
…ma non guardiamo al futuro
Caro Direttore,
per quanto negli ultimi tempi il nostro governo gialloverde dia i numeri in patria e in Europa, i numeri talvolta aiutano a capire. Quelli dell’Istat poi sono neutri, quindi non rischiano le consuete strumentalità del duo Di Maio-Salvini. Leggiamo quelli che coprono l’ultimo anno e mezzo: 13.285 evasori totali, 8000 imprenditori denunciati per lavoro nero o irregolare, più di 42.000 i lavoratori in nero, 3,5 miliardi di imposte evase.
A prescindere dai colori dei governi, questo è il quadro italiano nella sua “civiltà” economica. Ognuno può decidere che cosa farne. Si può minimizzare, si può enfatizzare, con questo caldo, si può berci sopra una birra ghiacciata. L’unica cosa che non si può fare è continuare a far finta di nulla. Mi spiego meglio. Se andiamo in Europa con l’occhio arcigno e col cappello in mano, un po’ Salvini e un po’ Conte, dobbiamo sapere che andremo a sbattere, se non ci guardiamo in casa con il rigore che serve. Se abbiamo un debito insopportabile e non siamo in grado di esigere il credito di imposte e tasse, forse non possiamo meravigliarci delle letterine dell’Unione Europea. Se, essendo la terza potenza industriale del Continente, ci comportiamo da scippatori di strada, dobbiamo almeno sapere che la colpa è nostra.
Per colpa nostra, non intendo i governi in carica, anche se il gialloverde è particolarmente avventuroso. Intendo colpe annidate in un popolo che non riesce a diventare popolo, preferendo restare una plebe che crede a tutte le panzane, che si accontenta del reddito a sbafo, della pensione a debito di figli e nipoti, di promesse che resteranno tali per sempre. Una plebe che non guarda al futuro.