Oggi il Cavaliere, già simbolo del Male, diventa ruota di scorta del Bene. Sicché il nuovo Nazzareno va bene, mentre il vecchio (quello di Renzi) faceva schifo

Caro Direttore,

alla mia ragguardevole età, comincio a capire perché la vecchia, a cent’anni passati, non voleva morire perché aveva ancora da imparare. Forse si potrebbe anche rovesciare, il detto: nel senso che lo stupore ci allunga la vita, come la famosa telefonata. Parlo del mio stupore, che proverò a spiegare.

La rivoluzione grillina, compiutasi col voto di domenica 4 marzo, è stata una sorpresa solo nelle dimensioni, per il resto era nell’aria. A me non è piaciuta, ma capisco che la campagna è stata efficace: contro la corruzione, contro la mancanza di lavoro, contro le povertà vecchie e nuove. E contro le classi dirigenti responsabili di tutto ciò. Il popolo ha preso per buono tutto, anche l’illusionismo del futuro, e ha fatto pollice verso. Un comportamento più da plebe che da popolo, ma l’incazzatura rimescola tutto. E infatti abbiamo un bel cocktail di grillismo e salvinismo che promette la Terza Repubblica.

Ma la faccenda che stupisce la vecchia centenaria non è questo nuovo connubio plebeo, è che in questo mescolarsi dei nuovismi galleggia ancora un nuovismo stravecchio come il berlusconismo. Sicché gli ineffabili fustigatori del fu Nazzareno (povero Cristo!) hanno spezzato le reni al Renzi+Berlusconi per approdare a un Grillo+Berlusconi. Si sa che la politica è la scienza del possibile, ma questa trovata ha qualcosa di interessante. Il Cavaliere fu l’alfiere della Seconda Repubblica, contro i mestieranti della politica, contro lo Stato sanguisuga, contro i comunisti+democristiani, a colpi di tv private di sua proprietà. Poi fu il bersaglio preferito dei moralisti e dei grillini ante litteram, per la sua condotta privata e per gli affari di famiglia non sempre limpidi. Oggi il Cavaliere, simbolo del Male, diventa ruota di scorta del Bene. Sicché il nuovo Nazzareno va bene, mentre il vecchio (quello di Renzi) faceva schifo.

A me personalmente va bene tutto quello che il popolo decide, con un’avvertenza: se il berlusconismo fu, con le sue tv, la modernizzazione della comunicazione politica; e il grillismo, con il web, fa ancora un passo avanti dal Canale al Click; forse sarà tempo di interrogarsi sulla differenza fra uomini in carne ed ossa e uomini percepiti.

Vi dice nulla lo scandalo di Facebook, Twitter, Google e compagnia virtuale?


Fontehttp://www.dagospia.com/img/foto/05-2012/berlusconi-maschera-grillo-169807.jpg
Articolo precedenteUna Spina che ci ha punto…
Articolo successivoPolitici: diritto, dovere e coraggio di governare
Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).

2 COMMENTI

  1. Si, è vero che le sorprese non finiscono mai, specie in politica. La ” falsa” minoranza, di “casiniana” memoria, che diventa imprescindibile !!! Nell’autoritaria Germania” la Merkel ha fatto qualcosa del genere per rivincere salvo poi spaventarsi insieme al “toy boy” dell’Eliseo dei nostri risultati elettorali. Logica di preti, medici ed avvocati: fai quello che ti dico ma non quello che faccio. In un paese che legittima la Balzerani e porta Schettino dinanzi alla Corte europea, che dimentica Regeni e condanna Dirigenti e poliziotti un inciucio in più francamente chi sorprende?

  2. Aldilà delle giuste considerazioni sul camaleontismo berlusconiano, e delle conclusive domande sulle manipolaIoni dei social, credo che ci sia un limite che continuo ad incrociare in tutte le analisi post voto: il risultato elettorale è il frutto del posizionamento di pancia del popolo bue e delle prestigitazoni illusionistiche di Salvini e Di Maio. Credo invece che grande parte delle responsabilità siano nella siderale distanza dal sentire del Paese, nella incapacità di comunicare con esso sulle cose buone fatte, in un familismo che, questo sì, considerava il popolo “ bue “.

Comments are closed.