«Tutti possono essere grandi… perché tutti possono servire. Non hai bisogno di un diploma universitario per servire. Hai solo bisogno di un cuore pieno di grazia. Un’anima generata dall’amore»
(Martin Luther King jr)
Non pensavo di tornare a scrivere di Prometeo dopo poche settimane. Il merito – o la colpa: come sempre, molto dipende dal punto di vista di chi osserva – è di un amico fraterno che, giorni fa, mi ha inviato il servizio “Il potere genera mostri”, di Stefano Massini, su La7.
Massini illustra da par suo l’esperimento scientifico messo in atto nel 1971 presso l’Università di Stanford. Qui, ventiquattro volontari, scelti tra gli studenti più miti, furono sottoposti a un regime carcerario simulato. L’esperimento fu interrotto dopo solo sei giorni perché i “carcerati” rischiavano di essere messi a morte dai loro “carcerieri”, cioè dagli stessi compagni di studio che, solo fino a sei giorni prima, erano stati universalmente considerati pacifici. Nacque così la teoria dell’Effetto Lucifero, secondo la quale persone comuni possono compiere atti crudeli quando investite di potere. Insomma: il potere che genera mostri. Appunto.
E io sono d’accordo. Ma anche no.
Spero di spiegarmi. Ovvio, come tutti noi, non posso che essere sconcertato dalle tante manifestazioni di potere cieco e disumano che, proprio mentre scrivo, stanno flagellando l’Umanità. E non posso che essere angosciato dalla visione di quanto questo oscuro potere, in modi proteiformi, sembri estendersi all’infinito, oltre ogni limite, mettendo a serio rischio la vita del nostro Pianeta, di chi ci vive ora e di chi, speriamo, verrà dopo di noi.
Ma non posso rassegnarmi all’equazione: Potere uguale Effetto Lucifero.
Non posso perché dovrei rinnegare la mia stessa vita e, soprattutto, quelli di tantissimi migliori di me. Tantissimi che io ho conosciuto direttamente o indirettamente. Perché anche loro sono un “esperimento scientifico”, anche loro sono un “fatto” e contra factum non datur argumentum: i fatti sono inconfutabili come inconfutabili sono le vite di tanti, anonimi o famosi, che hanno consumato e consumano le loro esistenze col solo intento di dare luce e di dare alla luce.
Ho risposto più o meno in questi termini al mio fraterno amico che ben mi conosce e condivide, senza se e senza ma, la mia personalissima concezione di vita: che, peraltro, non è mica solo sua o mia. Al che, ho aggiunto: «Peccato che io abbia già scritto di Prometeo, sarebbe stato perfetto per rispondere a Massini!».
Ecco, mi sbagliavo: perché di quel mito non avevo detto tutto.
E sì, perché , nell’VIII secolo a.C., Esiodo scrive che Prometeo è colui che ha creato l’uomo dall’argilla. Lo so, ora stiamo tutti pensando all’analogo racconto della Genesi. A quanto pare, questo è di poco posteriore al testo di Esiodo, anche se è più probabile che entrambi i racconti derivino da una ben più antica e comune tradizione orale.
Resta il fatto che il mito di Prometeo che crea l’uomo è una delle versioni meno conosciute ma più affascinanti della mitologia greca.
Narra Esiodo che Prometeo fu incaricato da Zeus di creare l’uomo. Utilizzando argilla e acqua, Prometeo modellò le prime figure umane e Atena, la dea della saggezza, soffiò in esse la vita, donando loro un’anima.
Prometeo era noto per la sua intelligenza e astuzia: le principali forme di potere, le stesse che come sappiamo, egli volle mettere a servizio dell’Umanità. Fu con astuzia che rubò il fuoco agli dei, nascondendolo in un bastone cavo, per donarlo agli uomini. E fu per la sua intelligenza che iniziò gli esseri umani alla conoscenza delle arti, istruendoli sull’agricoltura, la medicina, la navigazione e la scrittura: un potere condiviso sulle cui fondamenta può crescere ed evolversi la civiltà.
Sappiamo già a che prezzo Prometeo pagò la sua generosità. Sappiamo già che la sua passione rimane simbolo imperituro di amore sconfinato. Forse non tutti sappiamo che intervenne un altro potere a liberare Prometeo dal castigo divino.
Il mito racconta infatti che egli fu liberato da Eracle (Ercole), il quale spezzò le sue catene e uccise l’aquila che ogni giorno mangiava il fegato del nostro benefattore, ponendo fine alla sua sofferenza.
Ercole: il potere della forza messo a servizio del potere della conoscenza.
Un potere che serve: che sia quello della conoscenza o che sia quello della forza.
Mi piace vederla così.
È legittimo sostenere che questa sia la visione dei sognatori: oppure dei visionari, dico io. Appunto.
Non a caso, il nome Prometeo, stando alla sua etimologia, significa “colui che riflette prima”, “colui che pensa in anticipo” o, più semplicemente, il “veggente”.
Di veggenti abbiamo bisogno.
Specie in tempi in cui siamo ciechi.
Niccolò Machiavelli: «Il potere non è un fine, ma un mezzo per servire il bene comune».
William Wordsworth: «Il potere è nulla senza il servizio agli altri».
Percy Bysshe Shelley: «Il vero potere è la capacità di ispirare e sollevare gli altri».
Bravo, condivido pienamente.
Grazie!