#iostocongeremia #eadessoquerelatecitutti

Don Geremia, lo ricordiamo, nei giorni scorsi ha reso delle dichiarazioni personali sulle lungaggini burocratiche legate alle assegnazioni dei beni confiscati alla criminalità organizzata, suscitando polemiche infondate e rammarichi generali immotivati.

Non commenteremo la spiacevole notizia che ha visto don Geremia Acri, tra le altre cose anche autore di Odysseo, al centro di un tentativo che ai più è apparso intimidatorio. I fatti sono noti: non li analizzeremo per non sporcarci la bocca.

Ci teniamo, tuttavia, a ribadire che noi della redazione di Odysseo ci stringiamo attorno don Geremia Acri. Vogliamo bene all’uomo che per rendersi riconoscibile e avvicinabile tra i tanti è prete. Non sono sufficienti solo l’amore, la gentilezza e la forza, occorrono istruzione e cultura per compiere il miracolo della parola che lenisce e delle opere che aiutano. Lui fa tutto ciò e ha la nostra fede.

Don Geremia confessa spesso, pubblicamente, di sentirsi in colpa come uomo di Chiesa: una Chiesa a volte silente che è, invece, chiamata ripristinare il vero, il bello e il bene. Una Chiesa che si accontenta solo di incensi, di cerimonie che non guarda quando delle città vanno in fallimento: non denuncia i mancati pagamenti, i beni che devono ritornare alla collettività.

I preti come lui sono chiamati ad essere uomini di resurrezione, quindi debbono far risorgere la vita oscurata dalla polvere delle ingiustizie e dei soprusi seguendo le orme del loro Maestro, senza mai giudicare ma per salvare. E don Geremia non ha mai voluto condannare. In un suo vecchio intervento del 2016, diceva le stesse cose per cui oggi “alcuni” si sono meravigliati, pensando che si sia rivolto ad personam, ma la sua era una enunciazione generale, come quando Gesù dice “ama il tuo prossimo come te stesso”. Ognuno di noi deve applicarla a sé, chiedendosi “sto facendo bene o male?”.

La verità? La verità è che la passione che arde in don Geremia non gli permette di stare fermo. A differenza di altri.

Talvolta i governi delle Città non sanno nulla di tutti i poveri cristi che vivono ai margini della società. Basta una parola, un gesto perché i più bisognosi abbiano un luogo dove vivere e riposare, ma c’è chi non muove un dito.

Pasolini l’ha scritto: «Peccare non significa fare il male, non fare il bene, questo significa peccare».

Ci sono tra noi i cosiddetti “buoni padri di famiglia” che, magari vestiti di “abiti etici”, riescono ad impartire ai propri figli una morale, ma nello stesso tempo, nel momento stesso in cui ricoprono una carica istituzionale, si trasformano in esecutori di disposizioni inique e in tiranni.

In tutto questo, noi sappiamo da che parte stare:

#iostocongeremia #eadessoquerelatecitutti .


FontePhoto credits: Sabino Liso
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Chi siamo? Gente assetata di conoscenza. La nostra sete affonda le radici nella propria terra, ma stende il proprio orizzonte oltre le Colonne d’Ercole. Perché Odysseo? Perché siamo stanchi dei luoghi comuni, di chi si piange addosso, di chi dice che tanto non succede mai niente. Come? I nostri “marinai/autori” sono viaggiatori. Navigano in internet ed esplorano il mondo. Sono navigatori d’esperienza ed esperti navigatori. Non ci parlano degli USA, della Cina, dell’Europa che hanno imparato dai libri. Ci parlano dell’Europa, della Cina, degli USA in cui vivono. Ci portano la loro esperienza e la loro professionalità. Sono espressioni d’eccellenza del nostro territorio e lo interconnettono con il mondo. A chi ci rivolgiamo? Ci interessa tutto ciò che è scoperta. Ciò che ci parla dell’uomo e della sua terra. I nostri lettori sono persone curiose, proprio come noi. Pensano positivo e agiscono come pensano. Amano la loro terra, ma non la vivono come una prigione. Amano la loro terra, ma preferiscono quella di Nessuno, che l’Ulisse di Saba insegna a solcare…

2 COMMENTI

  1. Ha colpa chi tace responsabilmente, chi comodamente preferisce non vedere.
    “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art. 21).
    Per essere liberi bisogna essere scomodi.

  2. Per come lo conosco, e lo stimo, credo che dire di lui “uomo di Dio” o “uomo di risurrezione” sia giusto, adeguato, pertinente… Dunque il suo grido è anche il mio, se può servire.

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