«Che le parole siano come le perle: rare e preziose»

(Proverbio cinese)

Parole, parole, parole, …il noto ritornello dell’arcinota canzone lo conosciamo tutti.

Mi capita spesso di riflettere sull’uso delle parole che, come le pietre, possono essere usate per costruire oppure per lapidare.

Peraltro, se è vero che siamo nella società dell’immagine e della comunicazione a colpi di tweet, non per questo l’uso della parola è venuto meno. Direi piuttosto il contrario.

E così si parla, si parla, si parla. Prima ci furono gli opinionisti, poi gli influencer, infine gli esperti del “corsivo parlato” (sic!) e, prima e al di sopra di tutti, i tuttologi: quelli che sono esperti di tutto, su tutto si pronunciano e mai rinunciano ad un sano “copia e incolla”, salvo non citare la fonte, pur di spacciarsi per distillatori di sapienza, dei veri mister X che annaspano tra le parole, nel vano e futile tentativo di salvarsi dall’anonimato, non si sa bene perché e per come.

Accade così che, invece che partire alla ricerca di “perle rare e preziose”, ci si debba districare tra luccicanti e fuorvianti palline di plastica che della perla hanno l’apparenza: solo l’apparenza.

Il fatto è che, come insegnava san Tommaso d’Aquino, agere sequitur esse: l’agire è conseguenza dell’essere, e così pure il parlare. Se sotto il vestito c’è il niente, anche la parola sarà mero flatus vocis: un soffio d’aria e niente più. Si trattasse pure di un tuono roboante: sempre d’aria si parla.

Vabbè, mi sa che sto un po’ troppo sul pessimista. Sarà il caso di darci un taglio. Sarà anche il caso di lasciare spazio ad una parola di Perla.

Oppure sarà che sono d’accordo con Ernest Hemingway: «Essere uomo è un mestiere difficile. E soltanto pochi ce la fanno».

E non sia mai a voler fornire una indicazione di troppo. Avverte infatti Nicolás Gómez Dávila: «I naufraghi perdonano più facilmente il pilota imprudente che fa affondare la “nave” che non il passeggero intelligente che ne predice la deriva verso lo scoglio».

Basta. De hoc satis. Concludo con Andy Warhol: «Si ha più potere quando si tace, perché così la gente comincia a dubitare di se stessa».


FontePhotocredits: designed by Eich
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...