
Perché non sia una pantomima
Non per tutti è un momento atteso Il Natale.
Per alcuni è un giorno di Via Crucis perché acutizza la miseria di relazioni e allarga la solitudine prodotta dalla scarsità di amore.
Per altri il Natale è rigirare il coltello nelle ulcere della vita fatta di assenze, insicurezze e privazioni. Per diversi non è la festa della speranza, ma il tempo più pungente della propria disperazione.
Per i credenti in Gesù Cristo il Natale è il grembo gravidodi speranza perché Dio abita con noi: con le nostre solitudini, paure, miserie. Si il Dio-con-noi dimora nellanostra umanità.
Natale è il seme nuovo che feconda la vita dell’umanità e la riveste ricucendola di speranza e di redenzione, perché l’Onnipotente, solo nell’amore, si è compenetrato in noi e ha vissuto l’esperienza della non accoglienza, del migrare in altra patria, del rifiuto, del soffrire, dell’abbandono, del tradimento, della diffamazione, della persecuzione.
Gesù Cristo non è uno spettatore che in modo avulso osserva la vita dell’umanità: Dio si fa umanità e in questo suo venire nella storia lo ha fatto in maniera perfetta, senza tralasciare indietro nessuno.
Il natale di Gesù Cristo si è impastato e intessuto con un numero preciso di generazioni, fatte di nomi e storie è stato necessario per capire l’Incarnazione, in tutta la sua profondità, attraversare l’amalgama concreta di umanità fatta di uomini e donne con le loro povertà e le loro grandezze, con il quotidiano della vita che partorisce altra vita.
L’incarnazione è un fatto e noi siamo chiamati a incarnare le nostre parole altrimenti sarebbero solo involucri vuoti e grembi sterili.
Natale è speranza e la speranza è un dono, è viva, ha un volto: è Gesù Cristo, l’Emmanuele il Dio con noi.
A Natale Cristo ri-nasce solo se muoio a me stesso svuotandomi del mio io, scopro che amare solo me stesso non è fonte di vita.
O la nostra fede cristiana e cultura cristiana diventano concrete oppure non sarà Natale, ma solo una messinscena, sceneggiata, pantomima.