Un grande esempio di reciproca fecondazione fra culture e religioni.

Chi visiterà la bella città inglese di Bristol a settembre si imbatterà probabilmente nella cerimonia commemorativa di un intellettuale bengalese, Ram Mohan Roy, a cui, nel cimitero cittadino, è dedicato un mausoleo in tipico stile indiano.

R.M.Roy era a Bristol nel 1833 su invito della Chiesa unitariana, che rifiuta l’idea della Trinità e sostiene un monismo assoluto. La Chiesa unitariana, che fu oggetto di interesse da parte di Mazzini, Garibaldi e, in tempi più recenti, di Camillo Olivetti ed Ernesto Bonaiuti, era assolutamente in sintonia con le idee di R.M.Roy, sostenitore anch’egli di un monismo assoluto, capace di attraversare e ricomprendere tutte le religioni, senza fanatismi.

Il valore interculturale di R.M.Roy va inquadrato nella realtà del Bengala della fine del Settecento, laddove la cultura religiosa induista era degradata in ritualismi e superstizioni ed inquadrata in un sistema sociale in cui vigevano le caste, i matrimoni fra bambini, il suicidio delle vedove (sati), la poligamia. In quel mondo furono gli Inglesi, spinti dalla curiosità di conoscere le cultura indiana, a stimolare la rinascita culturale e letteraria bengalese, a partire proprio da R.M.Roy.

Roy sviluppò una cultura vastissima: studiò oltre che il bengali, sanscrito (generalmente ignoto ai Bengalesi),arabo, persiano, tibetano, latino, greco.

Al centro della sua ricerca, che condusse alla conoscenza salda dei testi sacri di tutte le religioni, sta l’idea che esiste un solo Dio per tutta l’umanità: questo principio non fu solo una nobile astrazione, ma la base della fondazione del primo grande movimento interreligioso, il Brahmo Samaj, insieme a Dwarkhanath Tagore, nonno di un altro grande, grandissimo maestro del dialogo interculturale, Rabindranath T., di cui diremo.

Roy fu un attivo militante politico: la sua più grande battaglia fu per l’abolizione del sati, il suicidio delle vedove sulla pura funeraria del marito. Roy aveva assistito al sati della cognata diciassettenne ma potè assistere anche alla sua abolizione nel 1828, grazie al decreto del governatore inglese del Bengala, William Bentinck.

Altro aspetto fondamentale dell’azione interculturale di Roy riguarda l’educazione: il pensiero scientifico occidentale era a suo parere il migliore strumento per creare comunicazione fra le culture e per questo promosse l’introduzione degli studi scientifici nelle scuole indiane, finendo col rivalutare le tradizioni scientifiche indiane, sommerse dalla superstizione dominante.

L’opera di Ram Mohan Roy è un grande esempio di reciproca fecondazione fra culture e religioni.


FontePhotocredits: Ram Mohan Roy Av Rembrandt Peale/Peabody Essex Museum 𝒲. Lisens: Falt i det fri (Public domain)
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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.

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