranza che una società democratica che senza filtro da spazio anche alle voci più intolleranti finirà per consumare sé stessa.

Mai come di questi tempi tale paradosso ha assunto una dimensione tanto attuale.

Non dobbiamo dimenticare che il fascismo nelle sue prime manifestazioni non faceva poi così paura. Mussolini stesso era stato guardato con un mezzo sorriso dai suoi contemporanei, Giolitti in primis, per i toni coloriti e il suo populismo.

Ed anche adesso ridiamo, ma sempre un po’ meno. Partono in sordina i cambiamenti: con quel germe di intolleranza che attecchisce in Lombardia.
E la Lega, da essere un piccolo partito cresce a dismisura e non sai nemmeno bene come qualcuno nel meridione inizia a sostenerli. Perché è chiaro che qualcosa deve essere sfuggito, a te o a loro.

Chi mai avrebbe creduto che nel 2019 saremmo stati ancora a mettere in dubbio il divorzio? Oppure avremmo avuto chi bolla gli omossessuali come “malati”? Chi avrebbe pensato che avremmo sentito di nuovo parlare della donna in termini di fattrice? O che avremmo dovuto subire il Convegno delle famiglie?

Un nome tanto innocuo per un evento che ha riunito gli intolleranti da tutto il mondo, con idee più conservatrici del Papa, e sicuramente più esaltati di qualunque fan club. Persone che parlano di Dio e che poi non sono capaci di distinguere la Bibbia dalle affermazioni naziste e fasciste sulla protezione della razza.

Chi avrebbe creduto che ci sarebbe toccato avere un ministro dell’interno che rifiuta di festeggiare il 25 Aprile perché ha velleità fasciste? Ben intesto: il ministro, non la data che, per onore di cronaca, non celebra affatto il “derby tra partigiani e fascisti”, ma la liberazione dell’Italia da un regime in cui non si era liberi di esprimere la propria opinione o di dissentire senza essere mandati a confino o rischiare di sparire come Matteotti.

Una data che proprio Salvini dovrebbe festeggiare perché è quella che ha permesso a gente come lui di parlare a ruota libera senza che nessuno interrompesse, proprio in virtù di quella tolleranza di cui la democrazia si fa vanto.

Ed eccoci qui. Dove i diritti delle categorie più deboli sono tutti in pericolo.
Abbiamo assistito inerti ai gretti vaneggiamenti razzisti, alla chiusura dei porti e dei centri di integrazione, al processo al sindaco di Riace, fino a farci perfino contagiare da quello sguardo di sospetto che istintivamente corre verso lo straniero.

La nostra democrazia senza filtri ha dato spazio a voci come quelle dei “No vax” che sono perfino arrivati al ministero della salute con le loro teorie complottiste e antiscientifiche e ha portato ad un aumento dei casi di morbillo in Europa del 300% da un anno all’altro. Siamo al quinto posto tra i paesi ricchi con minore copertura vaccinale.

Mentre in Europa vengono riconosciuti i matrimonio gay, e si parla perfino di adozione, qui in Italia a stento avevamo riconosciuto le unioni civili. E adesso iniziamo a ritrovare scritte infami sui muri, ascoltiamo di violenze subite da omosessuali, e ci indigniamo per la dicitura “genitore 1 e genitore 2” sui documenti scolastici.

E le donne poi. Abbiamo davvero idea del lungo percorso che hanno dovuto fare per avere i diritti che hanno adesso e che, mentre ancora si stava discutendo su come renderli davvero effettivi, vengono messi in dubbio?
Il diritto di voto, il diritto di lavorare fuori casa, il diritto di decidere se portare avanti una gravidanza o meno. Il diritto a non subire in silenzio abusi domestici.

Immigrati, bambini, omosessuali, donne. Accettiamo l’intolleranza finché lede diritti che non sono legati a noi, perché in qualche modo siamo convinti che non ci riguardi. Ed è proprio qui l’ingenuità. L’intolleranza, è un modus vivendi. Si nutre di sé stessa e non è mai soddisfatta. È solo questione di tempo prima che ci si rivolti contro. Non adattiamoci all’intolleranza, perché ci toccherà subirne sempre di più.

Un po’ come nella storia della rana e dell’acqua bollente. Se immergiamo una rana in una pentola di acqua bollente, avrà l’istinto di saltar via. Se invece la mettiamo in una pentola di acqua fredda e poniamo la pentola sul fuoco, la rana tenterà di adattarsi alla temperatura, fino a quando il calore non sarà insopportabile, ma quando questo avverrà la rana avrà consumato tutte le sue energie per adattarsi ad un ambiente ostile e non avrà la forza per scappare.

L’intolleranza è un germe che cresce a livello esponenziale in un contesto di indifferenza. E purtroppo in Italia entrambi gli elementi abbondano.

Popper parla di tollerare l’intolleranza riferendosi alla società intesa come sistema politico. E sebbene non sia di facile soluzione il suo paradosso si può risolvere tracciando una linea di confine oltre la quale l’intolleranza non è tollerabile. Bakunin scrisse “Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, non sono ugualmente liberi”. che per dirla in parole povere significa che la libertà degli intolleranti finisce laddove inizia quella dei tolleranti.

E adesso è il caso di dire basta.

Non tollero chi non tollera diversi modi di vivere da quelli che in grado di concepire. Chi vuole dire agli altri come devono vivere la propria vita.

Non tollero chi vuole negare asilo a chi ne ha bisogno, chi non mostra nemmeno un filo di empatia alla notizia di gente morta in mare.

Non tollero le parole “se la sono cercata” riferite a chi che sia.

Non tollero chi non accetta che l’amore è sempre quello in tutte le sue forme e che invece sono le famiglie a essere diverse.

Non tollero chi nega la violenza domestica e introduce leggi volte a ostacolare il suo accertamento come il disegno di legge n. 45, connesso al ddl Pillon. In cui alla abitualità delle violenze viene sostituita la sistematicità, ignorando, per altro in maniera volontaria, che nella violenza si alternano momenti definiti “luna di miele” a momenti d’inferno più nero.

Non tollero chi taglia il bonus asilo e il bonus baby-sitter concesso a 10000 famiglie e pone le donne nella scomoda posizione di dover scegliere se occuparsi dei figli o avere un lavoro fuori casa vedendosi spingere addosso, con una forza che non si vedeva da tempo, il ruolo di ammortizzatore sociale.

Non tollero chi non si indigna per questo passo di gambero che caratterizza le scelte politiche ed economiche degli ultimi tempi.

Non tollero chi ignora la violenza di qualunque genere rivolta verso chiunque.

Non tollero un governo che non tollera.

E voi?
Fino a che punto siete disposti a tollerare?