Il nuovo saggio di Fabrizio Valenza: che avrebbe potuto trovare qualche elemento di riferimento in più nel confronto critico con una esperienza estremamente razionale e insieme densamente mistica quale fu quella di Simone Weil

In questi ultimi decenni da più parti, e non solo a partire dall’ambito del pensiero filosofico-scientifico, sta emergendo, anche grazie alla maggiore consapevolezza della complessità dei problemi che ogni giorno si presentano, il bisogno di avere una visione d’insieme della realtà umana che superi certa narrazione della modernità scaturita dalla divisione cartesiana tra il mondo esterno, oggetto specifico di conoscenza, e quella relativa alla dimensione spirituale. Sono sorti così diversi percorsi che cercano di non tenere più separati gli ambiti del come, appannaggio delle scienze, da quelli del perché che investono quelli del senso con risvolti etici ed esistenziali; e questo non è solo dovuto al fatto sempre  crescente che anche nel mondo scientifico la domanda dei perché sia in costante aumento con teorie  onnicomprensive in grado di dare delle risposte più soddisfacenti alle cosiddette questioni ultime, ma anche al fatto che questi interrogativi che appartengono all’essenza umana sono ineludibili, donde la necessità di delineare itinerari di pensiero dove conoscenza e significato del mondo costituiscono un unicum. A dirla con Dario Antiseri, epistemologia, cioè conoscenza del reale, ed ermeneutica, comprensione del suo senso, unum et idem sunt, anche perché come esseri viventi immagazziniamo continuamente delle informazioni, come dice Michel Serres (1930-2019), a cui dare senso e come tali nello stesso tempo ‘condannati all’intelligenza’, cioè a coglierli in una prospettiva di insieme, pena venir meno la nostra ragion d’essere.

Si segnala in un percorso del genere il corposo volume di Fabrizio Valenza, Filosofia mistica della conoscenza. L’unione degli ambiti conoscitivi nel mistero relazionale (Milano, Mimesis 2020), opera che presenta l’ambizioso ‘tentativo’ di arrivare a superare la cartesiana scissione ‘tra anima e corpo’ in vista di una ‘unificazione’ della conoscenza e di ‘introdurre nuovamente la spiritualità nell’approccio conoscitivo sistematico dell’essere umano’; si sottolinea che esso non è il risultato di un sforzo teoretico scisso dalle ragioni della vita, ma scaturisce ‘dall’esperienza personale’ basata sul ‘rapporto costante col divino’ sino al bisogno di ‘condensare sintetizzandole le riflessioni di una vita’. Per questo, facendo riferimento ad alcune ormai classiche figure del pensiero epistemologico del Novecento come Thomas Kuhn, la ‘filosofia mistica della conoscenza’ viene presentata come ‘un nuovo paradigma epistemologico’ in grado di legare strettamente la conoscenza logico-razionale derivata dalle scienze e la dimensione spirituale della vita umana che ha una sua ‘struttura fondante’ basata su tre elementi come  ‘consapevolezza, esperienza trascendentale, coscienza’.

L’obiettivo di Valenza è quello da una parte  di combattere quelle che chiama ‘degenerazioni della società umana’ come ‘l’oggettivazione, l’economizzazione, il riduzionismo ed il conformismo’ e dall’altra di superare le logiche del nichilismo, ‘la perdita di senso’ che molti vedono come esito  e ‘malattia’ del pensiero occidentale; per questo si ritiene necessario lavorare alla costituzione di  una nuova ‘porta d’accesso’ più in grado, rispetto agli strumenti concettuali offerti dalle filosofie del passato, di ‘conciliare la mistica con la razionalità, la spiritualità con la scientificità’, di superare  la ‘continua contrapposizione di divino-umano, spirituale-materiale, soggettivo-oggettivo, mistico-scientifico’. L’obiettivo pertanto è quello di gettare le basi di un modello di conoscenza fondato sulla ‘complessità dell’esperienza umana mentre si forma nel corso della conoscenza del Sé, del differente da Sé e del Divino’, come tre momenti necessari alla formazione dell’uomo.

Tutto il testo, diviso in tre corpose parti, delinea i contorni concettuali di tale ‘nuovo paradigma’ ed uno dei nuclei portanti di tutto il discorso è l’analisi della ‘forma che l’essere umano assume nella sua pratica conoscitiva’ cioè quella del ‘Liber sive Natura’,  ritenuto ‘un ‘archetipo fondante’ dove gioca un ruolo importante il ‘suo narrarsi’ col conquistare la  ‘propria Identità’  e quella dell’ altro da sé; in tal modo  viene a formarsi la ‘Coscienza’ che a sua volta viene a costituire la conoscenza e la ‘costruzione del Mondo’ secondo una struttura ‘fondamentalmente relazionale’. Vengono così prese in esame le ‘espressioni concrete del Liber sive Natura’, vero e proprio ‘deposito di conoscenze’ con i diversi settori conoscitivi e passaggi da quello materiale fisico come può essere il Libro, con le sue prime ‘ermeneutiche compiute’ che sono comunque ‘esperienze di Sé e del  Tutto, ivi compreso il Divino’, a quello ‘simbolico’ dove gioca un ruolo trainante la Consapevolezza nell’interazione  tra queste tre dimensioni.

La ‘filosofia mistica della conoscenza’ si basa dunque sul paradigma ‘dell’unione  della mistica alla logica razionale’ per dar conto della ‘divinità percepita come alterità relazionale’  e fa leva sulla kuhniana ‘tensione indispensabile’ che esiste non solo nella ricerca scientifica, ma anche in quella artistica ed in quella mistico-religiosa per comprendere il Divino, il cui discorso va liberato da quelle diverse attitudini che Valenza chiama ‘ingenuità’, cioè il ‘parlare del Divino con le parole dell’esistenziale’ e il ‘parlare dell’esistenziale come di un’emanazione del Divino’. In tal modo si comprendono meglio le logiche cognitive ed esistenziali dell’Homo semper  capax religionis, con i suoi legami di relazionalità come ‘Persona con il Tutto’ nel flusso continuo tra la ‘Coscienza, il Mondo ed il Divino’; tale stretto legame viene chiamata ‘dinamica polare tra Trascendenza Assoluta e Immanenza Assoluta’ e permette alla religione positiva  di non trasformarsi  ‘in ateismo’ e nello stesso tempo al reale fisico di eleggersi ‘a divina materia’. In tal modo estetica, estasi e arte sono considerate delle forme di ‘apertura al Divino’, come del resto la scienza stessa con i suoi ‘differenti giudizi di valori’ che si sviluppano per Valenza ‘all’interno di rapporti polari’ come scienza e filosofia, scienza e teologia, scienza e tecnologia; tutto questo gli permette inoltre di situare il problema del ‘soprannaturale nell’ambito conoscitivo’, di dargli una ‘dignità’ epistemica e di ‘pensarlo’ attraverso un approccio logico, di considerare ‘la conoscenza soprannaturale del mondo una modalità conoscitiva tra le tante’ .

La ‘filosofia mistica della conoscenza’ poi trova nel ‘ragionamento e nella riflessione sulla sofferenza e sul male’ la sua concreta falsificazione per arrivare a porre il senso della vita nelle sue più giuste dimensioni col riportarla all’’Origine da cui tutto principia’; il volume di Valenza, al di là degli esiti e delle scelte di fede che possono essere condivisibili o meno, va valutato per la proposta avanzata e cioè quella di permettere una visione dell’uomo e del mondo aperta a più dimensioni e nel cercare di dare all’ipotesi etsi Deus daretur un suo risvolto conoscitivo nell’ambito del flusso esistenziale. Ma questo ambizioso obiettivo avrebbe potuto trovare qualche elemento di riferimento in più nel confronto critico con una esperienza, insieme estremamente razionale e nello stesso tempo densamente e autenticamente mistica e spirituale quale fu quella di una straordinaria figura femminile del primo Novecento come Simone Weil, il cui forte ‘razionalismo’ radicato nelle  ‘rugosità del reale’ la portò a porre il problema di una ‘scienza del soprannaturale’, non scisso dal suo corredo esistenziale di fondo e dal costante impegno nelle cose di questo mondo.


FontePhotocredits: Paolo Farina
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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.