
Inizierà fra poco più di 10 giorni Prometeo, il laboratorio teatrale pensato e messo a punto dall’attore Vittorio Continelli in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Andria.
Ancora qualche posto disponibile per prendere parte ad un’avventura teatrale e culturale che si dipanerà in 20 incontri da 4 ore l’uno, 2 al mese, da novembre ad aprile.
Vittorio Continelli – formatosi presso il Centro Teatro Ateneo de La Spienza, ha collaborato negli anni, tra gli altri, con il Teatro dei Venti di Modena, Teatro Minimo di Andria, la Compagnia Skintrade di Roma, il Microscopia Teatro fra Barcellona e Città del Messico – da qualche tempo porta in giro il suo “Discorso sul Mito”. E proprio seguendo il percorso di ricerca artistica tutto interno alla mitologia e alle sue storie si è arrivati al laboratorio in questione. Gli abbiamo fatto qualche domanda.
Come mai un laboratorio teatrale incentrato su una particolare figura letteraria e non un laboratorio teatrale generico? Qual è il valore aggiunto di un’operazione simile?
A guidare questa scelta ci sono un dato personale e uno professionale: il mio amore per la mitologia classica e una ricerca volta alla sua trasposizione teatrale, un lavoro iniziato quasi vent’anni fa e ripreso con forza nell’ultimo periodo della mia vita. Prometeo non è una semplice figura letteraria, appartiene a una schiera di personaggi che hanno attraversato il tempo e lo spazio arrivando fino a noi ancora perfettamente vivi, parlanti. Esattamente come per Ulisse – cito un esempio arcinoto – non si può tenere in conto soltanto Omero, ma diventa imprescindibile avere a che fare con Dante e con una infinità di autori e di autrici, così Prometeo non è solo il personaggio tragico messo in scena da Eschilo, è molto di più. Il nostro non è un progetto di formazione, è un’occasione di studio e di approfondimento, immaginare un progetto di formazione comporta l’utilizzo di risorse, offerte, tempi e spazi completamente diversi da quelli a nostra disposizione, io non sono in grado di insegnare niente a nessuno, dò un indirizzo generale ma sono lì per imparare e scoprire insieme a chi partecipa al lavoro.
Quando e come ti è venuta l’idea? E perché proprio Prometeo?
Un anno fa mi è stato commissionato un racconto sulla creatività per un seminario del Politecnico di Milano, la scelta è stata naturale: Prometeo, colui che dona il fuoco ai mortali e dà loro la possibilità di progredire, di inventare. Questo, il punto di partenza. Dopo quel primo esperimento, approfondendo il lavoro sulle fonti, si è radicata in me la convinzione che Prometeo il titano avesse molto a che fare con il mio presente. Per esempio, le catene che lo costringono su una roccia all’estremità del mondo conosciuto (così in Eschilo, Lowell e molti altri) sono catene che ha contribuito egli stesso a forgiare, la prigionia del titano geniale Prometeo è frutto di eventi ai quali egli stesso ha partecipato da protagonista. Prometeo è un titano, un dio, ma la sua condizione è assolutamente umana. Tra lo spettatore, il lettore, e Prometeo si instaura subito un meccanismo di riconoscimento. Prometeo mi interessa come Ulisse, come Medea, come la Gorgone ma chi sono davvero questi uomini e queste donne? Chi sono questi eroi e queste eroine? Sono figure complesse, piene di contraddizioni, esattamente come noi.
Nella tua carriera ti sei molto occupato del mito. Da dove viene questa fascinazione? Dove sta il senso di continuare a parlare di miti vecchi di millenni nell’epoca dello storytelling?
Da bambino, i miei nonni materni invece che con fiabe e favole mi intrattenevano con le storie dell’Odissea, della mitologia cretese, degli dèi dell’Olimpo, di conseguenza il fascino che esercitavano su di me ciclopi e minotauri era molto più grande di quello esercitato da Hansel, Gretel e compagnia, mi piaceva molto anche Pinocchio in verità, ma alle molliche di Pollicino preferivo il filo di Arianna. Questo rapporto con il racconto mitologico mi accompagna da sempre ed è finito inevitabilmente nel mio lavoro; ormai da qualche anno porto in giro discorso sul Mito, un piccolo progetto teatrale di racconto incentrato sulla mitologia ma aggrappato al presente, alla contemporaneità. Il senso del teatro per me risiede proprio in questo. Prendo in prestito il mito per riflettere sul mio presente, sul nostro presente. Non sempre riesco a far mio il tesoro di questa riflessione ma in fondo io sono solo un tramite. Quanto alla seconda parte della domanda posso solo rispondere con una frase celeberrima di Salustio: queste sono storie che non avvennero mai ma che sono sempre. Queste storie, insomma, ci riguardano più di quanto crediamo e continueranno a farlo.
Il laboratorio che terrai ad Andria prevede anche una fase di scrittura, di drammaturgia, oltre che di messa in scena: come farai convivere le due cose?
In un lavoro come questo non riesco a immaginare le due cose separate. Partiamo da un’idea e da una serie di testi di letteratura teatrale che vanno dal V secolo a.C. al ‘900: li saccheggeremo, li prenderemo in prestito e poi li intrecceremo con i brani e i testi che produrremo autonomamente, saranno i nostri strumenti. Nel contempo proveremo, lavoreremo in scena usando tecniche ed esercizi specifici, altri strumenti di cui servirsi. Sarà come lavorare alla messa in scena di uno spettacolo ma producendo il testo e le scene man mano che ci si addentra nel lavoro, scoprendo di volta in volta la direzione. Ovviamente lavorare su una figura come Prometeo rende tutto più semplice perché l’architettura generale della storia esiste già.
Il laboratorio è aperto a tutti o solo a gente che ha già studiato teatro? In cosa consiste il lavoro finale che produrrete?
Il laboratorio è rigorosamente aperto a tutti, mi piacerebbe riuscire a mescolare il più possibile le carte, le persone, i punti di vista. Cercherò per esempio di invitare colleghi ed esperti a passare, a discutere con il gruppo ogni volta se ne dia l’opportunità. L’approccio a un argomento come questo, in un Circolo dei lettori, deve avere una prospettiva ampia, aperta. Il teatro esiste a prescindere dagli edifici e dalle istituzioni teatrali e ha bisogno di alleati al di fuori del circolo degli addetti ai lavori, il teatro è di tutti. Alla fine metteremo in scena un testo che vedrà la luce nel corso dei prossimi cinque mesi, un testo che parte da un suono antico (Prometeo – colui che pensa prima/colui che prevede) e che si pone come obiettivo quello di dare la possibilità a chi guarda e ascolta di riconoscersi e di discutere. Sono un teatrante, non so bene quel che succederà dal momento in cui saremo in sala a lavorare, riflettere, provare, ripetere le battute. So che qualcosa accadrà, di sicuro produrremo un copione e uno studio teatrale, più esperienze diverse ci saranno in campo e più il lavoro sarà concreto.