Leggera cresceva troppo per la sua età. Troppo bella, troppo grande, troppo nobile. Ha suscitato l’invidia del Nemico.
Sale a fatica lungo il sentiero. Può ascoltare il suo respiro, il rumore dei sassi sotto gli scarponi, il canto degli uccelli nascosti nel verde del bosco. È l’alba, non c’è ancora nessuno a rubargli la solitudine e la montagna. C’è solo il duro sforzo di salire, come quella di restare umani.
Il vento accarezza le foglie e sfiora lieve la fronte imperlata di gocce di sudore. Il ciclamino gli sorride e lo incoraggia ad andare avanti. Carlo sale e tutto il mondo col suo peso resta dietro.
Dietro, il lago profondo delle ansie. Dietro, il dolore mai del tutto redento. Dietro, la fatica di essere uomini: dentro e attraverso il limite.
Sa che in vetta potrà liberare lo sguardo. Sa che vedrà orizzonti nuovi, nuvole che coprono la cima dei monti, ma non impediscono alla vista di toccare la linea più lontana.
Leggera: si chiamava così la bambina, la figlia che il male oscuro si è portata via…
Un anno. Un anno di lotte, di sofferenze, di battaglie, di guerra all’avversario che tutti hanno paura di nominare, l’osteosarcoma, un male oscuro, subdolo, che non guarda in faccia a nessuno, che predilige i bambini, magari in piena età dello sviluppo, quella della pubertà, quella in cui bisognerebbe liberare i sogni, volare alto, crescere leggeri e forti.
La campana dei sogni, sulla Paganella
Ecco, Leggera cresceva troppo alta per la sua età. Troppo bella, troppo grande, troppo nobile. Ha suscitato l’invidia del Nemico. Che l’ha sfidata, per certi versi l’ha battuta, ma non l’ha mai del tutto sconfitta, fino all’ultimo minuto, quando pensava ancora alla torta da preparare il giorno dopo per il compleanno del suo papà.
Non ce l’ha fatta, Leggera, a preparare quella torta. Ci ha lasciato venti minuti prima che scoccasse la mezzanotte e potesse dire: “Tanti auguri, papino!”.
Eppure, Carlo non ha mai smesso di sorridere. Così come Serena, sua moglie, la mamma di Leggera. Splendidi. Immortali nella loro capacità di amare. Di dare consolazione invece che riceverne. Di infondere limpidezza nella loro piccola lottatrice. E in tutti gli altri che, attoniti, hanno assistito al dramma, al dolore, alla tragedia, al saluto luminoso. Alla salita di Leggera.
Continua a camminare Carlo. Un passo dopo l’altro. Il fiato si fa pesante. È ancora solo nel bosco. Potrebbe incontrare l’orso. Oppure un amico. Magari qualcuno a cui scattare o da cui farsi scattare una foto. Come Luigi. Anche lui un solitario. Anche lui un amante della montagna. Anche lui un amico al primo incontro.
Chissà chi incontrerà oggi Leggera, lassù, oltre le nuvole.
Una cosa è certa… Noi che la piangiamo, tuttavia la sentiamo ancora con noi, la vorremmo ancora qui, nondimeno sentiamo che non ci ha mai lasciato. Non è solo questione di memoria, di farla vivere nei nostri ricordi e di portarla con e dentro di noi.
Si tratta di vivere anche per lei. Perché la vita si espande. La vita è gioia. È bellezza che purifica un cuore stracciato. E vince la morte. La vita è gioia di vivere, proprio come Leggera desiderava. Proprio come lei ora ci avrebbe detto. E forse ci sta dicendo.
Carlo continua la salita.
Non è più un’isola. E non solo perché a casa lo aspettano Serena, Chiara e Piero. Carlo non è solo perché sale con Leggera.
Giunge in vetta. Al di là della falesia, lo sguardo si scioglie in volo, in un orizzonte sterminato. Tutta la valle è a suoi piedi. Le vette, innumerevoli, si distendono al suo sguardo con colori via via degradanti: dal verde scuro al grigio, al turchese, all’azzurro, fino a dissolversi in lontananza.
Ci sono dei laghi a fondo valle. Sarebbe bello immergersi e riaffiorare immacolati.
È il momento di riprendere il cammino. Di tornare ad accarezzare con gli occhi la tavolozza dei fiori. L’odore dei pini mughi si diffonde nell’aria. Carlo lo respira profondamente. Si sente rinascere, rivivere. Inala quel profumo e lo custodisce nel petto.
Lo porterà a casa stasera.
Molto profonda e toccante la storia di leggera,grazie per le belle emozioni
Grazie a te, Vincenzo, per l’attenzione e sensibilità della tua lettura…
Non ce che dire!!!
Storie,articoli,riflessioni: fatti che nobilmente
danno risposte per un buon vivere umano.
Grazie.
Grazie a te per l’incoraggiamento, Riccardo
Troppo bella, troppo forte, troppo umana e sensibile. Bravo
Un grazie di cuore. Paolo
Un racconto che fa palpitare anche le pietre. Bravo, Paolo, e grazieper le emozioni che hai suscitato in me. Mimmo
Grazie di cuore, Domenico