Atteso per oggi l’impatto con l’atmosfera del cargo russo Progress, ma rimane un margine di errore piuttosto marcato, almeno stando ai calcoli di Alessandro Rossi, dell’Istituto di Fisica applicata del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifac-Cnr) di Firenze e componente del Coordinamento internazionale per il monitoraggio dei detriti spaziali (Iadc).
Sta di fatto che il Progress seguita a rivoltarsi su se stesso, proseguendo la sua marcia in direzione della Terra.

Rossi, tre giorni fa, in una sua intervista per l’ANSA, ha dichiarato: «L’orbita continua a decadere e rispetto a ieri si è abbassata di una decina di chilometri”, chiarendo che il punto più lontano dell’orbita, di forma ellittica, era situato a 212 chilometri dalla Terra, mentre il più vicino sarebbe a 170 chilometri.

Permane, dunque, la possibilità che Progress entri a momenti nell’atmosfera, ma non si ha ancora certezza del momento in cui l’impatto potrà effettivamente avvenire. D’altro canto, più passano le ore e più il margine di errore si riduce e all’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del Consiglio nazionale delle Ricerche (Isti-Cnr), che ha sede a Pisa, si sta lavorando proprio in questa direzione, anche perché, in teoria, poli esclusi, non c’è zona della Terra che non sia interessato alle conseguenze dell’impatto che potrebbe avvenire in qualsiasi altro punto del Pianeta.

Il timore è giustificato dal fatto che alcuni componenti del Progress, come i suoi serbatoi sferici o l’anello che permetteva di agganciarsi alla Stazione Spaziale, potrebbero resistere all’impatto con l’atmosfera terrestre e precipitare al suolo. Ora, senza voler creare allarmismi eccessivi, è chiaro che ove essi giungessero su zone abitate che, ricordiamo, sono in percentuale di gran lunga inferiori a quelle inabitate, allora potrebbero sorgere dei problemi difficili da quantificare e comunque da non sottovalutare.

Alcune cifre: il cargo Progress ha un diametro di 2,7 metri, è lungo più di 7 e pesa quasi 7 tonnellate. Lanciato il 28 aprile dalla base russa di Baikour (Kazachstan) si è subito rivelata incontrollabile e ha iniziato il suo vorticoso ricadere sulla Terra. Le prossime ore ci diranno come e dove questo accadrà.