Cento (e uno) caffè con Dante di Paolo Farina (Et Et Edizioni, Andria 2023)

Esistono innumerevoli modi per pensare a come recensire un testo: il primo passo è sempre leggerlo. Il secondo è mettersi seduti dietro la cattedra di un ruolo e decidere se, per esempio, quella recensione vada scritta da un tecnico della materia titolato a farlo o meno.

Detta così, non fa una piega ed è uno schema perfettamente incasellato, ma, se le recensioni sono opinioni, allora non esistono schemi e caselle che tengano, una recensione onesta non deve avere catene, non deve rispondere alla bellezza infinita delle regole sociali e con questo testo siamo esattamente lì: abbastanza lontani dalle classiche regole dantesche e molto più vicini all’umano.

Con il garbo ed il totale rispetto di chi conosce profondamente ciò di cui scrive, l’autore  ha preso in braccio il seme di Dante Alighieri e ha tentato, senza pretesa di riuscirci (eppur riuscendoci), di restituirlo all’uomo.

Lo ha fatto con l’accortezza di chi ha imparato il valore delle parole e le offre con il solo intento di proporre crescita, senza imporla.

Con questo testo Dante non si impara; Dante si apre agli occhi del lettore, attraverso luci ed ombre, certezze e dubbi, verità ed inganni, cultura e saper fare, in un modo molto più semplice di quelli a cui siamo abituati.

E da sempre, semplicità corrisponde a verità. Verità corrisponde a bellezza.

Bellezza corrisponde a qualsiasi cosa per la quale valga la pena spendere il proprio tempo: di più se è solo il tempo di un caffè.


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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.